GIACINTO da Casale
Nacque il 21 genn. 1575 a Casale Monferrato dal conte Gabriele Natta d'Alfiano e dalla contessa Maria Polissena Biandrate di San Giorgio, sorella del potente cardinale Giovanni Francesco Biandrate di San Giorgio (ma cfr. Manno), e gli fu imposto il nome di Federico. Studiò lettere a Pavia, quindi per due anni filosofia e diritto a Salamanca; nel 1599 si addottorò a Bologna in utroque iure. Per un breve periodo fu alla corte del duca Vincenzo I Gonzaga di Mantova.
Nel 1600, sembra sotto l'influenza di un miracoloso salvataggio dalla morte, entrò, a Vicenza, nell'Ordine dei cappuccini con il nome di Giacinto da Casale. Il noviziato fu caratterizzato da incertezze e malattie, che misero in forse la sua idoneità all'ordine, ma trovò l'appoggio e la protezione del cardinale, futuro duca, Ferdinando Gonzaga e del vescovo di Mantova Francesco Gonzaga. Il 28 febbr. 1602 pronunciò i voti e tra il 1602 e il 1606 tenne prediche quaresimali in Veneto. Dopo l'interdetto di Venezia (1606) la sua attività in Veneto non fu più possibile e si rifugiò nel Monferrato, dove, nel 1607, fondò un monastero cappuccino.
Nel 1607-08, come accompagnatore del commissario generale per l'Austria e la Baviera Lorenzo da Brindisi (1559-1619), fu per la prima volta in Germania. Paolo V l'aveva designato predicatore missionario e in tale veste fu attivo a Praga, a Vienna e alla Dieta di Ratisbona. Al seguito del cardinal legato Giovanni Garcia Millini, partecipò alla composizione del contrasto tra l'imperatore Rodolfo II e il fratello di questo, Mattia. Durante questo primo soggiorno nell'Impero G. dovette assistere alla formazione della Lega cattolica e nel 1609 presentò a Roma una relazione sulla missione.
In Germania tornò nel 1613, quando accompagnò il cardinale Carlo Madruzzo alla Dieta di Ratisbona, dove G., in qualità di teologo, espresse tutta la sua ostilità al compromesso con i protestanti. Lì G. conobbe il duca di Baviera, Massimiliano I, e si guadagnò la fiducia dell'imperatore Mattia. Gli anni successivi furono i più intensi della sua attività di predicatore. Le sue omelie, ispirate da zelo religioso, gli procurarono fama in tutta la penisola; celebri furono i suoi cicli di prediche durante l'avvento (tra l'altro a Venezia nel 1614; nel duomo di Vicenza nel 1616; ancora a Venezia, nella chiesa di S. Geremia, nel 1617) o la quaresima (per esempio a Roma nella chiesa Nuova nel 1609; a Bergamo nel 1612; a Milano nel 1613; nella cattedrale di Brescia nel 1615; a Piacenza nel 1617; a Bologna nel 1619; a Lucca nel 1620; a Bruxelles nel 1624). A Venezia, nel dicembre 1617, il suo comportamento suscitò evidentemente un tale scandalo da provocarne l'espulsione e l'interdizione perpetua a predicare nel territorio della Repubblica. Nel 1618 predicò a favore di una crociata contro i Turchi.
Nel 1617-18 negoziò con successo la composizione del contenzioso tra i duchi di Parma e di Mantova, Ranuccio I Farnese e Ferdinando Gonzaga.
Il periodo successivo fu occupato da un'intensa attività diplomatica, soprattutto nell'Impero. Nel 1619 Massimiliano di Baviera si rivolse per la prima volta a G., intenzionato ad assegnargli missioni diplomatiche a Roma, ma una malattia impedì al cappuccino di accettare l'incarico. Nel marzo 1620 Massimiliano pregò Paolo V di inviare G. come predicatore presso l'esercito della Lega, ma di nuovo il progetto fallì per una malattia.
All'inizio del pontificato di Gregorio XV (1621-23) fu decisa una nuova missione di G. in Germania, missione che era stata già sollecitata poco dopo la battaglia della Montagna Bianca (8 nov. 1620) dal vecchio duca abdicatario Guglielmo V di Baviera per mezzo del letterato Kaspar Schoppe.
Ai preparativi della missione prese parte anche l'agente dell'elettore di Colonia alla corte romana, padre Peter Mander, che stabilì con G. l'itinerario del viaggio e redasse un memorandum dal titolo Ragioni politiche per l'andata del p. Hiacinto oltre a un secondo rapporto su aiuti finanziari per la Lega. Il 28 giugno 1621 G., munito di numerosi brevi, in compagnia dei padri Prospero Pampuro, Salvatore da S. Salvatore, Alessandro da Ales e del confratello laico Alberto da Novara, lasciò Roma alla volta di Vienna, dove, nella controversia sul trasferimento al duca di Baviera del titolo di principe elettore palatino, appellandosi ai doveri morali e religiosi dell'imperatore, ottenne una dichiarazione di Ferdinando II a favore di Massimiliano.
G. si recò allora nell'accampamento di Straubing per ottenere il consenso di Massimiliano; quindi si occupò personalmente anche del benestare della Spagna. Transitando per Magonza, dove conferì con il principe elettore Schweikard von Kronberg, quindi per Innsbruck e per Genova, si recò a Madrid, dove si trattenne fino al maggio 1622, ottenendo il consenso solo orale di Filippo IV al progetto, e l'8 ag. 1622 fece ritorno a Vienna, dove si ammalò gravemente. In ottobre, risanato, si impegnò di nuovo nella questione elettorale.
In novembre G. si recò alla Dieta della delegazione a Ratisbona, dove il 25 febbr. 1623 ebbe luogo la solenne investitura pubblica di Massimiliano a principe elettore; quindi accompagnò l'imperatore a Praga, e qui, di nuovo gravemente malato, ricevette l'estrema unzione. In questo periodo a Roma erano in una fase alquanto avanzata (tanto che era già stata approntata una apposita istruzione) i preparativi per una missione di G. a Venezia che poi non ebbe luogo.
Passando per Bonn, dove si incontrò con il principe elettore di Colonia Ferdinando, nell'estate del 1623 G. si recò per cure a Spa, dove l'8 luglio lo raggiunse la notizia della morte di Gregorio XV. In settembre da Bruxelles, senza avere ricevuto istruzioni in proposito da Roma, inviò a Londra padre Alessandro da Ales sotto lo pseudonimo di Francesco Della Rota per sondare le possibilità di pace. Dopo il ritorno del confratello nell'aprile 1624, si recò nuovamente a Spa.
Alla metà di ottobre 1624 andò prima a Parigi, dove ebbe tra l'altro colloqui con Richelieu, poi in Svizzera, dove si incontrò con l'arciduca Leopoldo V di Austria-Tirolo. In questi colloqui ebbe notevole spazio la questione della Valtellina, che nel frattempo aveva assunto un'importanza sempre più rilevante.
Il 7 luglio, dopo un'assenza di tre anni, G. rientrò a Roma, dove in Curia trovò un'accoglienza ostile; gli intrighi orditi contro di lui, cui probabilmente prese parte l'agente del Richelieu padre Joseph, collegati con la crisi della Valtellina portarono a un provvisorio allontanamento di G. dalla scena politica. Bandito da Roma, per un anno G. fu attivo come predicatore a Napoli.
Ma la Curia non volle rinunciare a un così esperto conoscitore della situazione tedesca e nel maggio 1626 Urbano VIII lo incaricò di una nuova missione nell'Impero, ma il 28 agosto, a Piacenza, G. si ammalò e fu costretto a rinunciare.
Si ritirò a Frascati, nei pressi di Roma, e poi a Napoli, dove nel 1626 fondò una Compagnia degli agonizzanti, per la preparazione alla "buona morte".
Morì, dopo molte sofferenze, il 17 genn. 1627 nella città natale di Casale, dove fu sepolto dapprima nella chiesa dei cappuccini e, dopo la sua distruzione, in quella degli oratoriani, da dove nel 1802 fu traslato nella cripta della cattedrale.
Opere: Capitoli et ordinationi della pietosissima opera del Monte di Congregatione et Archiconfraternita della Passione di Nuestro Signore in servitio de' poveri agonizzanti, manoscritto conservato presso il monastero di S. Martino a Napoli; Trattato della povertà religiosa, Mantova 1622; Mirabili considerazioni per aborrire il peccato, accomodate per i giorni della settimana, Napoli 1626; Il censore cristiano, Brescia 1626; Preparazione alla buona morte, Monaco 1829; i sermoni bresciani di G. sono in Avvisi importanti e necessari a diversi stati e gradi di persone, Brescia 1617.
Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Arm. XLIV-XLV, 19, cc. 154v-159; Misc. Arm. II, 109, cc. 49 s., 116, 118, passim; Sec. brev., 652, c. 194; 674, cc. 463 s.; Segreteria di Stato, Lett. di principi, 207A, cc. 132-138, 163; Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 3336; Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, K. schw. 6749, cc. 9-12v; 6756, cc. 56, 81-82v; Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat., 5962, 6016, 6139, 6183, 6792, 6793; Boncompagni-Ludovisi, E.85; Chigi M.I.21, cc. 146-336; Vat. lat. 14350, cc. 4-43v; Roma, Bibl. Corsiniana, ms. 33; Firenze, Bibl. Laurenziana, ms. Scioppiano 213, cc. 4-7v; Roma, Bibl. dell'Ist. dell'Enc. Italiana, A. Manno, Il patriziato subalpino, vol. NAD-NUV (datt.) p. 28; Bullarium Ordinis fratrum minorum capuccinorum, III, Romae 1745, pp. 241, 266-270; A. Mercati, Dalla corrispondenza di fra Giacintho da C., in Boll. francescano stor. bibliografico, II (1931), pp. 129-148; Correspondance du nonce Giovanni-Francesco Guidi di Bagno (1621-1627), I, 1621-1624, a cura di B. de Meester, in Analecta Vaticano-Belgica, II, 5, Bruxelles-Rome 1938, ad indicem; Die Hauptinstruktionen Gregors XV. für die Nuntien und Gesandter… 1621-1623, a cura di K. Jaitner, Tübingen 1997, pp. 260-268, 741, 971-979; Die Politik Maximilians I. von Bayern und seiner Verbundeten 1618-1651, I, 1, 1618-1620, a cura di G. Franz, München-Wien 1966, pp. 137, 141; I, 2, 1621-1622, a cura di A. Duch, ibid. 1970, ad indicem; V. De Conti, Notizie storiche della città di Casale e di Monferrato, VII, Casale 1840, pp. 79 s., 617-622; Rocco da Cesinale, Storia delle missioni dei cappuccini, II, Roma 1872, ad indicem; Venanzio da Lago Santo, Apostolo e diplomatico. Il p. G. dei conti Natta da C. Monferrato cappuccino, Milano 1886; W. Goetz, Pater Hyacinth, in Historische Zeitschrift, CIX (1912), pp. 101-128; U. Benassi, Un curioso episodio di storia piacentina del primo Seicento, in Boll. stor. piacentino, IX (1914), pp. 255-266; E. N., Un memorabile quaresimale d'un celebre orator sacro casalasco, in Riv. di storia, arte, archeologia per la provincia di Alessandria, XXVI (1917), pp. 69-71; L. von Pastor, Storia dei papi, XIII, Roma 1931, ad indicem; Davide M. da Portogruaro, Il p.G. dei co. Natta da C. e la sua opera attraverso i dispacci degli ambasciatori veneti 1621-1627, in Arch. veneto, s. 5, IV (1928), pp. 165-231; V (1929), pp. 151-233; Id., Il p.G. da C. e la sua opera nei dispacci degli ambasciatori veneti (1621-1627), in Italia francescana, III (1928), pp. 375-387, 441-448; IV (1929), pp. 123-140, 266-278, 440-452; V (1930), pp. 48-58, 232-240, 451-462; VI (1931), pp. 53-73, 281-299, 491-506; VII (1932), pp. 68-73; Placido da Pavullo, Delle prediche di p. f. G. Natta da C.…, VIII (1936), pp. 3-108; Felice da Mareto, Tavole dei capitoli generali dell'Ordine dei frati minori cappuccini…, Parma 1940, p. 127; Davide M. da Portogruaro, P.G. da C. Monferrato, O.f.m. cap. e una pace ignorata tra i duchi di Parma e di Mantova (1617-18), in Collectanea Franciscana, XII (1942), pp. 339-350; Gian Crisostomo da Cittadella, Corrispondenza del nunzio G.B. Agucchi con p. G. da C. nell'anno 1625, ibid., XVIII (1948), pp. 286-301; Id., Il p.G. conte Natta da C. nella sua predicazione, Verona 1948; D. Albrecht, Die deutsche Politik Papst Gregors XV, München 1956, ad indicem; Id., Die auswärtige Politik Maximilians von Bayern 1618-1635, Göttingen 1962, ad indicem; M. D'Addio, Ilpensiero politico di Gaspare Scioppio e il machiavellismo del Seicento, Milano 1962, pp. 154 s., 642, 646, 678; D. Albrecht, Maximilian I. von Bayern 1573-1651, München 1998, ad indicem; Dict. de spiritualité, VII, Paris 1932, coll. 1208 s.