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ghiacciaio

Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
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ghiacciaio


ghiacciàio [Der. di ghiaccio] [GFS] Accumulo naturale di ghiaccio dovuto a trasformazione della neve meteorica (soffice e porosa) caduta nei mesi invernali dapprima in neve a granuli (Firn), poi in ghiaccio bolloso (opaco, biancastro, con molta aria inclusa) e infine in ghiaccio di g. (microgranulare, trasparente e, se visto in distanza, bianco o leggermente verde). (a) Costituzione e struttura. Un g. tipico e completo è costituito da due parti, dette bacino collettore e bacino dissipatore (o d'ablazione); nel primo le nevi cadute si accumulano e si trasformano in ghiaccio, nel secondo tale ghiaccio scende verso valle (questo tratto, se è di una certa estensione, viene detto canale di scarico o lingua), raggiunge un limite (detto fronte) variabile con il tempo ed è soggetto a una più o meno rapida soluzione; esiste per ogni g. il cosiddetto limite topografico delle nevi perpetue, che è il livello altimetrico al di sopra del quale la neve caduta non si scioglie più completamente e che dovrebbe teoricamente dividere il collettore dal dissipatore. Al termine della lingua vi è per lo più un'apertura (bocca o porta del g.) dalla quale fuoriesce il torrente sottoglaciale. Poiché il g. deriva dall'accumulo delle nevi e queste cadono a intermittenza in stagioni alterne, ne deriva che esso presenta una struttura stratificata che non si elimina né con il tempo né con il moto. La sezione verticale di un g. presenta strati più chiari e strati più scuri, terrosi, da pulviscolo atmosferico; i primi corrispondono alle nevicate continue, gli altri agli intervalli tra una nevicata e l'altra, e il pulviscolo è quello ivi portato dal vento; la stratificazione viene poi ulteriormente sviluppata dai moti di scorrimento, per cui si parla di fogliettamento del g. I g. presentano fenomeni superficiali particolari: crepacci, seracchi, funghi, pozzi, rivi, laghi, coni di sabbia, ecc., di forme assai varie. I crepacci sono discontinuità nella massa glaciale, che hanno ampiezza variabile da pochi dm a parecchi m, e lunghezza di decine di m che si determinano quando il limite di elasticità della massa plastica del g. è superato e viene così a cessare la coesione dell'insieme; quelli trasversali, cioè ortogonali alla lingua, sono dovuti a dislivelli sul fondo roccioso costituente il letto del g. e se tali dislivelli sono notevoli i crepacci danno luogo a grossi blocchi piramidali di ghiaccio (seracchi) che si staccano e precipitano al piede del gradino che si determina per la rottura del pendio; quelli longitudinali, cioè paralleli alla lingua, sono causati da differenti velocità tra le parti marginali e assiali della lingua; quelli circolari invece derivano dalla presenza di concavità sul letto roccioso; esistono poi anche crepacci circolari e radiali, dovuti anche all'espansione laterale del ghiaccio, e altre formazioni (pozzi glaciali, tavole di ghiaccio, ecc.), di varia origine. (b) Movimento e oscillazioni. I g. essendo costituiti da materia plastica-viscosa, sono soggetti a deformazioni che ne provocano la discesa (o avanzamento). La causa prima del moto è la forza di gravità; il moto è alquanto complesso e avviene in parte per scorrimento sul fondo, in parte per slittamento dei vari foglietti di ghiaccio (chiaro e scuro) gli uni sugli altri. Il g. si espande sempre in ogni periodo dell'anno; in estate tuttavia, per la maggiore influenza del calore solare, può succedere che si sciolga più ghiaccio di quanto ne è prima avanzato, e allora il g. appare in regresso; le oscillazioni dei g. quindi sono l'effetto del bilancio tra espansione e ablazione. La velocità di avanzata varia da 1÷2 m a 30÷50 m all'anno: dipende dalla potenza e dalla pendenza del g. e dalle condizioni climatiche. Nelle fasi regressive, se il g. si assottiglia molto, grosse parti di esso possono staccarsi e dare luogo a g. morti, cioè non più alimentati. Le oscillazioni glaciali assai spesso non presentano sincronismo fra g. diversi, né, in uno stesso g., avvengono nello stesso senso (cioè una parte del g. avanza, l'altra recede). Nelle fasi di regresso i g. lasciano allo scoperto larghe aree coperte da detriti morenici nelle quali possono formarsi laghi; altri laghi possono poi formarsi tra il ghiaccio vivo e i detriti, e altri ancora all'interno della stessa massa glaciale. (c) Azioni morfologiche. I g., muovendosi, sono anche agenti costruttivi e modellatori del suolo. I materiali rocciosi che dai fianchi dei monti circostanti cadono sulla superficie del g. vengono lentamente allontanati dal punto di caduta e trasportati a valle; poiché altri materiali cadono nel frattempo, si costituiscono veri e propri cordoni o mucchi di blocchi rocciosi, che si chiamano morene; queste si distinguono in superficiali, interne, di fondo (se sono tra i g. e il letto roccioso), fisse, viaggianti (mobili), laterali, mediane, frontali. Un g. che raggiunga o abbia raggiunto lo sbocco di una valle e ivi sia rimasto per millenni, può determinare il deposito di molteplici morene frontali che danno luogo ai cosiddetti anfiteatri morenici. I grandi g. del periodo glaciale, all'inizio dell'era quaternaria, furono agenti modellatori della superficie terrestre, spec. nelle regioni di montagna. (d) Distribuzione geografica e classificazione. I g. si trovano in tutte quelle regioni nelle quali la neve caduta può trasformarsi in ghiaccio e accumularsi progressivamente, cioè dove il limite climatico delle nevi lo permette; alle alte latitudini essi si trovano a livello del mare e a latitudini inferiori si sviluppano a quote via via crescenti; perciò i g. si differenziano in tipi assai diversi; in generale, si dividono in g. di montagna (o alpini), quando si sviluppano su superfici limitate di rilievi montuosi, e continentali (o polari), quando occupano quasi con continuità interi continenti; più in partic., a seconda delle loro caratteristiche morfologico-topografiche, si distinguono, con riferimento a zone geografiche dove essi sono tipici: g. alpino-vallivi o g. di montagna di primo ordine, come quelli dei sistemi alpini, caucasico e andino; g. pirenaici o g. di montagna di secondo ordine o g. di circo; g. norvegesi, himalaiani, alaskiani, ecc.

Vedi anche
morena In geomorfologia, accumulo di frammenti rocciosi, sabbia e argilla, avente un certo sviluppo in altezza, in estensione e particolari localizzazioni, che viene trasportato da un ghiacciaio (morena mobile) o deposto dopo il suo scioglimento (morena deposta). ● Le morena mobili sono localizzate sulla superficie ... valle Depressione allungata posta tra due creste montuose, costituita da due opposti pendii (fianchi o versanti) che si incontrano lungo una linea congiungente i punti più bassi della valle o lungo una fascia pianeggiante (fondo di valle) con pendenza generalmente in un verso e, di solito, percorsa da un corso ... crepaccio Spaccatura che si osserva nelle masse glaciali e talvolta anche negli ammassi di neve permanente. I crepaccio sono originati in linea generale dal movimento della massa, e da fenomeni di stiramento o di scorrimento che si verificano entro il ghiaccio stesso. I crepaccio marginali o terminali (ted. ... neve Precipitazione atmosferica costituita da aghi o lamelle di ghiaccio organizzati in cristalli con caratteristiche forme geometriche, spesso riuniti in fiocchi. ● Le precipitazioni nevose provengono principalmente da vasti sistemi di nubi stratificate, animate da lenti moti ascensionali. La formazione ...
Categorie
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Vocabolario
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ghiacciàia
ghiacciaia ghiacciàia s. f. [der. di ghiaccio2]. – 1. In passato, locale destinato alla conservazione nella stagione calda del ghiaccio raccolto durante l’inverno, consistente in un ambiente sotterraneo con muri di forte spessore, isolato...
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