RAGUSA MOLETI, Gerolamo
Letterato, nato il 14 gennaio 1851 a Palermo, dove morì il 18 luglio 1917. Fu uomo d'ingegno vivo, artista duttile, che cercò di volta in volta di servirsi della copiosa vena lirica seguendo i mutevoli gusti: ora come seguace delle maniere carducciane, ora attenendosi all'impulso del Verga in prose "naturalistiche", ora tentando la prosa ritmica su alcuni esempî francesi. Amatore e cultore proficuo degli studî sulla poesia popolare e sugli usi e costumi della sua Sicilia (e per sotto l'efficacia di Giuseppe Pitrè), allargò il campo dei suoi studî fino a Poesie dei popoli selvaggi o poco civili (Palermo 1892), I proverbi dei popoli selvaggi (Palermo 1893), La poesia dei selvaggi (Napoli 1896), di là da quanto era nelle sue facoltà dottrinali e critiche. Non altrimenti, discorrendo di Pitrè e le tradizioni popolari (Palermo 1878) e di Carlo Baudelaire (Palermo 1878), ecc., diede prova di cultura, ma non di adeguata preparazione. Come giornalista ebbe un'azione giovevole a far meglio nota alla Sicilia la produzione continentale, e meglio nota all'Italia la Sicilia. I bozzetti (Aloe, Palermo 1878), il romanzo Il signor di Macqueda (rist. Roma 1884), e le scritture poetiche, come Caprera (Palermo 1882), L'eterno romanzo, canzoniere (Ravenna 1883), Odi (Marsala 1889), ecc., furono felici promesse, che non si può dire abbiano avuto perfetta attuazione. Anche in Memorie ed acqueforti (Milano 1891) l'uomo non seppe esprimere sé stesso in una forma davvero bella e sua propria, pur riuscendo a dimostrarvi facoltà non comuni.
Bibl.: G. Gentile, Il tramonto della cultura siciliana, Bologna 1917, p. 155 segg.; L. Russo, I narratori, Roma 1923, pp. 121-22.