BALDINOTTI, Gerolamo
Nacque a Pistoia il 7 giugno 1559; visse a Roma per diciassette anni al seguito del cardinale Giorgio de Rallivil e poi del cardinale Pietro Gondi. Nel 1602 tornò alla sua città ove condusse vita attiva assolvendo per sette volte la carica di gonfaloniere e dove morì il 9 ag. 1629 durante la famosa pestilenza. Mancano altri dati biografici; ma da alcune lettere a lui indirizzate dal Vannozzi si deduce che fu da questo considerato degno di notevole reputazione letteraria.
I suoi scritti, eccettuata la parte che lo riguarda del Libro di ricordi della famiglia Baldinotti compilata dallo stesso B. e manoscritta alla Biblioteca Nazionale di Firenze, non sono stati conservati. Quel che si conosce di lui si deve a B. Vannozzi che inserì alcuni scritti del B. nelle sue Lettere miscellanee, III, Venetia 1606, e nei suoi Avvertimenti politici,Pistoia 1610-1613.
Non si conosce la trama della commedia Damigella comica,rappresentata nella sala maggiore del palazzo degli Anziani di Pistoia il 10 ed il 12 febbr. 1608, che dové comunque riportare un discreto successo. Degli scritti riportati dal Vannozzi sono interessanti soprattutto la Lettera in risposta a Pier Lorenzo Forteguerri sopra l'edizione del secondo tomo degli Avvertimenti Politici (in B. Vannozzi, Avvertimenti Politici, II, Pistoia 1610) e il Discorso sopra gli Avvenimenti Politici del Vannozzi al Signor Sebastiano Forteguerri (ibid., III, Pistoia 1613).
Si tratta di interessanti dissertazioni in cui il B., partendo dall'esame delle opere del Varinozzi, trova il modo di esprimere alcune considerazioni d'ordine generale che investono una poetica e l'ufficio del letterato. Di particolare importanza a questo riguardo i brani relativi ad una possibile condanna della poesia, in cui l'atmosfera della controriforma spinge l'autore a considerare accettabile la sola poesia di ispirazione sacra, mentre la sua cultura unianistica non solo gli fa condannare i versi che non rappresentino un sereno otium, ma lo porta a dichiarare che "le poesie lascive praticate con retto fine come sarebbe per imparare la pulitezza della lingua senza l'applicazione del concetto, possano anco leggersi". Affermazioni che lasciano supporre un certo disimpegno moralistico e un ideale aristocratico che si manifesta nel disprezzo per ogni forma di poesia degradata a mestiere cortigianesco.
Anche la prosa del B., limpida e scorrevole, denota la sua raffinata educazione, nonché un'ottima conoscenza ed una intelligente assimilazione di testi lati i greci, sacri e patri nl'stici, con una particolare preferenza per quelli filosofici.
Oltre agli scritti citati, si ricordano un Discorso che l'eloquenza e gli ornamenti maggiori della lingua vengono giudiziosamente adoperati nello stile epistolare (dal Vannozzi, Lettere Miscellanee, III, p. 642), un Commentario sopra le rime di Cino da Pistoia, menzionato dal Mazzuchelli, e una Vita del b. Andrea Franchi dell'ordine di S. Domenico, vescovo di Pistoia, e di messer Bartolomeo suo fratello, preposto di Prato,scritta nel 1616 e citata dal Moreni fra i manoscritti in suo possesso.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II, 1, Brescia 1758, p. 140; F. A. Zaccaria, Bibliotheca Pistoriensis,Augustae Taurinorum 1762, p. 167; D. Moreni, Bibl. storico-ragionata della Toscana, I,Firenze 1805, p. 67; V. Capponi, Bibliografia pistoiese, Pistoia 1874, p. 38; A. Chiti, G. B. autore della Damigella comica, Pistoia 1897 (rec. in Arch. stor. ital., XX [1897], pp. 222-23, e in Giorn. stor. d. letter. ital., XXXI [1898], p. 170).