CAIMI (Caimus, Cajmo), Gerolamo
Nacque a Milano nel 1558da Bartolomeo II e da Margherita d'Adda.
Di nobile e ricca famiglia, feudataria di Appiano, assai influente nell'ambito cittadino e i cui membri, per antica tradizione, solevano dedicarsi alla vita pubblica (Cristofaro, Gaspare, Bartolomeo), si dedicò assai presto agli studi di diritto, addottorandosi nel 1580in civile e subito dopo in canonico. Al contrario del fratello Benedetto, che divenne cavaliere dell'Ordine di Malta, il C., seguendo le tradizioni della famiglia, si dedicò alla vita pubblica della città e, già nel 1582, fuaccolto nel Collegio dei giureconsulti, essenziale punto di partenza nella Milano del tempo per una carriera politica di una certa importanza. Dopo essersi dedicato per breve tempo all'avvocatura, nel breve volgere di dieci anni il C. percorse i gradi più importanti del cursushonorum cittadino: avvocato del Fisco regio, consultore nell'Ufficio della S. Inquisizione, questore dei Redditi straordinari dello Stato di Milano. Nel 1592, stando ai documenti da lui firmati e conservati nella cancelleria dello Stato di Milano (Arch. di Stato di Milano), è già vicario del Tribunale di provvisione, il più ambito forse degli uffici pubblici cittadini. Ma l'avvenimento più importante nella vita del C., e che influì grandemente sulla sua tranquilla carriera di funzionario pubblico, fu la nomina, avvenuta nel 1595, ad ambasciatore permanente dello Stato di Milano presso la corte di Spagna a Madrid.
Pur nella frequenza di ambascerie tese ad ottenere lo sgravio dei vari carichi fiscali che opprimevano la città e il ducato, quella del C., sia per la durata sia per la grave situazione economica del ducato, fu senz'altro di notevole importanza. Le stesse istruzioni del Tribunale di provvisione al suo oratore lo confermano, istruzioni segrete ricevute dal C. quando già stava imbarcandosi a Genova per raggiungere la Spagna nell'agosto del 1595. Due gli scopi principali: "…porre argine alla molteplicità di aggravi che si venivano addossando alla città… mettendo in considerazione a S. M. i molti debiti dello Stato… contratti per la maggior parte per aver sovvenuto nelli bisogni urgenti a questo populo suo… Et proporre quindi che si levi del tutto l'Estimo perché dannoso, e almeno non si aplichi fra Città e Ducato… et procurare uno de' Tribunali di questa città, o almeno giudici nostrani a rivedere gli aggravi" (Arch. storico civico di Milano, Dicasteri, Ambasciatori, cart. 139).
Il C. restò a Madrid dal 1º ottobre 1595 al 3 gennaio 1599, ricevendo per tutta la durata del suo soggiorno uno stipendio di lire 1.260 al mese, nonché, per l'esito della sua missione, una catena d'oro con medaglia del valore di 200 scudi. Ma più che vantaggi economici o possibilità di ingerenza politica, assai scarsa per la dipendenza quasi assoluta della città dal governo centrale di Madrid, tale legazione conferì all'interessato un forte prestigio nell'ambito cittadino, specialmente per i contatti personali, assai difficili di solito, con i personaggi più in vista della corte di Madrid.
L'anno stesso del suo ritorno a Milano, infatti, essendosi resa vacante, per la morte del senatore Camillo Castellazzo, una cattedra senatoria, il Consiglio cittadino propose al sovrano la nomina del C. che, fortemente raccomandato nella stessa Madrid, l'ottenne facilmente. Negli anni successivi quindi venne nominato consigliere nel Supremo Consiglio d'Italia e, da Filippo IV, sempre nel Consiglio d'Italia, reggente della provincia di Milano: carica di scarso peso politico forse, ma di grandissimo prestigio. E fu proprio nello svolgimento di tali uffici che il C. acquistò larga fama di "celebre giurista" fra gli scrittori del suo tempo, pur lasciando gran parte delle sue opere inedite. Lucilio Terzago scrisse un'operetta in suo onore, C. A. Belcredi ne scrisse in parte la vita, Carlo Tapia si proclamò apertamente suo discepolo nella dedica al C. delle Decisiones Supremi Italiae Senatus (Neapoli 1626).
Il C. morì a Milano il 16 sett. 1627. L'elenco delle sue opere, rimaste in gran parte inedite e non più rintracciabili, è riportato dall'Argelati: Decisiones Supremi Consilii Italiae ante Tapiam Tractatum de Regia Visitatione ad usum Regis Catholici, cum notis et observationibus Francisci Maradei, in Practicae observationes dello stesso Maradei, Neapoli 1705, pp. 350 ss.; Consilium pro excusandis Medicis collegii Mediolanensis ab onere annuali; Allegationes in materia hereditatis.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Cancelleria dello Stato di Milano, b. 321, anno 1592, Araldica, sub voce Caimi; Milano, Archivio storico civico, sezione Dicasteri, Ambasciatori, cart. 139; Vicari di Provvisione, anno 1592; Famiglie nobili, sub voce Caimi; Archivio di Stato di Torino, sez. III, art. 506, ff. 3 s.; Pavia, Archivio storico comunale, Carteggio tra Pavia e l'oratore a Milano, nn. 108, 115; Archivio di Stato di Venezia, Dispacci ambasciatori veneti al Senato, filza 19, 25 ott. 1595; L. Terzago, De illustrissimi regentis Hieronymi Caimi.. laudibus, Milano 1606; Milano, Bibl. Ambrosiana, cod. A. 103: C. A. Belcredi, Vita Hieronymi Caimi;A. De Naeviis, Liber unus ad Hieron. Caimum, Mediolani 1626; C. Tapia, Decisiones Supremi Italiae Senatus, Neapoli 1626, pp. 2 s.; O. Landi, Senatus Mediolanenns, Mediolani 1637, pp. 228 a.; G. Sitonis, Theatrum equestris nobil. secundae Romae, Mediolani 1706, p. 168; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolan., I, Mediolani 1745, c. 259; A. Salomoni, Mem. stor. diplomatiche degli ambasciatori… dal 1500 al 1796, Milano 1806, pp. 223, 236 s.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese… di Milano…, I, Milano 1889, p. 114; M. Bendiscioli, Politica, amministrazione e religione nell'età dei Borromei, in Storia di Milano, X, Milano 1957, p. 100.