BARONCELLI, Gherardo
Figlio di Michele, dalle fonti contemporanee detto generalmente Micchi, nacque a Firenze nella seconda metà del sec. XIII. Appartenendo per nascita a una famiglia del Popolo grasso che con l'istituzione del Priorato prima (1282) e la promulgazione degli Ordinamenti di giustizia dopo (1293, 1295) si era saldamente impossessata del potere escludendone i Grandi, il B. esplicò, oltre a quella bancaria e commerciale una notevole attività politica. Fu ripetutamente membro della Signoria (1306, 1313, 1334, 1337), e fu anche più volte dei Dodici Buonomini (1331 marzoagosto; 1336 marzo-agosto) e dei Sedici gonfalonieri di compagnia (1325 settembre-1326 febbraio; 1333 aprile-settembre), uffici tutti della massima importanza. Ad essi egli aggiunse, in varie epoche della sua vita, altri núnori, fra i quali sono da ricordare le ripetute cariche di console nelle arti di Calimala e del Cambio, alle quali egli era immatricolato nella sua qualità di banchiere e di mercante di panni di lana rifiniti.
Intensa e molteplice fu anche l'Attività economica del B. e la sua fortuna fu in gran parte legata a quella dei Peruzzi che, come ènoto, tanta parte ebbero, coi Bardi e altri banchieri fiorentini del tempo, nella economia fiorentina della prima metà del Trecento: col fratello Tano fece parte nel 1300 della compagnia "cantante" in Filippo di Amideo Peruzzi con un capitale versato di 13.000 fiorini e poi in quelle del 1308 e del '310, rispettivamente con capitali di fiorini 14.000 e 14.500, e in quelle del 1324 (capitale versato: fiorini 3.000) e del 1331 (capitale versato: fiorini 4.000), intestate a Tommaso di Arnoldo Peruzzi e compagni.
Oltre che socio, il B. ebbe anche cariche importanti nella organizzazione bancaria dei Peruzzi, come quella di "chiavaio alla cassa de, contanti" della società, rimasta per diverso tempo (1335 e anni seguenti) in sue mani. Il disastroso fallimento dei Peruzzi (1343) coinvolse anche il B. e le sue sostanze ne soffrirono un danno irreparabile. Egli era anche proprietario di diverse case e botteghe nel centro di Firenze, e più propriamente in "Vacchereccia", dove erano concentrati i beni immobili urbani di tutta la consorteria: ebbe pure diversi poderi nel contado, la maggior parte dei quali concentrata nella zona di S. Felice a Ema.
Ebbe due mogli, delle quali la prima fu Gemma di Geri di Simone dei Bardi e la seconda Laggia di messer Scolaio dei Pulci; ne ebbe numerosi figli, fra cui sono da ricordare: Agnolo sposatosi a Cella Foraboschi, Piero a Costanza Davizzi, Giovanna a Paniccia di Bemardo Frescobaldi e Losa a Baldino di Nepo dei Bostichi. Risulta morto già il 4 giugno 1345, quando i suoi eredi compaiono in un elenco di azionisti della fallita compagnia dei Peruzzi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Dei, VIII, n. 7, C. 33; Ibid., Carte Pucci, II, nn. 27-28; Ibid., Priorista fiorentino Mariani, I, C. 177; Ibid., MS. 267 (Li Dodtci Buonomini e li Sedici Gonfalonieri di Compagnia delle Compagnie del popolo. due delli tre maggiori Uffici di palazzo), I, c. I; Delizie degli Eruditi Toscani, VIII, Firenze 1776, pp. 209, 211; Cronaca fiorentina di Marchionne, di Coppo Stefani, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXX, 1, a cura di N. Rodolico, pp. 114, 177, 186; A. Sapori, La crisi delle compagnìe mercantili dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926, pp. 161, 233; Y. Renouard, Les relations des Papes d'Avignon et des compagnies commerciales et bancaires de 1316 à 1378, Paris 1941, P. 591; A. Sapori, Studi di storia economica, II, Firenze 1955, pp. 666-669, 671, 693, 724.