GHERARDI DEL TESTA, Tommaso
Nacque a Terricciola (Pisa) il 29 ag. 1814, da Giuseppe, cavaliere e ufficiale napoleonico, e da Rosalba Taddei di Volterra.
Ebbe tre sorelle, Carlotta, Verdiana e Anna, la quale si dedicò alla poesia (Versi e prose di Anna Corsini nata Gherardi del Testa, Firenze 1902). Il cognome è testimonianza di un'antica ascendenza e nella sua forma completa era stato assunto nel 1778 dal nonno del Gherardi.
Non si hanno molte notizie sulla vita privata del G. che l'attitudine per la poesia, l'arte e il teatro portò, già all'età di 14 anni, a scrivere piacevoli sestine (Castità). Costretto a iscriversi alla facoltà di giurisprudenza dell'Ateneo pisano, durante la permanenza in città poté assistere a numerosi spettacoli teatrali e maturare così una coscienza artistica che, spingendolo ad appassionarsi per Walter Scott e per Carlo Goldoni, gli faceva respingere una produzione coeva giudicata troppo lontana dai modelli popolari e realistici. Scriveva infatti al poeta F. Barattani: "l'udire persone del volgo […] parlare in versi […] fino al sublime, allontana troppo dal vero" (Pariset, p. 109).
Nel febbraio 1834, tre anni dopo la morte del padre, il G. conseguì la laurea e nel 1837 entrò nel Collegio degli avvocati toscani per esordire poi nel foro fiorentino (1839). Ben presto però l'amore per il teatro ebbe il sopravvento sull'attività professionale e fu ripagato con il successo che ottenne a Pisa nel 1844 la rappresentazione della sua opera prima: Una folle ambizione. Paradossalmente il favore del pubblico fu tale che alcuni suoi scherzi (Il creatore e il suo mondo, Il fallimento del papa, Il Vaticano) furono attribuiti, per la grazia della lingua e la scorrevolezza dei versi, al ben più famoso G. Giusti.
Non gli sfuggivano, intanto, gli eventi politici che a partire dal 1846 avevano movimentato la scena della penisola toccando anche la Toscana. Quando ebbe inizio la prima guerra d'indipendenza, il G. si arruolò tra i volontari e, con il grado di sergente, il 23 marzo 1848 partì per la Lombardia. Ma già il 29 maggio, con la sconfitta del suo battaglione a Curtatone, fu ferito e catturato dagli Austriaci. Tenuto prigioniero, scrisse un componimento poetico Alle donne di Mantova e al ritorno in patria riprese l'attività di commediografo e le consuetudini familiari, fissando la residenza a Pistoia, nella villa La Torricella, allontanandosene per il carnevale, quando si recava a Firenze, o per l'estate, che trascorreva a Livorno.
Gli anni Cinquanta e Sessanta imposero il G. come uno degli autori più ambiti dalle maggiori compagnie teatrali e dagli attori più celebri. Compose per Adelaide Ristori Il regno di Adelaide e fu nominato socio onorario di molte accademie filodrammatiche. Nel 1856, benché toscano, conseguì la medaglia d'oro quale miglior autore drammatico nello Stato pontificio con Il padiglione delle mortelle. Nel 1861 vinse il concorso drammatico governativo presentando Egoismo e buon cuore e nel 1863 ottenne la cittadinanza onoraria di San Marino. Nello stesso anno, conseguì il primo premio al concorso governativo con Il vero blasone, considerata dai critici una delle migliori sue opere insieme con Le scimmie, Le coscienze elastiche, Il sistema di Giorgio, La carità pelosa, La vita nuova, Casa Palchetti e Vita nuovissima.
La produzione drammaturgica del G., ricca e capace di toccare anche altri generi oltre quello teatrale (la poesia e il racconto), può essere divisa in due periodi. Fino ai primi anni Cinquanta le sue opere sono caratterizzate da contenuti leggeri e una struttura in 2 o 3 atti, ove si snodano storie minute, volte a mettere in risalto le debolezze della borghesia granducale. Dalla seconda metà degli anni Cinquanta, adottato completamente il modello goldoniano, i testi si rivestono di contenuti più spiccatamente sociali e di intenti pedagogici e la struttura si sviluppa in 4 o 5 atti secondo il registro narrativo dello scherzo comico, che confluisce nel genere del proverbio. Le opere di quest'ultimo periodo si muovono ancora nell'ambito ristretto della piccola borghesia toscana, ma i contenuti, giocondi e ilari, nascondono riflessioni più alte, di natura politica o morale, tese a evidenziare la complessità della realtà quotidiana. Nella sua produzione, vivacizzata dal ricorso alla parlata toscana, il G. tentò anche l'esperimento della maschera (Il brillante), apparendo però meno ispirato e incisivo che nelle commedie, dove meglio risaltò il ruolo da lui avuto nella formazione del teatro italiano di metà Ottocento. Come notava F. Martini, "per trovar un dialogo come il suo, sobrio fluido festivo, bisogna risalire al Goldoni" (Martini, 1897, pp. 401 s.).
Scrittore dotato di buone qualità comunicative, il G. si fece conoscere e apprezzare anche come giornalista, collaborando sin dalla metà degli anni Quaranta con molte testate, quali, tra le altre, La Settimana illustrata, il Genio, Cronaca popolare, L'Illustrazione, La Vedetta e La Speranza (ove interveniva con lo pseudonimo di Aldo). Alcune sue commedie, inoltre, vennero pubblicate su La Rivista. Una raccolta di sue commedie fu pubblicata in quattro volumi, con il titolo Teatro comico (Firenze 1856-83).
Il G., che sul finire dei suoi anni si era stabilito presso la sorella Anna, morì a Pistoia il 12 ott. 1881.
Molti giornali diedero risalto a tale perdita. La Vedetta uscì con la prima pagina dedicata al suo ricordo. Analogamente fecero La Nazione e La Gazzetta di Pistoia, mentre Il Popolo pistoiese gli dedicava un intero supplemento. Nel 1897 una solenne cerimonia lo ricordò a quanti lo avevano ammirato. Notizie di una commemorazione per il cinquantenario della sua scomparsa sono rintracciabili su Il Messaggero (14 ott. 1930) e su Il Telegrafo (27 genn. 1931).
Fonti e Bibl.: Pistoia, Biblioteca Forteguerriana, Raccolta Puccini, cass. 14, n. 4, lettera a Niccolò Puccini, 1851; Accademia pistoiese di scienze, lettere e arti, cass. Va, lettera a Giovanni Camici, 20 ott. 1866; Raccolta A. Chiappelli, 40.II, lettera al sindaco di Pistoia, 2 marzo 1880; Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggi: 28 lettere a mittenti vari, ad nomen; G. Mazzoni, Autori ed attori drammatici tra il 1849 e il 1861. Conferenza, [Firenze] 1861; C. Catanzaro, Prefazione biografica, in T. Gherardi del Testa, L'egoista e l'uomo di cuore, Siena 1876; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, ad vocem; La Vedetta (Firenze), 11-16 ott. 1881; Gazzetta pistoiese, 15 ott. 1881; Il Popolo pistoiese, 15, 19 ott. 1881; La Nazione (Firenze), 17 ott. 1881; P. Minucci Del Rosso, Ricordo biografico, Firenze 1882; G. Gatteschi, G. del T. Conferenza, Firenze 1882; F. Martini, Commediografi italiani. T. G. del T., in Nuova Antologia, 1° febbr. 1897, pp. 393-403; La Penna (Pistoia), 1°-23 genn., 20 febbr. 1897; Il Pistoia, 17 genn. 1897; Il Popolo pistoiese, 1897, n. 8; A. Corsini, Versi e prose di A. Corsini nata Gherardi del Testa, cit.; A.M. Zendralli, T. G. del T. 1814-1881, Bellinzona 1910; F. Martini, Lettere. 1860-1928, Milano 1934, p. 291; G. Mazzoni, Storia letteraria d'Italia. L'Ottocento, Milano 1934, ad indicem; C. Pariset, Lettere inedite di T. G. del T., in Boll. stor. pistoiese, XLI (1939), pp. 92-113; D. Bertoni Jovine, I periodici popolari del Risorgimento, Milano 1959, ad indicem; Arch. stor. italiano, CXVIII (1960), p. 494; V. Pandolfi, Storia universale del teatro drammatico, Torino 1964, p. 403; Il teatro italiano. La commedia e il dramma borghese dell'Ottocento, a cura di S. Ferroni, I, Torino 1979, pp. XXXIX-XLI, XLV; Diz. del Risorgimento naz., sub voce; Enc. dello spettacolo, V, sub voce.