Gerusalemme
(ebr. Yerushalayim; arabo Urushalim o al-Quds «la città santa») Città della Palestina centrale, proclamata da Israele sua capitale. È situata nella parte più alta dell’altopiano della Giudea, a 750-800 m, in posizione favorevole per le comunicazioni. Il nome di G. deriva dalla forma verbale yarah («fondò») e dal nome della divinità semitica Shālēm. La città, abitata già agli inizi dell’epoca storica, è menzionata al principio del 2° millennio a.C. nei testi egiziani di esecrazione. Al tempo di David la città era in possesso dei gebusei (ca. 1000 a.C.); fu conquistata da Ioab e David ne fece la capitale del regno di Israele. Nel centro dell’acropoli di Sion, Salomone fece edificare un grandioso tempio, distrutto nel 587 dai babilonesi che saccheggiarono la città. Rientrati in patria dopo l’editto di Ciro (538), i giudei costruirono il secondo tempio e Neemia rielevò le mura. Nel 331 a.C. fu occupata da Alessandro Magno e passò poi sotto i Tolomei d’Egitto (sino al 198) e sotto i Seleucidi di Siria. Ma i tentativi di questi ultimi di ellenizzare la città provocarono la rivolta dei Maccabei e l’instaurazione della dinastia degli Asmonei, che durò sino a quando G., nel 63 a.C., fu conquistata da Pompeo: nel 37 a.C. i romani consegnarono la città a Erode che la ricostruì, rifacendo per intero il tempio. Sotto il procuratore romano Ponzio Pilato, Gesù Cristo fu crocefisso sul Golgota. I fermenti religiosi e il malcontento per l’amministrazione romana provocarono due gravissime rivolte, quella del 66-70, al termine della quale Tito distrusse il tempio, e quella di Bar Kokeba (132-135), scoppiata quando Adriano volle ricostruire G. come colonia romana. Repressa la rivolta e distrutta la città, G. fu riedificata e assunse il nome di Aelia Capitolina. Conquistata nel 614 dai persiani di Cosroe II, fu riconquistata da Eraclio nel 629. Nel 637 si arrese al califfo ‛Omar; passò poi sotto i califfi di Damasco e di Baghdad. Nel 972 fu occupata dai califfi fatimidi e nel 1010 il califfo al-Hakim fece distruggere il Santo Sepolcro. Passata nel 1076 ai turchi selgiuchidi, nel 1098 tornò al califfo d’Egitto. Conquistata dai crociati nel 1099, fu capitale del regno di G.; dopo la riconquista musulmana (1187) del Saladino, nel 1229 vi entrò Federico II; occupata nel 1239 dagli egiziani, fu restituita temporaneamente ai cristiani nel 1243. L’anno successivo entrò a far parte dell’Egitto musulmano fino al 1517, quando fu occupata dal sultano turco Selim I. Il dominio ottomano ebbe termine nel 1917, con l’occupazione inglese della Palestina. Sede dell’amministrazione britannica durante il mandato della Società delle nazioni (1922-48), G. registrò un rapido aumento della popolazione e una crescita dei conflitti fra gli immigrati ebrei, installati soprattutto nei nuovi quartieri occidentali, e la popolazione araba (musulmana e cristiana), prevalente nella città vecchia. In base al piano di spartizione della Palestina fra uno Stato arabo e uno ebraico, approvato (1947) dall’Assemblea generale dell’ONU, la zona di G. (comprendente anche Betlemme) doveva costituire un’enclave all’interno dello Stato arabo, sottoposta a regime internazionale sotto il controllo delle Nazioni Unite, in modo da salvaguardare i diritti di ebrei, cristiani e musulmani, la libertà di accesso e la protezione dei luoghi santi delle tre religioni. La guerra del 1948-49 (durante la quale il quartiere ebraico della città vecchia fu quasi totalmente distrutto) portò all’occupazione di G. da parte delle forze israeliane (settore occidentale) e giordane (la città vecchia con i principali luoghi santi), e alla sua conseguente divisione di fatto, sancita dall’armistizio tra Tel Aviv e Amman (1949). Malgrado la riaffermazione da parte dell’ONU (1948 e 1949) del principio dell’internazionalizzazione di G. e l’approvazione del relativo Statuto (1950), Israele e Giordania procedettero all’annessione delle rispettive zone di occupazione e nel 1950 Israele proclamò G. propria capitale (il settore giordano fu annesso formalmente da Amman, con il resto della Cisgiordania). Dopo la guerra del giugno 1967, che estese il controllo di Tel Aviv all’intera Cisgiordania, G. fu riunificata sotto la sovranità israeliana e nel 1980 l’annessione fu solennemente sancita da una «legge fondamentale» che proclamò G. capitale «unita e indivisibile» dello Stato di Israele; censurando tale legge, nel 1980, il Consiglio di sicurezza dell’ONU invitò gli Stati a stabilire a Tel Aviv le rappresentanze diplomatiche in Israele. Malgrado le ripetute condanne da parte sia dell’Assemblea generale sia del Consiglio di sicurezza dell’ONU, l’opera di integrazione fra le due parti di G. e di quest’ultima nel territorio nazionale è proseguita, negli anni successivi, anche attraverso l’intervento sulle caratteristiche fisiche e demografiche della città (estensione dell’area municipale, trasformazioni urbanistiche, insediamenti ebraici ecc.); l’espansione degli insediamenti israeliani nella città e attorno a essa ha determinato una crescita imponente della popolazione israeliana a G. Est, che è giunta quasi a eguagliare la popolazione palestinese nella zona e che dal 2002 è stata praticamente isolata dalla Cisgiordania dalla costruzione di una barriera difensiva di sicurezza, mirata a ostacolare i violenti attentati terroristici palestinesi sferrati contro la popolazione civile di G. e di altre città israeliane. Poiché lo Stato di Palestina non rinuncia a considerare la città come sua capitale, la questione di G. continua a rappresentare un tema di particolare difficoltà nei tentativi di pace.