BENZONI, Gerolamo
Nato a Milano nel 1519 da umile famiglia, che le vicende di guerra del tempo avevano ancor più impoverita, "non potendo il padre mio allo studio sostentarmi", come egli stesso narra nella sua opera e nella dedica di essa a papa Pio IV, fu obbligato a recarsi, non si sa con quali funzioni, in varie parti d'Italia, in Francia, in Spagna e in Germania. Venuto a conoscenza delle scoperte di nuovi paesi al di là dell'Atlantico, "mi accesi di una voglia estrema di andarvi". Nel 1541 a ventidue anni lasciò Milano e per via di terra arrivò in Spagna, dapprima a Medina del Campo, città allora di molto traffico, e poi a Siviglia; scendendo il Guadalquivir giunse a Sanlucar de Barrameda, "il porto più frequentato per l'India". Imbarcatosi, per le Canarie arrivò a Cabañas nelle piccole Antille. Costeggiata la terraferma dell'America Meridionale fino ad Amaracapanna, ammirato il paesaggio di ricca vegetazione, ma dal clima caldo e umido, il B. si ammalò; un sacerdote francese lo curò e lo mandò all'isola Margherita, sempre nelle Sottovento. Rimessosi in salute, si imbarcò di nuovo e pervenne all'isola di Borichiù, detta dagli Spagnoli San Juan de puerto rico per l'abbondanza di oro ed argento. Da Portorico nel 1544 andò ad Haiti e successivamente a Cuba. Tornato in terraferma, procedendo da Cartagena verso ovest e nord-ovest, egli arrivò a Nombre de Dios (Panama), donde, "come io era giovane, gagliardo e pieno di un certo vigore di animo grande, pure desideroso di farmi ricco", procedette verso la Costarica e il Guatemala. Tornato a Panama nel 1545, si diresse verso sud, arrivando a Quito e a Guayaquil, e visitò parte del Perù. "Di poi la giunta mia nel Perù in capo de 3 anni, trovandomi con alquanto miliara de ducati e già satio di stare in quelli paesi" nel maggio del 1550, profittando dell'arrivo a Guayaquil di una nave proveniente da Panama, "determinai di partirmi e venire alla patria mia". Da Panama il B. andò al Nicaragua, dove fu trattenuto da una lunga malattia; guarito, si imbarcò di nuovo nel 1554, ma una tempesta nel tragitto per l'Avana gli fece perdere parte degli averi. Finalmente per Madera giunse il 13 sett. 1556 a Sanlucar de Barrameda e di lì, per Siviglia, Cadice, Genova, arrivò a Milano, lieto di aver visto "tante novità e tanto mondo e tanti paesi strani". Al pensiero delle difficoltà incontrate in quattordici anni pare impossibile al reduce "che un corpo umano abbia potuto sopportare tanto".
Rimpatriato, il B. decise di scrivere la Historia del mondo nuovo, che uscì in prima edizione nel 1565, con dedica a Pio IV, e nel 1572 in seconda edizione con parecchie varianti, con l'aggiunta di alcune pagine sulle Canarie e la dedica al senatore milanese Scipione Simoneta.
Non si conosce la data della sua morte.
La Historia è in tre libri; in ognuno di essi si associano alle vicende personali dell'autore vasti excursus. Nel primo, che tratta della scoperta dell'America, il B. difende l'italianità di Cristoforo Colombo contro le "inventioni" di quegli storici spagnoli che sono incapaci di sopportare "che un italiano habbia conquistato tanto honore e tanta gloria non solamente fra la natione spagnola, ma infra tutte quelle del mondo". Il secondo libro comincia con la storia della tratta dei negri d'africa in America. Il terzo con la conquista del Perù ad opera di F. Pizarro. I tre excursus offrono al B. la possibilità di dar maggior sfogo ai sentimenti di irriducibile avversione contro gli Spagnoli, di cui è permeata tutta l'opera, anche se non vengono giustificate neppure le azioni dei Francesi in America. In quegli sfoghi si ravviva lo stile del libro, che è nel resto piuttosto scialbo, prolisso, senza vivacità, anche per le cose viste direttamente. Non che il B. non senta il fascino di un paesaggio inconsueto (sulle Ande "trovatomi in cima stetti un pezzo guardando e riguardando quegli strani e maravigliosi paesi e mi pareva vedere una cosa che fusse e non fusse come una visione"), ma non sa andare oltre alle semplici sensazioni e dare una succosa esposizione di tante molteplici esperienze, a meno che esse non lo molestino materialmente, come per esempio il tabacco. "Vedete che pestifero e malvagio veleno del diavolo è questo. A me è accaduto sentirlo solamente andando per le vie... questo fumo che in lingua messicana è chiamato tabacco e subito sentito il fetore acuto ero forzato a partirmi con gran presteza". Egli si giova troppo di quanto hanno saputo dire altri viaggiatori sui paesi di nuova scoperta, tanto da cadere nella colpa di plagio. Il giudizio che su di lui espressero gli studiosi è quanto mai vario, dai pochi che ne vollero sostenere la preparazione scientifica sino al Thevet, scrittore del sec. XVII, che prospettò l'ipotesi che il B. non abbia mai fatto viaggi in America, anzi non sia mai esistito, ma che la Historia sia una semplice finzione di detrattori dell'opera degli Spagnoli in America. Giustamente si osserva che in tal caso difficilmente si spiegherebbe la dedica a un pontefice nella prima edizione e a un senatore milanese nella seconda; né il Moriggi quasi contemporaneo dei B. lo ricorderebbe fra i Milanesi dei suo tempo, pur inserendolo erroneamente fra i nobili di quella città. Pare più rispondente al vero ritenere la Historia come un centone di notizie derivate dall'esperienza di un viaggiatore poco attento e di un osservatore poco profondo, integrata dalla utilizzazione niente affatto scrupolosa dei lavori altrui. Tuttavia il libro godette di molta diffusione, come attestano le trentadue edizioni fuori d'Italia dal secolo XVI al XVIII: una fortuna che si spiega soprattutto con il vasto interesse dei paesi protestanti per le opere che denunziavano l'inumanità della colonizzazione "cattolica". La prima edizione dell'opera apparve a Venezia nel 1565 (F. Rampazetto, pp. 9, cc. 175) col titolo, La historia del mondo nuovo di M. Girolamo Benzoni milanese. La quale tratta dell'isole & mari nuovamente ritrovati & delle nuove città da lui proprio vedute, per acqua & per terra in quattordeci anni. La seconda edizione (Venezia, P. e F. Tini, 1572, cc. 4 nn., cc. 179) ha il titolo come la precedente, ma aggiunge: Nuovamente ristampata & illustrata con la giunta d'alcune cose notabile dell'isole di Canarja;l'ultima, a cura di A. Vig, Milano 1965, dà l'elenco completo delle precedenti.
Fonti e Bibl.: P. Moriggi, La nobiltà di Milano, Milano 1595, p. 144; F. Picinelli, Ateneo di letterati milanesi, Milano 1670, pp. 333 s.; A. Thevet, Histoire des plus illustres et scavans hommes, Paris 1671, p. 271; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Milano 1745, I, 2, p. 137; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 905; P. Amat di San Filippo, Studi biogr. e bibliogr. sulla storia della geogr. in Italia, Roma 1882, I, pp. 292-294; M. Allegri, Di G. B. della sua Historia del mondo nuovo, in Raccolta di docum. e studi pubbl. dalla R. Commiss. colombiana, parte s, III, Roma 1894, pp. 133-154; A. Fraccacreta, Alcune osservazioni su l'Historia del Mondo Nuovo di G. B., Roma 1939; R. Romeo, Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento, Milano-Napoli 1954, pp. 86-88.