GHENELEOS (Γενέλεως)
Scultore greco operante a Samo nel VI secolo a. C. La sua firma si trova sull'orlo inferiore della veste di una figura femminile seduta in trono, indicata col nome di Phileia, facente parte di un donario di sei figure poste in fila sopra uno zoccolo a due gradini, ancora in situ lungo la via sacra tra la città e il santuario di Hera, a N dell'accesso monumentale del circuito di età precedente alle costruzioni attribuibili a Rhoikos (v.). Alcune figure recano iscritto il nome di ciascuna e al complesso si riferisce l'iscrizione recante la firma: ἡμὰς ἐποίησε Γενέλεως ("noi fece G."). L'esame stilistico porta a datare queste sculture al 560-550 a. C.
Da sinistra a destra, alla figura di Phileia seguiva una statua virile priva di iscrizione, poi tre inserzioni nella base per tre statue femminili stanti, delle quali è conservata quella centrale, Philippe. Le altre due sembrano perdute, a meno di qualche frammento, forse non identificato tra il materiale posto in luce dalla missione archeologica tedesca (Buschor). La sesta figura, femminile, era raffigurata recumbente e porta l'iscrizione [Ενι]οχη εἰμι: [ἡ] κἀν[ε]ϑηκε τηι ῾Ηρι: ("Sono [Eni]oche che anche essa ha dedicato a Hera", con riferimento al donario). È stato supposto che si trattasse, per quest'ultima figura, di una sacerdotessa dello Heraion, promotrice della preziosa offerta votiva.
Il donario di G. rappresenta un caposaldo per la nostra conoscenza della scultura samia arcaica. Lo scultore appare un contemporaneo, appena un po' più giovane, dell'ignoto maestro della cosiddetta Hera dedicata da Cheramyes (Parigi, Louvre) che è considerata il capolavoro della scultura samia arcaica (v. hera; samo). Una kòre, dedicata anch'essa da Cheramyes, solo di recente esposta ai Musei di Berlino (v. greca, arte), ci fornisce quasi il passaggio dallo stile della Hera a quello di Gheneleos. Entro i comuni caratteri ionici greco-orientali, l'arte di G. mantiene il gusto per la concezione unitaria della statua, retta dalla linea di contorno, ma, rispetto alle sculture più antiche, accentua di più, all'interno, l'animazione del sottile giuoco ornamentale di linee, che accompagnano con morbida scioltezza le forme del corpo prendendo motivo sia dal costume samio a fitte pieghe, sia dai capelli resi con geometrico spartito di perle sfaccettate. La concezione volumetrica della figura seduta indica diretti contatti con Mileto; ma anche la figura maschile e quella femminile stante, per quanto ingentilite dalla grazia tipicamente samia, sono ricche di allusioni in tale direzione. La figura recumbente, tipologicamente inconsueta, appare, pertanto, non priva di qualche impaccio. Senza dubbio il donario di G. rappresenta uno dei complessi più notevoli che ci siano pervenuti dall'età arcaica. Le statue si conservano nel museo di Vathy.
Bibl.: E. Buschor, Altsamische Standbilder, fasc. 2, Berlino 1934, p. 26 ss.; Arch. Anz., 1937, c. 206; G. M. A. Richter, Archaic Greek Art, New York, 1949, p. 104 ss.; G. Karo, Greek Personality, 1948, p. 202; G. Lippold, Die Griech. Plastik, in Handbuch, III, i, p. 57; E. Buschor, in Neue Beiträge z. klass. Altertumswissensch., Festschrift B. Schweitzer, Stoccarda 1954, p. 95 ss.; id. in Neue Deutsch. Ausgrab., Berlio 1959, p. 223 ss.