Gherardesca, Nino (Ugolino) della, detto il Brigata
Figlio del conte Guelfo della G. (figlio di Ugolino), e di Elena, figlia naturale di re Enzo. Imprigionato con l'avo e gli altri parenti nella torre dei Gualandi (luglio del 1288), vi morì di fame nel marzo dell'anno successivo (cfr. If XXXII 124 - XXXIII 90). Il suo nome appare già nel 1272; nel 1288, come elemento moderato, i ghibellini pisani volevano associarlo al nonno Ugolino nel governo della città. Pare però che anch'egli abbia contribuito a far precipitare la situazione politica già tesa verso la guerra civile, uccidendo, con l'aiuto di alcuni compagni, Gano Scornigiano " ch'era da la parte di Iudicie e dei Visconti di Lungarno... [sicché] un de' Iudici di Gallura e i Vesconti si levonno a romore contra lo conte Ugolino, diciendo e gridando ‛ Muoia chi non vuole pacie coi Gienovesi ' " (Fragmenta Historiae Pisanae, in Rer. Ital. Script. XXIV 651). Nulla però di tutto questo traspare dall'episodio dantesco, dove anzi il Brigata è presentato (come d'altronde il fratello Anselmuccio e gli zii, Gaddo e Uguccione) innocente fanciullo (Innocenti facea l'età novella / ... Uguiccione e 'l Brigata / e li altri due, If XXXIII 88-90), e immeritevole della fine atroce che gli fu riservata. Anche il Villani (VII 128) scrive che " di questa crudeltà furono i Pisani per lo universo mondo, ove si seppe, forte biasimati... [essendo] gli figliuoli e nipoti [del conte Ugolino]... giovani garzoni e innocenti ".