BOSSI (Bosso), Gerolamo
Figlio di Francesco e di Francesca della stessa famiglia, nacque a Milano in data imprecisabile. Non si conosce il curriculum dei suoi studi; solo si sa che intraprese fin dai primi anni con grande ardore, "genialiter", gli studi di medicina.
Scarse notizie della sua vita si traggono dai biografi eruditi del Sei e Settecento, che talvolta lo confondono con l'omonimo giurista e letterato fiorito nel secolo successivo, pavese di nascita (Ghilini, Picinelli). Il B. entrò nell'ordine dei medici della sua patria il 22 marzo 1560; svolse la propria attività professionale in modo del tutto disinteressato, secondo quanto affermano i biografi: il che ci farebbe pensare a un suo stato di agiatezza, se nella prima delle sue opere (I primi cinque canti d'Heliodoro di M. Hieronimo B. Gentil Huomo milanese, Milano 1557), alla fine del quinto canto, l'autore non facesse insistente cenno a strettezze economiche sue e dei suoi, che lo avrebbero costretto a interrompere l'opera. Di una "persecutione" ai danni del B. parla oscuramente il Contile nelle sue Lettere, scrivendo a un Sebastiano Bossi fratello di Girolamo; da tale lettera e da due altre scritte direttamente al B. nel dicembre 1562, apprendiamo anche l'esistenza di un altro fratello, Bernardino, e di una moglie. Il B. fece parte dell'Accademia pavese degli Affidati, fondata nel 1562; nel 1565 tra le Rime degli Accademici Affidati di Pavia (Pavia 1565) appaiono ventotto sonetti, una canzone, una sestina e due componimenti in ottave del B., "il Necessitato" (suo nome accademico); abbiamo inoltre notizia di un altro sonetto, dedicato alla duchessa di Parma Margherita d'Austria, manoscritto nel cod. 627 della Bibl. Parmense, insieme con il decimo canto della Genealogia... Casa d'Austria (Salza).
La morte del B. può con ragionevole sicurezza esser posta tra il 1570 (data di pubblicazione di un'operetta teorica: Ragioni perché la Volgar Lingua abbia havuto dal Petrarca,e dal Boccaccio il compimento, Padova 1570) e il 1574 (il Contile lo dice infatti di già morto, nel fiore dell'età, nel suo Ragionamento..., edito in quell'anno).
L'opera del B. che merita maggiore interesse, almeno dal punto di vista storico, e senz'altro il poema cavalleresco, in due successive versioni, con differenti titoli e di diversa estensione: la prima narra in cinque canti l'innamoramento di Eliodoro, giovane principe d'Austria, e dell'ariostesca Marfisa, dalla cui felice conclusione avrà origine la casa d'Asburgo. Dedicati a Carlo V e ricchi di nomi illustri accompagnati dai più vari topoi encomiastici (da Margherita d'Austria al Madruzzo, da Maria d'Inghilterra, futura sposa di Filippo II, a Emanuele Filiberto di Savoia, a Ippolita e Isabella Gonzaga), questi cinque canti contengono pure una decisa polemica anti-protestante e anti-francese (specialmente nel canto III, con una digressione sulla guerra di Carlo Magno contro Desiderio in difesa del Papato), significativa del particolare clima politico italiano in quegli anni. La seconda versione in dieci canti (La Genealogia della gloriosissima Casa d'Austria, Venezia, Fratelli Sessa, 1560) porta avanti il racconto e termina con la genealogia vera e propria; il senso dell'opera non cambia e l'unica cosa che giova notare, segno anche questo dei tempi, è che cambiano i destinatari di alcuni elogi: scomparso Carlo V, il suo posto spetta a Filippo II; in luogo del Madruzzo troviamo Carlo Borromeo e Isabella di Valois sostituisce Maria Tudor.
Fonti eBibl.: Luca Contile, Lettere, Pavia 1564, II, cc. 256-257r, 417, 421; Id., Ragionamento sopra la proprietà delle Imprese, Pavia 1574, cc. 96v-97r; G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati, Venezia 1647, pp. 112 ss.; F. Picinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, p. 334; B. Corte, Not. istoriche intorno a' medici scrittori milanesi, Milano 1718, pp. 94 s.; F. Argelati. Biblioth. script. Mediolan., Mediolani 1745, I, col.214; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1855; Bibl. dei romanzi e poemi cavallereschi italiani, Milano 1838, p. 23; A. Salza, Luca Contile,uomo di lettere e di negozi del secolo XVI, Firenze 1903, pp. 262-268.