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CASATI, Gerolamo

di Agostino Borromeo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)
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CASATI, Gerolamo

Agostino Borromeo

Nacque, verosimilmente a Milano, da Giovanni Battista e da Orsola de Capitani di Lavello. Il padre, di antica famiglia patrizia lombarda, possedeva diversi fondi nel circondario di Monza e nell'alta Martesana, nonché palazzi a Monza e a Milano. La data di nascita del C. non è nota: siccome, però, dai registri dei morti del tribunale di Sanità di Milano risulta che egli morì nel 1594 all'età di circa sessantaquattro anni, si può ritenere che egli vide la luce intorno al 1530. Nel 1550 abbracciò la carriera delle armi che avrebbe poi percorso brillantemente: infatti il 1° nov. 1564 il marchese di Pescara lo nominava commissario generale della cavalleria leggera dello Stato di Milano.

In una lettera del 18 febbr. 1573, Filippo II raccomandava il C. al governatore di Milano, Luis de Requesens, per il brillante comportamento tenuto "en la espugnación de Ulpian". L'episodio cui fa riferimento il regio dispaccio non è chiaro, anche perché la piazzaforte di Volpiano, di cui apparentemente si tratta, era una piazzaforte spagnola in, Piemonte espugnata dai Francesi nel 1555.

Alla posizione sociale della famiglia e non al grado rivestito dal C. nell'esercito spagnolo si deve probabilmente l'onore singolare che gli toccò nel 1574, quando ebbe il previlegio di ricevere in casa propria il re di Francia.

Enrico III di Valois, che dalla Polonia si recava in patria per assumere la successione del fratello Carlo IX, nel corso del suo viaggio fece tappa a Monza dove convennero a rendergli omaggio il duca di Savoia, il duca di Mantova, il governatore dello Stato Ayamonte e l'arcivescovo di Milano. Giunto il 10 agosto, il sovrano si fermò nella cittadina lombarda una notte ed un giorno, durante i quali fu ospite del C. nel suo palazzo.

In seguito a quali circostanze il commissario generale abbandonasse la carriera inilitare per entrare nell'amministrazione civile dello Stato, non è dato sapere: errata è comunque l'affermazione di alcuni studiosi secondo cui egli avrebbe occupato anche il posto di questore del magistrato delle Entrate straordinarie. Il C. fu invece chiamato a sostituire, il 10 luglio 1583, il tesoriere generale dello Stato Pietro Lopez de Orduña, sospeso dalla carica. Di questo ufficio, che sovraintendeva a tutte le operazioni di cassa in entrata ed in uscita, egli divenne titolare il 9 dic. 1588: con il decreto di nomina, Filippo II gli assegnava il soldo di cinquecento scudi annui e lo gratificava di un donativo di mille scudi una tantum.

Nel frattempo il C. aveva anche conseguito l'accesso alle cariche patrizie con la ammissione al Consiglio generale della città, avvenuta il 9 giugno 1586. Parallelamente ai progressi della sua carriera sembra che anche la situazione patrimoniale della famiglia, alquanto compromessa intomo al 1550, registrasse un niiglioramento: ciò si può dedurre da alcuni acquisti di terreni presso Monza ed in Brianza, effettuati dal C. dopo il 1589.

È probabile che fossero proprio le più prospere. condizioni economiche del tesoriere generale ad indurre qualcuno, dopo la sua scomparsa, a denunciare in Spagna presunte irregolarità di gestione mediante le quali il C. si sarebbe indebitamente appropriato di denaro pubblico: il fatto, però, che alla corte di Madrid non si diede seguito alle accuse consente di ritenerle infondate, tanto più che all'indomani della morte del tesoriere generale, il governatore Fernandez de Velasco aveva espresso in termini estremamente lusinghieri il suo apprezzamento per la collaborazione fornita dal C., traendo argomento da ciò per caldeggiare la nomina del genero di lui, Ferrante Cignardi, a successore nella carica. Il genero, peraltro, non sarà l'unico membro della famiglia ad avvantaggiarsi della posizione del C.: già nel 1587, con la rinuncia al seggio di decurione del Consiglio generale della città a favore del figlio Alfonso, il tesoriere generale aveva avviato quest'ultimo ad una brillante carriera pubblica. E con Alfonso ed i suoi discendenti inizierà, fatto unico nella storia diplomatica, una vera e propria dinastia di ambasciatori, i quali per oltre un secolo si succederanno nella carica di rappresentante spagnolo nella Confederazione elvetica.

Il C. morì a Milano il 24 apr. 1594; il 20 marzo di tre anni prima aveva testato a favore dei due figli maschi Gian Battista ed Alfonso.

Fonti e Bibl.: Archivo General de Simancas, Estado, legg. 1285, n. 58; 1291, n. 90; 3418, n. 156; Arch. di Stato di Milano, Popolazione, p. a., cart. 194, reg. a. 1594, ff. n. n.; Milano, Arch. stor. civico, Famiglie, cartt. 383, 384, ff. n. n.; Ibid., Bibl. Ambrosiana, S.I.L. IV (stampati), fasc. 23; P. Morigia, Historia dell'antichità di Milano, Venezia 1592, p. 483; A. Frisi, Mem. storiche di Monza e sua corte, III, Milano 1794, pp. 114 s.; F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, IV, Milano 1885, s. v. Casati., tav. XII; L. Zerbi, La peste di S. Carlo in Monza, in Arch. stor. lomb., s. 2, VIII (1891), p. 85; H. Reiahardt, Die Correspondenz von Alfonso und Gerolar, Casati... mit Erzherzog Leopold V. von Oesterreich, Freiburg 1894, ad Indicem;A. Giussani, Il forte di Fuentes, Como 1905, p. 118; F. Arese, Elenchi dei magistrati patrizi di Milano dal 1535 al 1796…, in Arch. stor. lomb., s. 8, VII (1957) p. 160; Id., Le supreme cariche del ducato di Milano da Francesco II Sforza a Filippo V (1531-1706), ibid., s. 9, IX (1970) pp. 112, 127.

Vedi anche
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