BOLDIERI, Gherardo
Nacque a Verona nel 1497. Sulla sua vita si hanno pochissime notizie, raccolte dal Brognoligo, a cui si deve l'unico studio completo su di lui: apparteneva a illustre famiglia di uomini di scienza, fu conosciuto e stimato al suo tempo (nel 1525 il Bembo lo raccomandò al nipote Gian Matteo per una causa, nel 1547 l'Aretino gli scrisse due lettere per ringraziarlo di alcuni doni, il Bandello gli dedicò la novella XII della seconda parte e per lui racconta la novella XLI, sempre della seconda parte) ed ebbe parecchie cariche cittadine. Morì nell'anno 1571.
Il Brognoligo ha inoltre definitivamente dimostrato che a lui si deve attribuire un poemetto in ottave stampato anonimo dal Giolito nel 1553: L'infelice amore dei due fedelissimi amantiGiulia e Romeo scrittoin ottava rimada Clizia nobile veronesead Ardeosuo, dedicato dall'editore alla duchessa di Urbino Vittoria Farnese Della Rovere; è dalla dedica appunto che si può risalire all'autore: "E tanto più ho procacciato lor (alle rime) questo favore (di pubblicarle), quanto più ho conosciuto che dal cavalier Gherardo Boldieri, il quale a Vostra eccellenza le promise, non erano per ottenerlo".
Il poemetto deriva dalla celebre novella del Da Porto e ne attesta la rapida fortuna; ma il B., pur rivelando una buona cultura letteraria, non possiede qualità di poeta, e si limita ad adattare alla forma tradizionale dei poemi cavallereschi una storia di sicuro effetto, avendo però nell'orecchio soprattutto i cantari popolari. Di qui l'impressione che egli lascia di aver trasferito la vicenda da un ambiente aristocratico ad uno borghese campagnolo, accostandosi più alla commedia che alla tragedia, e mantenendo un distacco dai suoi personaggi che si direbbero a lui indifferenti; lo stile è sciatto e monotono e la sintassi - oscillante fra strutture popolareggianti e strutture latine - è spesso disordinata.
Bibl.: Essendo introvabile l'edizione Giolito, per la lettura della novella di Clizia è necessario rifarsi al seguente volume, utile anche per l'altro prezioso materiale in esso raccolto: Giulietta eRomeo, Novella storica di Luigi Da Porto di Vicenza, Edizione XVII, colle varianti fra le due primitive stampe venete; aggiuntavi la Novella di Matteo Bandello su lo stesso argomento, il Poemetto di Clizia veronese, ed altre antiche poesie; col corredo d'illustrazioni storiche e bibliografiche per cura di Alessandro Torri, Pisa 1831 (il poemetto di Clizia si trova alle pp. 143-194; seguono alle pp. 195-202 le Rime di Ardeo in mortedi Clizia sua).
Lo studio fondamentale sul B. resta (nonostante le eccessive sottigliezze e la discutibile interpretazione del poemetto come anticipazione della novella in versi romantica) quello di G. Brognoligo, Il poemetto di Clizia veronese, in Studi di storialetteraria, Roma-Milano 1904, pp. 135-153 (dove si possono vedere tutti i riferimenti alla scarna bibliografia precedente; recensito nel Giorn. stor. della lett. ital., XLV [1905], pp. 407 ss.); a questo studio si rifece brevemente H. Hauvette, La "morte vivante". Etudes de littérature comparée, Paris 1933, p. 160; con un'analisi puntigliosa ed estrinseca ha cercato di dimostrare gli influssi del B. sul Bandello O. H. Moore, Bandello and "Clizia", in Modern Language Notes, Baltimore 1937, pp. 38-44.