GERRHA
Antica città araba situata sulla costa occidentale del Golfo Persico; è citata da numerosi scrittori antichi tra cui Polibio (XIII, 9), Strabone (XVI, 3,3), Plinio (Nat. hist., VI, 32,7) e Tolemeo (Geog., VI, 7,16).
Si ritiene che la città sia stata fondata da alcuni Caldei esiliati da Babilonia, forse nel periodo neo-assiro. Secondo Strabone, la sua ricchezza eguagliava quella dei Sabei, nell'Arabia meridionale, e proveniva dal commercio, in particolare da quello dell'incenso. L'incenso di G., a differenza di quello mineo, è in effetti ricordato nei papiri di Zenone nel III sec. a.C. (C. C. Edgar, ed., Zenon Papyri, I, Il Cairo 1925, 59009; IV, Il Cairo 1931, 59536). G. esportava - o riesportava - le sue mercanzie per via di terra fino a Petra o Alessandria, o per via marittima e fluviale fino alla costa e poi lungo l'Eufrate, fino a Thapsaco.
L'espansione commerciale della città è attestata da una dedica offerta da un abitante di G. a Delo nel II sec. a.C. La città potrebbe essere stata sede di una zecca nella seconda metà del III sec. a.C.; alcuni tetradrammi d'argento del tipo di Alessandro, ma con legenda in aramaico o in lettere sudarabiche, trovati a Thāğ e a Baḥrein (Failaka) provengono da una zecca regionale non ancora individuata che diversi studiosi collocano a Gerrha.
Furono senza dubbio questa ricchezza e questa potenza a spingere Antioco III a tentare di «sottomettere» la città nel 205 a.C.; i suoi abitanti, che non parlavano greco e avevano bisogno di un interprete, acquistarono la loro libertà d'azione al prezzo di un «dono» enorme. Si ritiene generalmente che questo episodio rifletta la volontà seleucide di controllare meglio sia il commercio arabo-indiano nel Golfo Persico sia le vie carovaniere trans-arabe che partivano dalle rive del golfo, in un'epoca in cui la navigazione diretta dal Mar Rosso all'India era sconosciuta agli occidentali.
Non c'è dubbio che G. fosse protagonista di questo commercio. Gli accenni a G. divengono più rari dopo il I sec. d.C. e non parlano più della ricchezza della città, cosicché possiamo ritenere che il declino di questo empòrion arabo sia conseguente all'apertura del collegamento marittimo diretto tra Alessandria e l'India, nel II o I sec. a.C.
Gli archeologi non hanno ancora localizzato G. nell'Arabia orientale. Sono stati proposti diversi siti della baia di al-Uqayr o della costa presso Dammām, ma senza prove concrete; altri studiosi preferirebbero una collocazione più all'interno, in accordo con alcuni testi che sottolineano l'importanza dell'insediamento di Thāğ, le cui vestigia, appena sfiorate dall'indagine, appartengono al periodo seleucide. Un'ipotesi recente suggerisce di associare G. a Thāğ come capitale del regno dello Ḥagar, e di contemplare l'esistenza di una seconda G. «marittima» lungo il golfo, possibilmente nella regione di Ğubayl. In ogni caso, l'archeologia della regione orientale dell'Arabia è ricca di vestigia di età ellenistica: resti architettonici a Thāğ, tombe a ‘Ayn Ğawan, altri tumuli funerari, monete, ceramica attica e anse di anfore rodie, ecc. Le ricerche archeologiche nell'Arabia orientale sono scarse, soprattutto per quanto riguarda questo periodo; è probabile, tuttavia, che la zona di influenza seleucide nel golfo includesse almeno la fascia costiera di questa regione (isola di Tarut).
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