GUSSAGO, Germano Jacopo (talvolta Jacopo Germano o Germano, o solo Jacopo)
Nacque a Ghedi (Brescia) il 22 ag. 1747 da Giuseppe e da Lucrezia Rovati, "onesti e comodi negozianti".
Di salute cagionevole, il G. fu affidato per i primi studi a don G.B. Pini di Brescia, che il Gambara (p. 146) definisce "ruvido e pedante grammatico", per passare poi, sempre in Brescia, alla scuola gesuitica delle Grazie. Nonostante l'opposizione dei genitori, preoccupati per la sua gracile costituzione, volle farsi francescano ed entrò nella "famiglia" dei minori osservanti. Anche dopo l'ordinazione sacerdotale proseguì negli studi, insegnando contemporaneamente filosofia ai novizi nel convento bresciano del suo Ordine, S. Giuseppe.
Grazie ai consigli e alle pressioni di un padre Ameno, confratello e predicatore, che lo spinse a vincere la ripugnanza a parlare in pubblico, divenne un ricercato oratore sacro, che spiccava per "il suo dire facile, affettuoso, scorrevole, la sua chiara pronunzia, il soave portamento" (ibid., p. 147). Fin dalla giovinezza si era appassionato agli studi storici (specialmente biografici), cui era stato avviato da don B. Zamboni, dal canonico L. Ricci e soprattutto da G.B. Rodella, segretario e collaboratore di G.M. Mazzuchelli per gli Scrittori d'Italia. Questa propensione venne ulteriormente stimolata, nel convento veneziano di S. Giobbe dove soggiornò a più riprese, dal padre Gioacchino Trioli da Chiari (cui dedicherà un affettuoso ritratto nel vol. II della Biblioteca clarense, pp. 219-260), origine di un rapporto fra lui e la cittadina di Chiari che avrà tanta influenza sulla sua vita e sulle sue pubblicazioni.
Il G. declinò sempre di assumere cariche nell'Ordine; alla soppressione napoleonica dei conventi nel 1810 si ritirò prima in famiglia a Ghedi, in casa del nipote Giuseppe, entrando poi a far parte del clero secolare bresciano, pur continuando ostinatamente a firmarsi "ex minore osservante". La cronaca dei momenti più difficili di quel periodo tramanda un singolare episodio che lo riguarda: il 19 luglio 1798 a Brescia il G., abitante in S. Faustino, stava portando nascostamente il viatico a un moribondo, nonostante i severi divieti delle autorità, quando si vide circondato da una folla orante che, ignorando i suoi vivaci rifiuti, lo accompagnò con fiaccole e canti. Non risulta comunque che subisse sanzioni.
È molto difficile seguire i suoi spostamenti negli anni successivi: i suoi più durevoli soggiorni, oltre quelli nel convento veneziano di S. Giobbe, furono a Chiari, nel convento di S. Bernardino, a Ghedi e a Brescia. Tuttavia l'attività di predicatore itinerante per la Lombardia, il Veneto e anche l'Istria può essere ricostruita, se pur approssimativamente, attraverso le datazioni dei suoi carteggi.
Il G. aveva cominciato presto a compiere ricerche in vista dell'ambizioso progetto di una storia completa dei letterati e scienziati della provincia bresciana che, tuttavia, dovette poi limitare nella pubblicazione a un ambito più ristretto. In una lettera a T. Begni del 13 genn. 1823 egli afferma che l'opera avrebbe dovuto "formare cinque o sei volumi", ma che per il momento erano completate solo "le prime due lettere dell'alfabeto, che sono A e B, le quali formar debbono un grosso volume in 4°; […] se il Signore mi dà una lunga vita ancora, mi lusingo di compiere questa grand'opera, che farà stupire il mondo al veder che nella provincia bresciana vi sono stati tanti uomini di lettere in ogni classe di scienze". Dell'originario progetto restano manoscritte alcune parti importanti, le principali presso la Biblioteca Queriniana di Brescia (Mss., P.III.20 e P.III.21: Biblioteca bresciana, o sia Notizie istorico-critiche intorno ai letterati e scrittori bresciani distese dal p. Jacopo Gussago min. oss., rispettivamente tomo I, cc. 201, e tomo II, cc. 234). Poco coinvolto nelle drammatiche vicende politiche del suo tempo il G., che pure "non fu un reazionario codino, ma piuttosto un conservatore illuminato diffidente delle novità" (Formenti, 2001, p. 38), pubblicò con regolarità lavori singoli, sempre sperando di pervenire prima o poi a riunirli, con altri, nella "grande opera" accennata. Il primo fu quasi certamente la Vita di G. Tavelli (Brescia 1784). Seguirono: Memorie intorno alla vita e agli scritti di Baldassarre Zamboni (ibid. 1798); Notizie istoriche sulla vita e sugli scritti di Lodovico Ricci (ibid. 18o8); Memorie intorno alla vita, a' costumi ed alle opere di Andrea Marini (ibid. 1809); Memorie spettanti alla vita e agli scritti dell'abate Domenico Colombo di Gabbiano professore di belle lettere (ibid. 1813); Memorie intorno alla vita, a' costumi ed agli scritti di Giuseppe Nember (ibid. 1815); Memorie intorno alla vita, a' costumi ed agli scritti di Michelangelo Luchi bresciano, monaco cassinense, cardinale (ibid. 1816); Memorie intorno alla vita ed alle opere del padre Pier Luigi Grossi (Venezia 1817); Memorie intorno alla vita e a' costumi della giovinetta Rosa Girolama Francinotti (Brescia 1818); Notizie istoriche di S. Germano vescovo di Parigi (ibid. 1818); Memorie intorno alla vita a' costumi ed alle opere di Sante Cattaneo eccellente pittore (ibid. 1819); Memorie intorno alla vita ed ai costumi del chierico Jacopo Manziani (ibid. 1820, con lo pseudonimo di Gasparo Dublino).
Alcune fra le biografie compilate dal G. debbono però essere esaminate a parte, perché confermano la sua posizione filogiansenista (anche se, poco interessato alle dispute teologiche e dottrinali, egli non si schierò troppo apertamente e comunque, a differenza di altri rappresentanti del giansenismo bresciano, non incorse mai in censure ecclesiastiche). Si tratta delle vite di tre dei più importanti giansenisti bresciani (ma ne pubblicò anche di minori): Notizie istorico-critiche intorno alla vita e agli scritti dell'abate Giovan Battista Rodella (Padova 1804); Notizie istorico-critiche intorno alla vita, a' costumi ed alle opere dell'abate donG iuseppe Zola bresciano, professore emerito di storia ecclesiastica nell'Università di Pavia (Brescia 1825, che suscitò gran scalpore negli ambienti ecclesiastici, perché era la prima biografia pubblicata di quell'importante e "pericoloso" giansenista, dedicata per giunta a Pietro Tamburini); Notizie sulla vita, scritti e persecuzioni di Giovan Battista Guadagnini arciprete di Cividate (Brescia, Biblioteca Queriniana, I.VIII.18, m. 5 - Ducos III) che potrebbe però essere un'autodifesa del Guadagnini sotto il nome del G. (lo scritto è stato pubblicato a Breno nel 1989 da C. Franzoni e altri, unitamente al carteggio Guadagnini - Rodella). Tuttavia il G. diede sempre prova di obiettività, onestà intellettuale e moderazione: fra i suoi lavori non mancano corrette biografie di rappresentanti del partito avverso, i gesuiti: quella del prevosto di Chiari, Stefano Antonio Morcelli, è una delle più ampie e approfondite della sua produzione.
L'unica opera da lui pubblicata non appartenente al filone biografico fu un accurato e ampio lavoro bibliografico (231 pp. complessive di cui 5 n.n.), le Memorie storico-critiche sulla tipografia bresciana (Brescia 1811), ancor oggi di qualche utilità, che tratta delle prime tipografie sorte nel Bresciano, fornendo esaurienti schede sugli incunaboli ivi stampati. Coronò le sue pubblicazioni l'opera più estesa, alla quale si era felicemente ridotto il primitivo progetto della Biblioteca bresciana: il Saggio della Biblioteca clarense, ovvero Notizie istorico-critiche intorno agli scrittori e letterati di Chiari (I, Chiari 1820; II, ibid. 1822; III, ibid. 1824). Sembra che l'idea di stamparlo come opera indipendente dalla Biblioteca bresciana fosse maturata già nel 1811 (alcune delle biografie che vi confluirono erano già state pubblicate, o lo furono poi anche a parte).
Esso contiene 63 "vite" di varia ampiezza (dalle 168 pagine dedicate a S.A. Morcelli alle poche righe per A. Garuffa; accurati elenchi ragionati di tali biografie in Formenti, 2000, p. 20). La caratteristica più apprezzabile di tutti i lavori del G., che egli amò definire "storico-critici" (di là dalle intenzioni encomiastiche, che pure esistono), è un accurato controllo critico delle fonti, secondo la metodologia della più avvertita critica erudita del Settecento: le principali cui attinse sono i documenti d'archivio e le pubblicazioni, accuratamente vagliati, ma usò anche informazioni fornitegli dalla sua fitta rete di corrispondenze erudite e, per i personaggi di epoca recente, le testimonianze dei sopravvissuti. Seguì uno schema fisso: origini famigliari, studi, vicende biografiche, carattere e personalità, catalogo ragionato delle opere, edite e inedite; il tutto trattato con stile stringato e asciutto, che si distingue da quello di molta letteratura contemporanea di quel "genere". In particolare, per la Biblioteca clarense i suoi referenti principali furono l'eruditissimo canonico L. Ricci di Chiari, e, dopo la morte di questo nel 1805, l'erede delle di lui carte don T. Begni (primo bibliotecario della Biblioteca di Chiari); con entrambi il G. ebbe una fittissima corrispondenza.
Partecipò attivamente alla vita culturale di Brescia, e il 3 maggio 1812 venne eletto "socio attivo" dell'Ateneo di Brescia, nei cui Commentari apparvero alcuni suoi scritti. Il G. morì a Brescia il 1° luglio 1827, lasciando al nipote Giuseppe le sue carte, successivamente donate alla Biblioteca Queriniana e a quella della fondazione "Ugo Da Como".
Due fratelli, Stefano e Faustino, sacerdoti, meritano un cenno. Stefano, nato il 1° marzo 1742 a Ghedi, morì a Quinzano d'Oglio il 13 ag. 1813; studiò teologia presso i gesuiti, sotto il celebre p. F. Sanvitale, e diritto canonico nel seminario di Brescia con don Bolognini, ricevendo l'ordinazione sacerdotale il 28 maggio 1763. Dopo aver predicato come "missionario apostolico", il vescovo G. Nani gli affidò una scuola di teologia morale per il clero urbano, istituita nel palazzo vescovile. Nel 1783 fu eletto parroco di Pompiano e nel 1793 arciprete di S. Maria Calchera; fu poi esaminatore sinodale e delegato della cancelleria vescovile. Nel 1801 fu deputato del clero bresciano ai Comizi di Lione voluti da Napoleone, e nel 1802 fece parte del Collegio elettorale dei dotti. Il 19 febbr. 1803 fu promosso prevosto e vicario foraneo di Quinzano. Il G., usufruendo di un lavoro di G. Nember, gli dedicò le Memorie intorno alla vita ed a' costumi di Stefano Gussago prevosto di Quinzano (Brescia 1816). L'altro fratello, Faustino, fu autore di opere teatrali, pubblicate.
Fonti e Bibl.: Ghedi, Archivio della parrocchia di S. Maria Assunta, Liber baptismatum, 23 ag. 1747; Brescia, Biblioteca civica Queriniana, Fondo Clemente De Rosa, n. 62 (167 lettere del G. a T. Begni dal 1° febbr. 1805 al 23 apr. 1826); Mss., K.VI.8 (100 lettere di F. Garbelli a vari, copie di mano del G.); E.V.4 (carteggio di E. Zamboni; 18 lettere del G., 1776-91, e 4 del fratello Faustino, 1780-88); K.V.18 (copie di pugno del G. di lettere di B. Zamboni a vari, legato Ducos Gussago); K.V.5 (miscellanea donata nel 1888 da Giuseppe e Faustino Ducos Gussago, contenente carte varie sul G.); inoltre: I.VI.26; I.VII.5 e 17-20; K.V.1-2; K.V.3 m. 1-4; K.V.5 m. 1-3; K.V.14; K.V.17; K.V.20-27; K.V.38; K.V.45-47; K.V.49; K.V.50 m. 1-7; K.V.51; K.VI.4 (tutti contenenti manoscritti di opere del G., edite e inedite); I.VI.6 (Catalogo dei libri stampati di autori bresciani che esistono presso padre G. G., e catalogo dei libri manoscritti che esistono presso di me); Chiari, Fondazione Biblioteca Morcelli - Pinacoteca Repossi, Mss., A.I.4 (carteggio Lodovico Ricci: 193 lettere, 59 del G., 13 giugno 1779 - 28 genn. 1801, e 43 del fratello Faustino, 1789-1801) e A.II.10 (carteggio T. Begni: una lettera del G., 1815, e una del Begni al G., 1823); Lonato, Biblioteca della Fondazione "Ugo Da Como", cart. 142 bis (50 lettere di L. Ricci al G., 1786-1802, e una di B. Zamboni del 1788; dono di Marziale Ducos Gussago a Ugo Da Como nel 1934); Salò, Biblioteca dell'Ateneo, Mss., sez. A.8.12 (4 lettere del G. a G. Brunati, 1821-22); Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Mss., VIII.B.20 (lettera del G. a B. Gamba, 18 maggio 1821); Mantova, Biblioteca del Seminario vescovile, Fondo Labus, lettere al conte G.B. Corniani (7 lettere del G., 1779-82).
G. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII…, I, Venezia 1806, p. 80 n. 1; IV, ibid. 1808, pp. 28 e n. 1, 84; V. Peroni, Biblioteca bresciana, II, Brescia 1823, pp. 148-150 (ed. anast., I-III, Bologna 1968); F. Gambara, Ragionamenti di cose patrie, VI, Brescia 1840, pp. 146-148; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni…, Appendice, Venezia 1857, p. 168; Storia di Brescia, III, La dominazione veneta (1576-1797), Brescia 1964, pp. 193 e n. 6, 203, 279, 300; IV, Dalla Repubblica bresciana ai nostri giorni (1797-1963), ibid. 1964, pp. 306, 762; A. Fappani, Enc. bresciana, VI, Brescia 1985, pp. 158 s.; M.M. Falchetti, Letteratura e vita religiosa nel carteggio di un ecclesiastico lombardo del '700: il canonico Lodovico Ricci, tesi di laurea, Università di Milano, fac. di lettere e filosofia, a.a. 1986-87, passim; F. Formenti, La Biblioteca clarense dell'abate G.J. G., in Nel cantiere della memoria: Biblioteca clarense, Chiari 2000, pp. 9-21 (Quaderni della fondazione Biblioteca Morcelli - Pinacoteca Repossi); Id., Stefano Antonio Morcelli: un gesuita tra "ancien régime" ed età contemporanea, Chiari 2001, pp. 29-39; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreich, VI, Wien 1860, p. 44.