GHAZNI
(XVI, p. 887; App. IV, II, p. 57)
Le attività di scavo e di esplorazione a G. e nel suo territorio si sono interrotte nel 1979 a seguito degli avvenimenti politici e militari che hanno interessato l'Afghānistān; non sono tuttavia mancati, da allora, studi sull'argomento. Le ultime grandi campagne di scavo condotte a Tapa Sardār (1974, 1975 e 1976) hanno fatto luce sul periodo antico del santuario buddhista, caratterizzato da monumenti di tipo gandharico. In particolare, i monumenti della terrazza sistemata sul fianco nordorientale del colle si presentano in una successione che ha consentito di stabilire una cronologia relativa. Si distinguono un Periodo antico i e un Periodo antico ii, suddiviso questo in una fase A, a cui appartiene lo stūpa 64 con la quinta urbana in miniatura che lo racchiude figurando un ''paradiso'', e una fase B, testimoniata dalla cappella n. 100, dipinta, dove alla colossale immagine di un Buddha assiso si affiancavano due Bodhisattva stanti e laici, vestiti dei tipici abiti kuṣāṇa o di tradizione kuṣāṇa. Si pensa oggi che le strutture sinora note del Periodo antico siano piuttosto tarde, databili tra il 4° e il 6° secolo d.C., risalenti cioè in parte a epoca eftalita.
Secondo alcune recenti tendenze della ricerca, si pensa che gli Eftaliti, lungi dal provocare la fine della civiltà gandharica, siano stati i responsabili di una forte committenza monumentale e iconografica, a cui si devono siti quali Goldara presso Kabul e, appunto, la Tapa Sardār più antica, e di importanti fondazioni a Taxila e a Hadda. La produzione plastica di Tapa Shotor in quest'ultima località, molto vicina a quella di Tapa Sardār, si dispone tuttavia lungo parecchi secoli (dal 2° al 7° d.C.), sicché l'attuale orientamento va preso con una certa cautela, tanto più che mancano datazioni assolute.
Altrettanto tardivi sembrano essere i monumenti rupestri localizzati nel territorio del governatorato, a ovest di Ghazni. I monasteri, cavati nell'arenaria, sono distribuiti in una vasta area, tra le grotte di Qal῾a-ye Homay Qal῾a a est e, a ovest, quelle di Tapa Zaitun, un enorme complesso scavato su varie terrazze e caratterizzato da grandi ambienti rettangolari con nicchie e banconi, non finito.
Gli scavi di G. hanno dato informazioni importanti sull'evoluzione del Buddhismo nell'India di Nordovest e in Asia centrale. Un ambiente con altare del fuoco di forma stellare, con sagrestia adiacente, che risale al Periodo antico ii, attesta probabilmente la pratica del rito del homa, documentato nelle iconografie gandhariche. Nel Periodo tardo (7°-8° secolo d.C.), alle composizioni tipiche del Piccolo Veicolo o compatibili con le sue dottrine (il Paradiso di Maitreya della cappella n. 17) si affiancano iconografie che possono intendersi solo nel quadro di riferimento offerto dal Mahāyāna: accanto alla nota Durgā della cappella n. 23 va osservata la massiccia presenza di immagini di Bodhisattva disposte agli angoli di grandi ambienti quadrangolari come il n. 36 e il n. 75, e una scena come quella della cappella n. 37, che si deve forse leggere come la predicazione del Buddha ai Bodhisattva sul Gṛdhakūṭa.
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