SALIVARI, GHIANDOLE
. Sono le ghiandole annesse all'apparato digerente (v. dirigente apparato, XII, pp. 814-815), alle quali si deve la secrezione della saliva (v.). Differente è il significato biologico e l'importanza fisiologica di queste formazioni nelle varie specie animali. Soltanto analoghe a quelle dei Vertebrati sono le ghiandole salivari che si trovano in alcuni Invertebrati: ricordiamo le ghiandole salivari di alcuni Molluschi nei quali il secreto - contenente acido solforico libero al 5% - ha probabilmente azione difensiva piuttosto che digestiva; e le ghiandole salivari degli Anopheles che hanno tanta importanza nel ciclo biologico dei parassiti della malaria (v.). Considerando specialmente le formazioni omologhe dei Vertebrati, le ghiandole salivari appaiono bene differenziate solo in quegli animali nei quali la saliva è necessaria per afferrare, masticare, inghiottire il cibo. Per questa ragione dette ghiandole mancano o hanno uno sviluppo minimo negli animali che vivono in acqua, mentre si trovano negli Anfibî, nei Rettili, e negli Uccelli e particolarmente nei Mammiferi. La secrezione salivare ha importanza molteplice. Anzitutto ha funzione meccanica: inumidisce, lubrifica il bolo alimentare e ne permette la facile deglutizione. Con il suo fermento diastatico, la ptialina, inizia la digestione delle sostanze amilacee. Ha funzione protettiva sulla mucosa buccale, detergendola, diluendo le sostanze nocive (per es., acidi). In alcuni animali (Anfibî, Uccelli, Mammiferi mirmecofagi) serve anche per afferrare la preda; per alcuni uccelli come mezzo di connessione nella costruzione del nido. In alcuni ofidî le ghiandole salivari secernono veleni di estrema tossicità.
Nell'uomo l'apparato salivare risulta di due distinte aree ghiandolati. La prima è quella delle ghiandole maggiori, anatomicamente bene definite, munite ciascuna di un condotto che versa il prodotto di secrezione attraverso un orificio terminale. Tali sono la ghiandola parotide (nell'ambito del solco alveobuccale superiore) e le ghiandole sottomascellare e sottolinguale (nell'ambito del campo alveo-linguale). La seconda area è costituita da elementi ghiandolari che conservano un tipo più semplice di organizzazione anatomica; tali la ghiandola sottolinguale minore o di Rivino, la ghiandola apicale della lingua o ghiandola di Blandin-Nühn, la ghiandola di Weber, la ghiandola di Tigri, le ghiandole palatine, le ghiandole dell'istmo, le ghiandole faringee, ecc. Ma pratícamente, nell'uomo, specialmente dal punto di vista chirurgico, si distingue un gruppo ghiandolare parotideo, un gruppo sottolinguale e uno sottomascellare. Per l'istologia generale, v. epiteliale, tessuto; per l'anatomia umana macro- e microscopica, v. digerente, apparato; per lo studio chimico-fisiologico del secreto, v. saliva; per la patologia speciale, v. parotide; sottolinguale, ghiandola; sottomascellare. Qui si accenna ai concetti fisiopatologici più interessanti dal punto di vista generale.
Recentemente s'è data molta importanza all'esistenza nella parte interstiziale delle ghiandole salivari dell'uomo di tessuto linfatico più o meno abbondante. Nella vita embrionale, in seno a questo tessuto si svilupperebbe il tessuto ghiandolare; tessuto linfatico e tessuto epiteliale formerebbero due apparecchi insieme compenetrati; in condizioni patologiche sarebbero possibili fatti di metaplasia linfoido-epiteliale.
Questa concezione sarebbe particolarmente importante per comprendere la patogenesi delle varie forme della cosiddetta "malattia di Mikulicz" estrinsecantesi con la tumefazione simmetrica delle ghiandole salivari e lacrimali. Questo complesso sintomatico, che può avere per base processi morbosi diversi, sarebbe essenzialmente in rapporto al tessuto linfatico, mentre il tessuto ghiandolare subirebbe passivamente le conseguenze patologiche (atrofia da compressione) delle alterazioni linfatiche. Si comprende pertanto come si possano avere quadri morbosi assai differenti, quali la forma linfomatosa (linfomatosi localizzata, forma linfosarcomatosa, sindrome di Mikulicz nella leucemia linfatica, sindrome di Mikulicz nella pseudo-leucemia) e la forma granulomatosa.
Fino dal lontano inizio della fisiologia sperimentale le ghiandole salivari furono classico oggetto di ricerca. Reinier de Graaf nella sua Disputatio medica de natura et usu succi pancreatici, pubblicata a Leida nel 1664, dava la figura di un cane portatore di fistola sperimentale pancreatica e parotidea. Sulle ghiandole salivari furono eseguite per la prima volta da R. Heidenhain le classiche ricerche sulle modificazioni che subiscono le cellule ghiandolari durante la loro attività. C. Bernard stabilì che la secrezione salivare avviene per un meccanismo riflesso e la sagacia dei ricercatori fu messa a prova nello studio dell'innervazione delle ghiandole salivari; l'indagine fisiologica ha messo in luce le vie centripete, centrifughe, i centri, analizzando la parte che spetta alle fibre dei nervi cerebrali e a quelle del sistema simpatico, ai nervi vasodilatatori e vasocostrittori. Le classiche ricerche di Sellheim, di I. P. Pavlov, di G. H. Roger, di L. K. Glinski con il metodo della fistola parotidea, della fistola esofagea, hanno portato molta luce sulla fisiologia di queste ghiandole e sulla fisiologia generale del processo di secrezione. S'è dimostrata l'esistenza di un riflesso gastrosalivare, la relazione che esiste fra quantità e qualità di saliva in rapporto con la composizione chimica degli alimenti e il loro grado di secchezza, le differenze della saliva ottenuta in condizioni sperimentali varie (saliva da eccitazione del simpatico, da eccitazione del linguale, secrezione paralitica della saliva, ecc.) e in condizioni normali dalle diverse ghiandole. Nel 1935 il Pavlov s'è servito della secrezione salivare per lo studio dei riflessi condizionati (v. riflessi).
Alcuni autori ritengono che si possa ammettere la possibilità anche di una secrezione interna da parte delle ghiandole salivari, attribuendo all'assenza di detta secrezione le alterazioni trofogenetiche che si determinerebbero in organi e tessuti consecutivamente all'estirpazione sperimentale delle ghiandole salivari. Assai interessante è lo studio delle correlazioni patologiche fra ghiandole salivari e altri organi (v. parotide). Fra gli studî più recenti sono da segnalarsi quelli di R. Bertelli sulla morfologia dei condotti escretori delle ghiandole salivari dell'uomo, per quanto riguarda la parte intra- ed extraghiandolare. Sono tuttora oggetto di studio molte questioni relative all'istologia patologica e alla patogenesi dei tumori maligni delle ghiandole salivari. Specialmente per quanto si riferisce ai tumori misti ha molta importanza lo sviluppo embriologico di dette ghiandole. Infatti, mentre alcuni fanno derivare i tessuti tumorali da quelli normali, altri li riferiscono a quelli embrionali. E, per comprendere le complesse formazioni istopatologiche dei tumori misti, alcuni autori si riferiscono ai germi embrionali separatisi, durante lo sviluppo, fino dal tempo nel quale l'abbozzo delle ghiandole salivari, ancora privo di capsula propria, era direttamente in rapporto con l'abbozzo dello scheletro. Per altri, invece, detti tumori sarebbero in rapporto con lo sviluppo tardivo di resti embrionali dell'apparato branchiale (branchiomi epiteliali).
Le principali affezioni delle ghiandole salivari sono lo ptialismo o scialorrea (v.), per abnorme aumento della secrezione salivare, condizione opposta alla xerostomia; la scialolitiasi (v.) o calcolosi salivare, i traumi, le infiammazioni acute e croniche, i tumori (v. particolarmente parotide).
U. Stoppato, Chirurgia delle ghiandole salivari, Bologna 1919; G. Batter, Les glandes salivaires, in G. H. Roger e P. Binet, Traité de Physiologie normale et pathologique, II, Parigi 1931; R. Bertelli, Contributo allo sviluppo e alla morfologia dei condotti escretori delle ghiandole salivari dell'uomo, in Archivum chirurgiae oris, II, i (1934); A. Noll, Speichel, in R. Dittler, G. Joos, ecc., Handwürterbuch der Naturwissenschaften, 2ª ed., IX, Jena 1934.
Patologia veterinaria. - Negli animali, fra le ghiandole salivari la più soggetta ad alterazioni morbose è la parotide. Il processo infiammatorio della parotide (parotite) ne costituisce il reperto patologico più comune. La parotite può insorgere per traumi esterni, di rado dalla faringe o anche perché spine di vegetali risalendo il dotto di Stenone raggiungono la ghiandola stessa. Nei bovini si conosce una rara forma di parotite infettiva specifica. La parotite può essere ancora secondaria a processi infiammatorî del dotto di Stenone, a calcoli di questo dotto, a faringite, a malattie infettive (adenite equina, polmonite contagiosa del cavallo). La parotite acuta talvolta dà esito a una forma cronica. Nei bovini, la parotite cronica è spesso manifestazione di actinomicosi. La sintomatologia della parotite acuta è costituita da una tumefazione, localizzata dietro le branche montanti della mandibola, calda, dolente, per cui la masticazione e i movimenti della testa ne restano ostacolati. Si possono avere formazione ascessuali e tragitti fistolosi nei tessuti della ghiandola. In generale le parotiti hanno esito favorevole. Come indicazione terapeutica si ricorre agl'impacchi, alle pomate risolventi. L'infiammazione delle altre ghiandole salivari è, come si disse, più rara e insorge comunemente per la penetrazione di sostanze estranee nei loro dotti escretori.