APPIANI, Gherardo Leonardo
Figlio di Iacopo, signore di Pisa, fu anziano del Comune nel 1391 e, nel 1392, caduti i Gambacorta e fuggito l'arcivescovo Lotto della stessa famiglia, fu investito della dignità di visconte dell'Arcivescovado. Dopo la morte del fratello Vanni (6 ott. 1397), che il padre aveva associato al governo della città, egli lo sostituì nella carica di capitano e difensore del popolo e in tale veste, il 5 genn. 1398, guidò l'assalto contro i mercenari viscontei sbaragliandoli e facendo prigionieri i loro capi. Il giorno successivo, in conseguenza di un prudenziale riavvicinamento al Visconti suggerito dalle circostanze, egli, dopo aver liberato di prigione Niccolò Pallavicino commissario del Visconti, si faceva armare da lui cavaliere con grande solennità. Morto Iacopo e divenuto perciò unico signore di Pisa, Gherardo si rese conto di non avere la possibilità di conservare il proprio dominio contro i Fiorentini ostili e il Visconti ormai disposto a tutto pur di avere la città; perciò ne trattò segretamente la vendita. I Fiorentini ne ebbero però ugualmente sentore e, per impedirla, inviarono a Pisa due commissari, fingendo di voler trattare il ritorno dei loro mercanti a Porto Pisano. I commissari, giunti a Pisa, cercarono di spingere i Pisani stessi a provocare qualche incidente che impedisse i negoziati col Visconti, ma le loro trame non sfuggirono all'A. che li licenziò bruscamente; inoltre quei cittadini, che, per i colloqui con i Fiorentini, gli erano divenuti sospetti, alcuni giorni più tardi, quando, cacciati gli Anziani di Palazzo "corse Pisa come signore a bacchetta" (21 genn. 1399), vennero da lui fatti uccidere o gettare in prigione. Il 13 febbraio l'accordo era concluso: l'A. cedeva Pisa al Visconti per 200.000 fiorini riserbandosi, però, la signoria di Piombino, comprendente Piombino, Suvereto, Buriano, Scarlino e le isole Elba, P ianosa, Montecristo, Cerboli e Palmaiola. Per evitare incidenti la città fu consegnata ufficialmente al duca, e, per lui, al suo rappresentante Antoniolo Porro, solo il iq successivo; tre giorni dopo l'A. salpava verso il nuovo stato. A dare un superiore riconoscimento ai negoziati era intanto intervenuto l'imperatore Venceslao, che aveva ratificato anche l'istituzione dello Stato di Piombino, investendone l'A. col titolo di conte. Per rendere più forte il piccolo stato l'A. acquistò subito i castelli di Montione e di Valle, che avrebbero consentito una più facile difesa di Piombino, e inoltre, mediante il matrimonio con Paola Colonna, sorella di Ottone, il futuro Martino V, si procurò l'amicizia della potente casata romana. Gli inizi del minuscolo stato non furono facili; l'A. però dimostrò di possedere l'accortezza necessaria per superare anche grosse difficoltà. Assalito per due volte (1401-1402) da forze genovesi condotte da Andrea Lomellino, Lazzaro del Carretto e Rolando di Campofregoso, che speravano di avere facile vittoria, respinse i loro attacchi; quindi strinse alleanza con Siena e con Firenze; anzi il 3 giugno 1403 si mise sotto la protezione di quest'ultima repubblica in qualità di "raccomandato", con l'obbligo della consegna annuale di un palio nel giorno di s. Giovanni, ottenendo in cambio uno stipendio di 3600 fiorini annui. Morì nel maggio del 1405, in ancor valida età (si può calcolare che avesse circa 45 anni, dato che aveva avuto solo nel 1391 la carica di anziano, che non poteva essere ricoperta se non da chi avesse raggiunto i 30 anni), lasciando un solo figlio maschio: Iacopo, ancora infante, sotto la tutela della madre.
Nel suo testamento egli raccomandava alla Repubblica fiorentina la protezione dell'erede e dello Stato e disponeva che la successione avvenisse solo per linea maschile, così che, morendo Iacopo senza figli, la signoria passasse al fratello Emanuele.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Com. div. A., reg. 29, 42, 185, 197; Arch. di Stato di Firenze, Signori, Legaz., Commiss., Istruzioni e Lettere, aa. 1395-1399, reg. 1; Regesti del R. Arch. di Stato in Lucca. Carteggio degli Anziani, a cura di R. Fumi, II, Lucca 1903, passim; R. Sardo, Cron. pisana, in Arch. stor. ital., VI (1848), 2, sez. 2, passim; G. Sercambi, Le croniche, II, a cura di S. Bongi, Lucca 1892, in Fonti per la Storia d'Italia, XX, passim; L. Cappelletti, Storia della città e stato di Piombino dalle origini al 1814, Livorno 1897, pp. 41-50; R. Piattoli, La spedizione del Lomellino contro il principato di G. d'A., in Giorn. stor. e letter. della Liguria, VII (1913), pp. 1-11.