BOCCABADATI, Gherardo (Gherardo da Modena)
Nacque a Modena, da una delle famiglie più notevoli della città, non si sa in quale anno. Il cronista Salimbene de Adam nota che da secolare era chiamato Gerardo Maletta. Fu tra i primi compagni di s. Francesco: "de primitivis fratribus unus... non tamen de XII", attesta Salimbene, aggiungendo che il B. fu amico e intimo del santo. Nella leggenda francescana non ha però posto di rilievo: solo l'Historia satyrica di fra' Paolino da Venezia (morto nel 1344; ma la sua opera è composta con materiale anteriore) menziona la sua presenza accanto a s. Francesco nell'episodio della predica agli uccelli (D. M. Faloci Pulignano, Leggenda francescana liturgica del sec. XIII, in Misc. francescana, VIII [1901], pp. 57 s.). Nel 1230 partecipò al capitolo in cui fu compiuta la traslazione del corpo di s. Francesco, e fece poi parte (con s. Antonio da Padova, Aimone di Faversham e altri, secondo la notizia di Tommaso da Eccleston, Tractatus de adventu fratrum minorum in Angliam, a cura di A. G. Little, Manchester 1951, p. 66) della delegazione guidata dal generale Giovanni Parenti a Roma, per presentare a Gregorio IX quelle richieste "pro expositione regulae" che avrebbero indotto il pontefice ad emanare, il 28 settembre di quell'anno, la bolla Quo elongati.
Un ruolo notevole svolse il B. nel 1233 nella regione emiliana in occasione del moto devozionale detto dell'"Alleluja". Delle paci da lui promosse in quell'occasione fanno menzione le cronache così di Modena come di Parma: Salimbene, che parla come testimone oculare, giunge a dire che in Parma i cittadini fecero il frate "suum potestatem, dando ei plenum dominium Parmae" (p. 106); se l'espressione non è da prendersi, con ogni probabilità, alla lettera (come pure si è fatto sovente nella letteratura storica: ma il titolo non appare attribuito altrove al B., mentre da più parti risulta che podestà era in quell'anno il genovese Ansaldo de Mari), è certo che il B. ricevette dal Comune ampi poteri di riformare gli statuti, e che di tali poteri si servì, come attestano le numerose inserzioni conservate nella redazione del 1255. I suoi interventi riguardano innanzitutto il riconoscimento e consolidamento delle paci da lui mediate (vedi, specialmente, pp. 301 ss.), e toccano inoltre la difesa dei privilegi e possedimenti del clero e degli istituti religiosi, l'inquisizione degli eretici, la protezione di orfani e vedove, la tutela della moralità. Salimbene aggiunge che nel corso della sua opera pacificatrice il frate venne a un certo punto a scontrarsi con gli interessi di Bernardo di Rolando Rossi, notevole figura del partito guelfo, cognato del cardinale Fieschi (il futuro Innocenzo IV), e rileva come le simpatie del B. fossero tutte per il partito imperiale.
Un documento di un'attività di mediatore e pacificatore del B. si ha ancora dieci anni più tardi: nel settembre 1243 si trovava con due compagni del suo Ordine, proveniente dalla Puglia, a Traù, e ivi, alla presenza del vescovo, concludeva un accordo fra quel Comune e Spalato. La disposizione mediatrice del B. sembra aver avuto modo di esplicarsi anche all'interno dell'Ordine: così riconciliò frate Alberto di Parma, ministro della provincia di Bologna, con il generale frate Elia. E più tardi, dopo la scomunica di frate Elia, fu dal nuovo generale Giovanni da Parma inviato presso di lui a Cortona, per convincerlo, in nome dell'antica amicizia che li aveva legati, a riconciliarsi con l'Ordine: missione che sarebbe però fallita, per i timori di Elia.
Nel 1249-50 il B. era a Costantinopoli, a fianco di Giovanni da Parma inviato dal pontefice all'imperatore Giovanni III Vatatzes. Da Costantinopoli si recò poi per ordine del generale a visitare la provincia francescana di Romania.
Le fonti che menzionano il B. mettono in rilievo soprattutto la sua fama e la sua efficacia di predicatore. Per effetto della sua predicazione, secondo il racconto di Bartolomeo da Pisa, Giacomo Michiel, suggestionato da una visione, avrebbe donato ai francescani l'isola su cui sarebbe poi sorto il convento di S. Francesco del Deserto (la carta di donazione è del 4 marzo 1233: vedi F. Corner, Ecclesiae Torcellanae, II, Venetiis 1799., pp. 37 s.). E, secondo un documento citato dal padre Flaminio da Parma (p. 58), per la stessa ragione lasciò il secolo Giovanna degli Adelardi, nobildonna di Modena, fondatrice, in seguito, del monastero di S. Chiara in quella città. Dovette essere, la sua, un'oratoria improntata a effetto, intesa a suggestionare attraverso atteggiamenti ispirati ed elementi di sapore prodigioso, come risulta sia dalle pagine di Salimbene (che rileva esplicitamente alcuni aspetti di "messa in scena" nella predicazione dell'"Alleluja") sia da quelle del Clareno (che narra della predicazione costantinopolitana del B., accompagnata dalla rivelazione miracolosa della cattura in Egitto di s. Luigi IX), il che ben corrisponde alla notazione complessiva di Salimbene: "parve litterature fuit, magnus concionator..." (p. 106).
Salimbene costituisce indubbiamente la fonte principale sul B., che aveva anche svolto un ruolo di rilievo nella sua vita: fu lui infatti a presentarlo a frate Elia, di passaggio per Parma, il 4 febbr. 1238, e ad appoggiarne la domanda di essere ammesso nell'Ordine. E all'interno dell'Ordine ebbe poi modo di conoscerlo da vicino, perché gli fu più di una volta compagno di viaggio. Il ritratto che egli traccia del B. è interessante e vivace: "curialis homo fuit valde, liberalis et largus" (e vedi, per il significato e l'importanza di tale "cortesia" nella mentalità del cronista, C. Violante, Motivi e caratteri della Cronaca di Salimbene, in Annali della Scuola Norm. Sup. di Pisa, XXII [1953], p. 114); e insieme, religioso esemplare, e predicatore gradito, e amante del viaggiare: "totum mundum circumire volebat" (p. 106).
Il B. morì a Modena, probabilmente nel dicembre 1257, e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco.
Il suo nome, presto circondato da una fama di prodigi, si trova incluso in un catalogo dei santi francescani già nel 1335 circa (vedi L. Lemmens, Fragmenta minora, Romae 1903, p. 16). La prima ricognizione della tomba fu effettuata nel 1542; dopo varie vicende le sue reliquie ritornarono in quella sede nel 1926. In Modena è festeggiato (quale beato) nella terza domenica di giugno; negli Acta Sanctorum è menzionato sotto il 29 agosto, ma è confuso (come anche altrove, nella letteratura erudita) con Gerardo Rangoni (Acta Sanctorum Augusti..., VI, Antverpiae 1743, p. 495).
Fonti e Bibl.: Statuta Communis Parmae digesta anno MCCLV, a cura di A. Ronchini, Parmae 1855-56, pp. V s., 3, 5, 10, 27, 42 s., 198 ss., 221, 271 s., 290, 292 s., 301-307, 312-315, 320; Codex Diplomaticus regni Croatiae,Dalmatiae et Slavoniae, a cura di T. Smičiklas, IV, Zagreb 1906, pp. 196-199 (docc. 176, 177); Annales veteres Mutinensium, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XI, Mediolani 1727, col. 60; Chronicon Parmense, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., IX, 9, a cura di G. Bonazzi, p. 10; Angelus de Clarino, Historia septem tribulationum ordinis minorum, a cura di F. Ehrle, in Archiv für Literaturund Kirchengeschichte des Mittelalters, II (1886), pp. 268 s.; Bartolomeo da Pisa, De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu, in Analecta Franciscana, IV (1906), pp. 263, 523; V (1912), p. 463; Mariano da Firenze, Compendium Chronicarum fratrum minorum, in Arch. Franc. Histor., II (1909); pp. 310, 628, 629; Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, pp. 103 s., 106, 107 s., 136, 149 s., 237 s., 864, 957; Flaminio da Parma, Mem. istor. delle chiese e dei conventi dei frati minori della... provincia di Bologna, II, Parma 1760, pp. 58, 96 s.; G. Tiraboschi-L. Maini, Dei beati G. Rangoni e G. B. di Modena, Modena 1856, passim; C. Sutter, Johann von Vicenza und die italien. Friedensbewegung im Jahre 1233, Heidelberg 1891, pp. 32-39, 72; O. Holder-Egger, Zur Lebensgeschichte des Bruders Salimbene, in Neues Archiv, XXXVII (1911), pp. 177-179, 183, 186; P. Gratien, Histoire de la fondation... de l'Ordre des Frères Mineurs au XIII siècle, Paris-Gembloux 1928, p. 117; G. Cantini, L'apostolato dei Beati G. B. e L. Valvassori da Perego e la devozione dell'Alleluia, in Studi francescani, XXXIV (1937), pp. 335-345; Bibliotheca Sanctorum, III, coll. 212 ss.