GERIATRIA
. È parola che significa propriamente "medicina del vecchio", in perfetta antitesi a pediatria. Per questo suo scopo apertamente utilitario - cura delle malattie senili - si distingue dalla gerontologia per il più largo e disinteressato valore che tale termine ha assunto oggigiorno; o meglio si aggiunge ad esso come branca per eccellenza applicativa o clinica nel vasto campo della senescenza umana.
Di fatto, con terminologia moderna più comprensiva, si parla di "gerontologia e geriatria" per indicare l'uno e l'altro momento nella successione cronologica naturale e come somma d'interessi clinici e sociali.
Per la critica e per la pratica stessa è importante riunire insieme le due voci. Se è vero che geriatria significa il problema globale della senescenza e perciò ne tocca aspetti parziali o precoci, è pur vero che psicologicamente e di fatto quel termine finisce col riferirsi ai vecchi veri e proprî, diciamo dai 70 in su. Soltanto una più elastica visione di biologia e di clinica, mossa in buona parte dalla perspicacia della medicina moderna in tema di malattie croniche a sviluppo tardivo e lento, è valsa ad arricchire la materia, per se stessa tecnicamente povera, della grave età e dei suoi varî malanni portandosi verso quelle prime fasi del complesso fenomeno che si traducono nell'individuo.
Geriatria vuol dire dunque, nella sua accezione pratica, la profilassi della vecchiaia, la terapia di quelle malattie che sono proprie dell'età anziana o che comunque possono aggravare o rendere più precoce la vecchiaia stessa, e lo studio e l'applicazione pratica di tutti quegli accorgimenti - medici, assistenziali e sociali - che possono alleviare i disturbi legati al fenomeno dell'invecchiamento. Invero, quale esempio più tipico di "malattia cronica a sviluppo tardivo e lento" di quello offerto dalla vecchiaia".
Dialetticamente si può discutere se sia una malattia vera e propria - la senectus ipsa morbus di Cicerone - o non piuttosto un declino globale, parafisiologico, della vita della specie e dell'individuo nel quadro cosmico, una perdita intrinseca pura di vitalità o "vigour" come il biologo Alex Comfort ancora oggi dice saldandosi a grande arco - e dopo tanto progresso ! - con le prime dottrine e le antiche parole delle scienze naturali.
Di fatto sembra alquanto sofistico negare la somma di deficienze, infermità e rinunce imposte dall'età senile all'individuo nel suo valore psichico, fisico e lavorativo: non soltanto l'età avanzata è carica di malattie d'ambiente per ragioni di minor difesa organica o di malattie croniche per sviluppo tardivo su basi eredo-costituzionali, ma la vecchiaia per se stessa costituisce - sarebbe banale insistervi - un complesso di minorazioni e adattamenti che pur consentendo tolleranze anche protratte valgono comunque come motivo medico-sociale di sollecitudine.
In fondo ogni vecchio, anche il più normale, è un infermo discreto, bisognoso di limiti e di tutela. Giustamente dunque la geriatria si addice alla totalità degli anziani e non soltanto agli infermi palesi, cercando d'altra parte di sorprendere nel singolo individuo e nei gruppi familiari e sociali quei segni minori, quelle tendenze latenti che la modema gerontologia - scienza e pratica costituzionalistica per eccellenza - considera come indici discreti e precoci d'invecchiamento o di usura senile in età relativamente precoce o "presenile": l'età dei 48-55 anni o press'a poco, età critica ad litteram e di grave portata attuale come sviluppo di malattie degenerative e sclerotiche. È certo d'altra parte che ogni forma e grado di geriatria, cioè di diagnosi, cura e prevenzione delle malattie senili, abbisogna di un inquadramento favorevole nell'ambito collettivo: ogni vecchio, in sostanza, costituisce un problema medico e sociale insieme e l'assistenza tecnica, psicologica, economica è anzi più larga e continua di quella propria del medico davanti al prevalere di infermità croniche, di cure di recupero o "rehabilitation". Nella collettività odierna il numero relativo e assoluto dei vecchi è in forte aumento - il 12% oltre i sessantacinque anni - ed il bisogno di ricovero e di assistenza si fa sempre più forte per l'appunto nelle popolazioni a maggiore progresso e modernità come p. es. nelle grandi città di traffico e di lavoro. È invero un problema ammirabile e pesante insieme quello dei vecchi nella società moderna, che impegna medicina e politica sociale in un forte compito di rinnovamento e di progresso.
Compito della g. è lo studio approfondito, sistematico e coordinato dei molteplici problemi di ordine biologico, medico e anche sociale che riguardano l'età senile. La g. costituisce quindi un vasto corpo di dottrina che attinge da altre branche o specialità (biologia generale, biochimica, scienza dell'alimentazione, igiene, immunologia, endocrinologia, cardiologia, oncologia, medicina sociale, ecc.) i necessarî mezzi e metodi di indagine.
In primo piano risaltano quei fenomeni - morfologici, funzionali e biochimici - che sono considerati normali per l'organismo senile: disidratazione dei tessuti (da cui perdita di peso, diminuzione del volume di molti organi e tessuti, tra i quali quello muscolare, ispissatio sanguinis), minore attività moltiplicativa degli elementi cambiali dei tessuti labili (e quindi diminuita attitudine proliferativa dei tessuti, ipotrofia del tessuto linfatico, ecc.), riduzione o arresto della capacità riproduttiva, deposizione di pigmento, diminuzione dell'energia di riserva dei varî organi, riduzione della resistenza organica alle cause morbose in genere e ai traumi operatorî in particolare, sclerosi arteriale (v. arteriosclerosi, in questa App.), ecc.; quelli che, pur non potendo essere considerati normali, né essere senz'altro classificati come morbosi, sono partecipi della fisiologia e della fisiopatologia (ad es.: osteoporosi senile, porpora senile di T. Batemann, ecc.); quelli, infine, che hanno un preciso significato patologico e che, pur non rappresentando un esclusivo appannaggio della vecchiaia, colpiscono, tuttavia, soprattutto quest'ultima (ictus apoplettico, arteriopatie degenerative, ipertrofia prostatica, ecc.). Vedi anche senescenza e senilità (XXXI, p. 378; App. II, 11, p. 807).