Scrittore iraniano (Tabrīz 1935 - Parigi 1985), conosciuto anche sotto lo pseudonimo di Gauhar-i Murād. Fu instancabile critico della censura, della corruzione, della dipendenza dall'Occidente che caratterizzarono il governo dei Pahlavī e soffrì numerose persecuzioni. Disilluso dalla rivoluzione islamica (1979) si trasferì a Parigi (1982), senza tuttavia rinunciare all'impegno socio-politico. Caratterizzate da uno stile realista, che a volte cedeva il passo al simbolismo, furono le raccolte di novelle ῾Azādāran-i Bayal ("Il lutto di Bayal", 1964), Gūr wa gahwāre ("La tomba e la culla", 1976) e il romanzo Tūp ("Il cannone", 1967). Drammaturgo, S. affidò il messaggio sociale ora all'allegoria (Ciūb-i dasthā-ye Varazil "I picchiatori di Varazil", 1965), ora al simbolo (Panǵ namāyesh-nāme az enqelāb-i mashrūtiyye "Cinque drammi della rivoluzione costituzionale", 1966), ora all'assurdo (Māh-i ῾asal "Luna di miele", 1978). S. ebbe anche notevole successo come sceneggiatore, ricevendo riconoscimenti internazionali.