GETI (Τέται, Getae)
Antica popolazione di stirpe tracia della Penisola Balcanica, stanziata nel territorio del Basso Danubio. Non del tutto chiaro è il suo rapporto con i Daci (v.), termine che in alcuni casi sembra usato come sinonimo di Geti, mentre altri indizî portano a considerare i Daci solo come un ramo affine (secondo alcuni un gruppo dipendente) dei Geti. Rimandando a daci per la storia ed etnografia, ricordiamo qui in genere come i Geti (di cui si menzionano anche i sottogruppi etnici dei Terizî e Crobizî) menavano vita nomade e dedita alla pastorizia. Sottomessi per breve tempo da Dario nella spedizione scitica, entrarono nel sec. V sotto l'influenza del regno trace degli Odrisî, cui fornirono in varie occasioni, come nella spedizione di Sitalce contro Perdicca di Macedonia, contingenti della loro valorosa cavalleria. Nel sec. IV furono sottomessi dagli Sciti, e in parte ricacciati a sud del Danubio (Ovidio ricorda, nel suo confino di Tomi, Geti e Sciti frammisti). In epoca ellenistica, fecero parte del territorio di Lisimaco, contro cui invano li invocarono in aiuto le città greche del litorale pontico. Con i Romani vennero a contatto durante le guerre mitridatiche, allorché Lucullo ne invase il territorio. Dopo un breve periodo, in cui i Geti fecero parte dell'effimero e brillante regno dacico di Burebista (65-44 a. C.), essi ricaddero sotto piccoli dinasti locali, e, con la romanizzazione della Mesia, Tracia e Dacia, entrarono definitivamente nell'orbita di Roma. Con gli Sciti, i Geti beneficarono dell'interesse culturale "filobarbaro" di alcune correnti greche: soprattutto rilevato fu in essi il disprezzo del pericolo e della morte, in relazione alla loro fede in una vita ultraterrena, presso il dio Zamolxi. Nonostante parziali idealizzazioni, non sembra che il loro livello di vita passasse la media degli altri popoli barbari.
Bibl.: E. Roesler, Die Geten und ihre Nachbarn, Vienna 1864; W. Tomaschek, Die alten Thraker, in Sitzber. d. Kais. Akad. d. Wiss. zu Wien, CXXXI (1894); Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 1330-34.