DELLA GHERARDESCA, Gherardo
Figlio del conte Guglielmo, apparteneva a quel ramo della famiglia dei conti Della Gherardesca che sin dal 1220 prese il titolo dal castello maremmano di Donoratico.
Il gruppo familiare dei conti di Donoratico pone diversi problemi di carattere genealogico: mentre è certa la sua appartenenza alla famiglia Della Gherardesca e in particolare al ramo discendente da Ugo (I), non sappiamo però come si configurassero esattamente i suoi legami di parentela con gli altri gruppi familiari discendenti di Ugo (I), cioè con i conti di Castagneto e con i conti di Segalari. Non ci sono neppure ben noti, inoltre, quali fossero i legami parentali che univano tra loro gli stessi conti di Donoratico. Infatti, in base ai documenti finora rintracciati, i conti di Donoratico appaiono distinti in tre gruppi: uno e quello a cui apparteneva il D., i cui discendenti furono signori di Pisa nella prima metà del XIV sec.; un altro, discendente da un Ottone già morto nel 1220, è quello cui apparteneva il celebre conte Ugolino; mentre un terzo discendeva da un Bonifazio morto prima del 1263. È certo che tutti costoro erano strettamente imparentati, anche se non sappiamo come, e che avevano un capostipite comune. L'unica ipotesi che, allo stato attuale delle ricerche, è possibile avanzare è quella che essi discendessero dal conte Tedice (VI) di Castagneto, che fu nel 1190 il primo podestà di Pisa e che le cronache trecentesche dicono conte di Donoratico. Tale ipotesi è confortata dal fatto che il padre di Tedice (VI), il conte Ugo (III), fu appunto signore di quel castello.
Assai scarse sono le notizie sul D. a noi note. Del padre conosciamo solo il nome. Il D. stesso è menzionato per la prima volta, insieme col conte Guelfo - il padre del celebre Ugolino -, in un documento pontificio del 29 genn. 1227 tra le persone che avevano controversie'di carattere patrimoniale con l'ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme di Pisa.
Le poche notizie pervenuteci appartengono tutte all'ultimo decennio della vita del D., cioè al periodo 1258-1268, e mostrano la sua partecipazione alla vita politica pisana. Tuttavia, la scarsezza e la frammentarietà delle fonti documentarie e cronistiche coeve relative alla storia pisana del Duecento giunte sino a noi impediscono di cogliere appieno il ruolo ricoperto non solo dal D., ma da tutta la famiglia Della Gherardesca nella vita politica cittadina: ruolo che appare invece essere stato di primaria importanza nelle lotte che agitarono Pisa nella prima metà del sec. XIII e che opposero, dapprima, la nascente organizzazione del "Popolo" capeggiata dai Visconti all'antica aristocrazia consolare guidata dai Della Gherardesca, e poi i conti Della Gherardesca ai Visconti, in connessione - sembra - con la definitiva affermazione politica ed istituzionale dell'organizzazione del Popolo. Le scarsissime fonti note non ci permettono dunque di individuare in ogni caso i Della Gherardesca che agivano in queste lotte. Un altro aspetto importantissimo della vita politica pisana fu rappresentato, per tutto il Duecento, dalle vicende sarde, ed è proprio in Sardegna che noi ritroviamo citato il D. dalle fonti relative agli anni 1257-1258.
Nell'isola i Pisani avevano interessi sin dalla fine dell'XI secolo e col tempo erano giunti a controllarne, economicamente e politicamente, una gran parte. Al principio del 1256 però il giudice Chiano di Cagliari passò dall'alleanza con i Pisani a quella con i Genovesi, provocando la pronta reazione del Comune di Pisa, che riconquistò il Giudicato nel 1257-58. A questa spedizione militare parteciparono le famiglie pisane che già avevano forti interessi nell'isola, cioè i conti di Capraia giudici d'Arborea, i Visconti giudici di Gallura, e i Della Gherardesca conti di Donoratico (il D. e il celebre conte Ugolino). Il D. fu anche armato cavaliere dopoché il giudice Chiano fu vinto e ucciso in battaglia, presso Santa Igia, nell'estate del 1256.
Le ostilità continuarono anche dopo la morte di Chiano, portate avanti dai Genovesi, che avevano ricevuto consistenti rinforzi. Il D. e gli altri comandanti pisani posero l'assedio a Cagliari e a Santa lgia, procedendo nel contempo alla sottomissione del Cagliaritano, che fu condotta definitivamente a termine tra il 1257 ed il 1258.Il 20luglio 1258,dopo la caduta di Santa Igia, il D. sottoscrisse - insieme con Ugolino di Guelfo, Guglielmo di Capraia, Giovanni Visconti e l'ammiraglio pisano Ottone di Gualduccio - un accordo con i comandanti del corpo di spedizione genovese nel Cagliaritano, che ne segnò, di fatto, la resa. Il Giudicato venne smembrato. Il D. ebbe, insieme con il titolo di dominus della sesta parte dei Cagliaritano, il Sulcis e il territorio di Pula; ad Ugolino di Guelfo, col medesimo titolo, fu assegnato il Sigerro, famoso per le sue risorse minerarie.
Alcuni anni piùtardi il D. dovette svolgere un ruolo di rilievo nelle guerre che opposero Pisa e Lucca a partire dal 1261, poiché nell'estate del 1267 il vescovo di Lucca gli chiese la restituzione di alcuni castelli in Val d'Era e in Val d'Egola. L'anno successivo, la discesa di Corradino di Svevia rinvigorì le speranze dei Pisani, ghibellini, contro Carlo d'Angiò. Il D. seguì, con altri pisani, il principe svevo nella sua avventura meridionale; con lui fu catturato dopo la battaglia di Tagliacozzo e con lui fu decapitato a Napoli il 29 ott. 1268.
Il D. ebbe almeno tre figli: Bonifazio e Ranieri, i quali svolsero un ruolo importante nella storia di Pisa tra la fine del sec. XIII e il principio del XIV; e Contessa, detta Teccia, che fu poi moglie del conte Anselmo di Bertoldo da Capraia.
Fonti e Bibl.: Lucca, Arch. arcivescovile, Pergamene, *I, 4, 12, 35;Archivio di Stato di Lucca, ms. n. 54, cc. 65v-66v;Archivio di Stato di Siena, Dipl., Riformagioni (Massa), 1227giugno 3; Cronica di Pisa, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XV, Mediolani 1729, coll. 978 s.; Cronaca senese conosciuta sotto il nome di Paolo di Tommaso Montauri, in Rer. Ital. Script., 2 ed.,XV, 6, a cura diA. Lisini-F. Iacometti, p. 223; Chronicon aliud breve Pisanum, ibid., VI, 2, a cura di M. Lupo Gentile, pp. 110, 116;G. Villani, Cronica, a cura di I. Moutier, Firenze 1823,11, capp. 186, 190; Annales Mantuani, a cura di G. H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Script., XIX, Hannoverae 1856, p. 25; Annales Placentini gibellini auctore Mutii de Modoetia, a cura di G.H. Pertz, ibid., XVIII,ibid. 1863, p. 529; Tholomei Lucensis Annales, a cura di B. Schmeidier, ibid., Script. rerum Germanicarum, n. s., VIII, Berolini 1930, p. 167; Gesta Florentinorum, ibid., p. 270; Codex diplomaticus Sardiniae, a cura di P. Tola, in Historiae Patriae Monumenta, X, Augustae Taurinorum 1861,sec. XIII, n. 97 p. 373; Annali genovesi di Caffaro e dei suoi continuatori, a cura diL. T. Belgrano-C. Imperiale di Sant'Angelo, IV, Roma 1926, in Fonti per la storia d'Italia..., XIV, p. 113; E. Cristiani, Gli avvenimenti pisani del periodo ugoliniano in una cronaca inedita, in Boll. storico pisano, XXVI-XXVII (1957-1958), pp. 55, 64 s.; Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, II, p. 692; R. Sardo, Cronaca di Pisa, a cura di O. Banti, Roma 1963, in Fonti per la storia d'Italia, IC, pp. 42, 45 s.; P. Tronci, Memorie istoriche della città di Pisa, Livorno 1682, p. 225; M. Maccioni, Difesa del dominio de' conti Della Gherardesca sopra la signoria di Donoratico, Bolgheri, Castagneto etc., Lucca 1771, I, pp. 35 s.; E. Repetti, Diz. geografico fisico storico della. Toscana, VI,Firenze 1846, Appendice, p. 54; R. Roncioni, Istorie pisane, a cura di F. Bonaini, I, Firenze 1844, pp. 565, 567; E Besta, La Sardegna medievale. Le vicende politiche dal 450 al 1326, Palermo 1908, p. 235; R. Davidsohn, Storia di Firenze, III, Firenze 1957, pp. 56 s.; N. Toscanelli, I conti di Donoratico Della Gherardesca signori di Pisa, Pisa 1937, pp. 23, 27 s., 36-40, 45-52, 54-75; A. Boscolo, I conti di Capraia, Pisa e la Sardegna, Sassari 1966, pp. 60 s.; Id., Sardegna, Pisa e Genova nelMedioevo, Genova 1978, pp. 60-63;M. L. Ceccarelli Lemut, Il conte Ugolino Della Gherardesca: un episodio della storia di Pisa alla fine del Duecento, Pisa 1982, pp. 7, 10;P. Litta, Le fam. celebri ital., sub voce Conti Della Gherardesca di Pisa, tav. VI.