DATTARI, Ghinolfo
Figlio di Francesco, nacque a Bologna intorno al 1535 (ricerche sui registri dei battezzati a Bologna condotte da O. Mischiati non hanno finora dato esito positivo sulla sua data di nascita). Il D. legò la sua attività principalmente alla cappella musicale della basilica di S. Petronio; vi entrò infatti come cantore nel febbraio 1555 con la paga di 4 lire mensili che gli venne via via aumentata fino a raggiungere un massimo di 13 lire nel 1605. Nel giugno del 1575 otteneva dalla stessa basilica l'affitto di una casa situata nel "nuovo fabbricato del pavaglione" (il nuovo edificio costruito lungo il lato sinistro della chiesa petroniana) per 45 lire annue ed alcuni beni in natura consistenti in un paio di capponi a Natale e un agnello a Pasqua. Nel giugno 1597 fu nominato maestro di cappella ad interim in S. Petronio in sostituzione del defunto Angelo Rota, ricoprendo tale incarico fino al gennaio 1599 allorché fu nominato il nuovo maestro titolare Pompilio Pisanelli.
Dopo aver ottenuto un riconoscimento di 50lire "per l'antica servitù e fattiche nella musicha" (Gaspari, Miscellanea) nel gennaio 1603, il D. rimase ancora per molti anni tra i salariati della cappella petroniana; per l'esattezza il suo nome cessa di comparire dai registri dei pagamenti dopo il 30 maggio 1617il che ci autorizza a credere che sia morto poco dopo tale data.
Del D. ci sono pervenuti due libri di Villanelle - rispettivamentedel 1564 e del 1568 - chetestimoniano una sua familiarità con alcune nobili casate bolognesi presso le quali svolse probabilmente una qualche attività come musicista e compositore; nella dedica "alla illustre signora Camilla Gadda delli Elefantuzzi" nelle Canzoni villanesche (1564) egli afferma testualmente: "ancorché io fosse da molti miei padroni assai alle volte ricerco di dare alla stampa queste canzoni alla villanesca primitie del mio debil'ingegno ..." e poco più oltre "... vostra signoria per recreatione della mente fatigata da più gravi studij, et altre sue honoratissime attioni, si è talvolta delettata di cantare et udire alcune di queste ..."; così pure nel dedicare il suo libro di Villanelle (1568) "dono picciol e giovanile" al "molto illustre signor il signor conte Giulio Pepoli signore & padrone mio osservandissimo", il D. conferma quanto affermato nel precedente libro: "mi son posto con animo ... a raccogliere un picciol numero delle già composte [villanelle] a requisitione di varij miei padroni ..." dedicando ciascuna composizione ad un diverso nobiluomo bolognese.
La produzione del D., assieme a quella dei contemporanei e conterranei Azzaiolo e Trombetti, si colloca in quel filone della polifonia profana bolognese caratterizzato - secondo F. Piperno - dal realismo verbale e concettuale e dalle situazioni emotive e narrative di stampo popolare nonché dalla semplicità dell'intonazione, filone che si conclude nel realismo comico del Banchieri, anche se da parte nostra non abbiamo riscontrato nel D. l'uso di testi dialettali. Oltre alle comuni tematiche d'amore, in genere tormentato, molte delle villanelle del D. trattano soggetti comici ("Io vid'un gran miracolo l'altr'hieri d'un cittel che basciava 'na vecchiazza"), erotici ("Che mi giova esser sì bella ... ma s'io trovassi un giovinetto dolce piacer n'havrei diletto") o maliziosamente metaforici ("A cart'o Togna, dello sposamento, no' la facciam da noi senza notaro").
Musicalmente si può osservare che le villanelle del D. sono condotte nel consueto stile accordale; alcune di esse presentano struttura poetico-musicale con ritornello. Delle sue opere si conoscono: Canzoni villanesche di Ghinolfo Dattari bolognese a quattro voci novamente da lui composte & date in luce, Milano, Francesco Moscheni, 1564; Di Ghinolfò Dattari bolognese le villanelle, a tre, a quattro, & a cinque voci novamente da lui composte e date in luce, Venezia, Girolamo Scotto, 1568; di questa opera si conserva una partitura manoscritta (seconda metà sec. XIX) di Giuseppe Busi (Bologna, Civico Museo bibliografico musicale, coll. Busi, S. G. H., coll. 11-4); inoltre l'edizione moderna di tutti i testi e di una scelta di sedici composizioni a cura di Giuseppe Vecchi, Bologna 1955. Troviamo inoltre "Se tu sapessi che cos'è vecchiezza" (napolitana) in Di Filippo Azzaiolo il terzo libro delle villotte, Venezia, Antonio Gardane, 1569; e "Resta cor mio" in Il primo libro della raccolta di napolitane a tre voci, Venezia, Girolamo Scotto, 1570.
Bibl.: Bologna, Civico museo bibliograf. mus. G. B. Martini, UU. 12, 4: [G. Gaspari], Miscellanea musicale, pp. 61-121 passim; G. Gaspari, Memorie riguardanti la storia dell'arte musicale in Bologna al XVI secolo, in Musica e musicisti in Bologna, Bologna 1970, pp. 175-79; E. Vogel A. Einstein-F. Lesure-C. Sartori, Ilnuovo Vogel. Bibliografia della musica italiana vocale profana pubblicata dal 1500al 1700, Pomezia 1977, 1, pp. 454 ss.; F. Pipemo, Gli "eccellentissimi musici della città di Bologna", Firenze 1985, pp. 43-69 passim.