ghirlanda
Il senso proprio di " corona intessuta di fiori, di foglie o d'erba " è documentato in Rime CI 13 una ghirlanda d'erba e, con suffisso diminutivo-vezzeggiativo, in LVI 1 e 5 ghirlandetta di fior gentile, come ornamento della donna stilnovistica.
La g., come nota il Contini, è, appunto, " uno dei dati della immaginazione stilnovistica di Dante " e, come tale, ritorna anche in Pg XXVII 102 i' mi son Lia, e vo movendo intorno / le belle mani a farmi una ghirlanda, ove il senso allegorico del termine, in relazione a Lia, che personifica la vita attiva, è, secondo la maggioranza degl'interpreti, " opere virtuose " (Chimenz), " corona di meriti " (Vandelli), mentre, secondo Benvenuto, " famam et gloriam " e, a giudizio del Tommaseo, " gioia e premio del ben fare "; meglio di tutti, il Landino: " sono e' fiori le virtù delle quali nessuna cosa è più bella né produce miglior fructo ". Ancora in senso proprio, il sostantivo si registra in Fiore CXXXVIII 11 nobile ghirlanda, CXLII 6, CXLIII 9 e, con suffisso vezzeggiativo, in L11 11 belle ghirlanduzze.
In Pd X 92 Tu vuo' saper di guai piante s'infiora / questa ghirlanda, e XII 20, il termine costituisce una delle tante metafore floreali della terza cantica, e vale " corona " di beati (piante).
In If XIV 10 La dolorosa selva l'è ghirlanda / intorno: la selva dei suicidi circonda l'arida landa nella quale sono puniti i violenti contro Dio: " cingit et claudit eam " (Benvenuto); cfr. Pd IX 84 fuor di quel mar che l" terra inghirlanda. Nel luogo citato di If XIV potrebb'essere verbo se si legge, secondo alcuni codici, la ghirlanda; " ma la tradizione ci reca con sicurezza alla lezione a testo " (Petrocchi, ad l.).
Come traslato, in Rime dubbie II 10 ghirlanda di martiri, il termine indica " le occhiaie macere dal corrotto " (Contini): cfr. Vn XXXIX 9 8 [gli occhi] spesse volte piangon sì, ch'Amore / li 'ncerchia di corona di martiri.