GIGLI, Gerolamo
Nacque a Fuscaldo, presso Cosenza, nel 1800. Adolescente, abbracciò la carriera ecclesiastica e fu ammesso nell'Ordine dei predicatori nel monastero di Soriano in Calabria. Concluse quindi il proprio noviziato presso il cenobio di S. Domenico a Cosenza; successivamente, nel 1832, ultimati gli studi umanistici e teologici nel convento di S. Domenico Maggiore a Napoli, affrontò con successo l'esame finale. Fu subito inviato, con l'incarico di baccelliere ordinario, che tenne dal 1834 al 1835, a Cosenza.
Tornato a Napoli, insieme con il padre D. Travaglini, reggente di S. Domenico Maggiore, diede nuovo assetto alle scuole. S. Domenico Maggiore in quegli anni aveva acquistato così un ruolo determinante nella cultura ecclesiastica napoletana: vi si tenevano la maggior parte delle assemblee elettive, vi si organizzavano gruppi di predicazione popolare e vi si formavano intere generazioni di giovani. Divenuto a sua volta reggente nella provincia di Cosenza, (1836-38), quando tornò a Napoli il G. si dedicò con M. Cioffi all'insegnamento e all'esame delle lauree in teologia di quella università. Associatosi alla provincia di Napoli, ne condusse le scuole e amministrò la prefettura, diventando priore del convento di S. Domenico e quindi vicario generale per le province monastiche utriusque Siciliae et Maltae.
Intanto l'energia, l'intransigenza e il senso del dovere con cui aveva esercitato la professione, gli valsero l'amicizia del prefetto R. Orioli che, anch'egli calabrese, perseguitato a causa delle sue idee liberali, trovò rifugio presso il G. in S. Domenico Maggiore a Napoli. La collaborazione che si instaurò tra i due e la considerazione in cui l'Orioli mostrò di tenere il G. attirarono però su questo l'inimicizia dei due fratelli Cioffi, uno dei quali ambiva alla carica di priore di S. Maria del Vomero in Napoli.
Non riuscendo nel loro intento e attribuendone principalmente la colpa al G., i due fratelli si industriarono in seguito non solo per inimicargli l'Orioli, ma anche per far sì che fosse procrastinato il capitolo generale dei domenicani, che avrebbe dovuto eleggere il G. capo dell'Ordine.
Nel maggio 1843 A. Ancarani, preposito generale, lo chiamò a Bologna come reggente dello Studio di S. Domenico; nello stesso periodo trovavano rifugio in città molti padri domenicani e studenti che, in seguito alla repressione dell'attività cospirativa, venivano perseguitati nelle province di Puglia, Calabria e Sicilia.
Il G. tornò ancora una volta a Napoli. Intanto con l'insegnamento aveva ottenuto grande fama ed era considerato uno dei più dotti neotomisti calabresi: un riconoscimento in tal senso gli venne con la carica di priore di S. Maria sopra Minerva e, più tardi, di vicario generale dell'Ordine che, trasferitosi a Roma nel marzo 1849, ottenne per la delega in extremis di V. Aiello, vicario generale e suo amico di vecchia data.
L'8 nov. 1850 il G. divenne bibliotecario nel collegio Casanatense insieme con padre D. Modena, ma non restò in carica che pochi giorni: quando, infatti, furono ripristinate le due cattedre teologiche di dogmatica e morale, il 13 novembre egli fu eletto all'unanimità secondo cattedratico accanto a padre M.G. de Ferrari. Compito dei due docenti era quello di illustrare e commentare pubblicamente presso la biblioteca del collegio la dottrina tomistica. Il G. rinunciò però a questo ufficio, per essere promosso nel 1856 teologo casanatense, con il compito di adoperarsi con lo studio e con gli scritti a vantaggio della Chiesa.
Proprio per la sua profonda conoscenza delle dottrine tomistiche, Pio IX lo aveva chiamato a far parte nel 1854 della commissione di otto consultori che si dovevano esprimere nella causa contro A. Rosmini Serbati. Nel dibattito il G., insieme con V. Tizzani e C.G. Vercellone, si distinse per le sue opinioni moderate sugli scritti del Rosmini; le stesse posizioni mantenne, sempre insieme con Tizzani, quando fu relatore nel processo a carico delle opere del teologo boemo A. Gunther.
Negli stessi anni il G. ottenne una serie di altre cariche onorifiche: fu assistente perpetuo della congregazione dell'Indice e membro di altre congregazioni come quelle dei Vescovi e regolari, dei Riti, dell'Esame dei vescovi, della Disciplina regolare, delle Indulgenze, delle Reliquie; per finire, fu presidente del collegio teologico dell'Università romana.
Socio dell'Accademia di religione cattolica, che teneva le proprie adunanze nell'Università romana sotto la presidenza di F.M. Asquini, il G. vi lesse, il 9 luglio 1857, una dissertazione sul tema È a torto che da parecchi si afferma essere la religione cristiana avversa alla filosofia; anzi essa armonizza colla vera filosofia, e ne promuove di sua natura i progressi, che rimane una delle sue poche opere pubblicate. Secondo A. Guglielmotti, infatti, molti dei lavori del G. sarebbero rimasti sepolti negli archivi delle congregazioni per le quali erano stati scritti.
Il 2 nov. 1859 Pio IX gli conferì con un breve la carica di maestro del Sacro Palazzo tradizionalmente riservata ai domenicani e investita di competenze di natura giudiziaria, amministrativa, economica, ma soprattutto teologica. Rientrava in quest'ultimo campo il potere di concedere o negare l'imprimatur alle pubblicazioni sottoposte al suo controllo, e il G. lo esercitò fino al 1867 quando, sospettato di aver aderito alle posizioni di quanti auspicavano una riforma del clero in senso liberale, dovette rinunziare al magistero. Si ritirò allora nel convento di S. Maria sopra Minerva a Roma, dove passò gli ultimi anni della vita afflitto dai dolori della podagra e debilitato spiritualmente.
Il G. morì a Roma il 16 nov. 1873.
Fonti e Bibl.: Gli scritti del G. relativi alle cause del Rosmini e del Gunther sono conservati a Roma nell'Arch. della Congregazione per la dottrina della fede. Ibid., Biblioteca Casanatense, Mss. Casanatensi 395, 404/9, 497/2 (contengono documenti amministrativi firmati dal G. nelle cariche ricoperte tra il 1854 e il 1865); Ibid., Arch. di S. Maria sopra Minerva, Provincia Romana, G. Sanvito, G. G. (ms.; 1873); Ibid., P.T. Masetti, Memorie istoriche della Biblioteca Casanatense (1700-1884); Ibid., Arch. gen. dell'Ordine dei predicatori, VIII.65: Fatto storico che disvela uno sbaglio, come si crede del p. maestro G. e spiega ad un tempo la malignità sempre più degli uomini, pp. 1-6; A. Guglielmotti, Catalogo dei bibliotecari, cattedratici, e teologi del Collegio Casanatense…, Roma 1860, pp. 16, 25 s., 58; Monumenta Ordinis fratrum praedicatorum historica acta capitulorum generalium, recensuit fr. Benedictus Maria Reichert, XIV, Romae 1904, pp. 393/15, 408/1, 421/20; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Romae 1916, p. 62; A. Walz, Compendium historiae Ordinis praedicatorum, editio altera recognita et aucta, Romae 1948, pp. 523, 606; L.G. Esposito, I domenicani di Calabria nell'età della Restaurazione (1815-40), in Archivum fratrum praedicatorum, XLVIII (1978), pp. 292, 295 s.; Id., I domenicani di Abruzzo e di Napoli fra Restaurazione e Unità (1815-61), ibid., L (1980), pp. 422, 428, 433, 485, 491; G. Martina, Pio IX (1851-66), Roma 1986, ad indicem; A. D'Amato, I domenicani e l'Università di Bologna, Bologna 1988, pp. 635, 641; M.F. Mellano, Anni decisivi nella vita di A. Rosmini (1848-54), Roma 1988, pp. 94, 127 s.; R. Hernandez - R. Fortini, Novus catalogus Archivi generalis Ordinis praedicatorum in S. Sabina existentis, I, Roma 1999, p. 144; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor.-ecclesiastica, XCVI, p. 243; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XX, coll. 1289-1291, s.v. Giglio, Girolamo.