BESELER, Gerhard
Nipote del noto germanista Giorgio Beseler, figlio di Max von Beseler, ministro della giustizia in Prussia, nacque il 24 gennaio 1878 a Berlino ed è dal 1915 professore onorario ordinario di diritto romano nell'università di Kiel. Esordì nel 1907 con lo studio Das edictum de eo quod certo loco, ma richiamò in seguito vivamente l'attenzione dei romanisti sopra di sé coi Beiträge zur Kritik der römischen Rechtsquellen (Tubinga, I, 1910; II, 1911; III, 1913; IV, 1920), cui tennero dietro, coi titoli Miscellanea critica, Romanistische Studien, Einzelne Stellen, altri contributi inseriti particolarmente nella Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte dal 1922 in poi. Notevoli sono soprattutto quelli relativi all'actio ad exhibendum, alla superficies, all'actio praescriptis verbis, alla hereditatis petitio. Più spesso egli appunta parole e costruzioni che attribuisce a maestri postclassici o ai compilatori giustinianei. Una critica così fiera delle fonti giustinianee, e anche delle fonti giuridiche romane pervenuteci all'infuori della compilazione giustinianea, né si era tentata, né era stata pensata possibile, prima di lui; ma, essendo spesso una critica meramente filologica e quasi estetica del testo, le alterazioni, anche quando sono esattamente sorprese, non consentono di conchiudere - se altri motivi non soccorrono - che il testo è stato mutato, oltre che nella forma, anche nella sostanza. Nei primi contributi la critica era più guardinga, e i suoi risultati erano in maggior parte accoglibili (Mitteis, Di Marzo, Albertario): ma, fino dal suo primo apparire, incontrò nel campo romanistico e filologico oppositori, le cui file andarono poi ingrossando (Kalb, Kübler, Grupe, Erman, Berger, Kalinka). Un saggio degli eccessi, a cui questa critica è giunta, può vedersi in Tijdschrift voor Rechtsgeschiedenis, 1928, pp. 319-320. Non v'ha critico delle fonti del diritto romano che occorra quasi ogni momento richiamare quanto lui; e, nonostante le esagerazioni e i difetti del metodo, il suo acume giuridico e il suo talento filologico rendono agli studiosi accorti un prezioso aiuto che sarebbe ingiusto disconoscere.