GERGOVIA (γεργοουία, Gergovia)
Capitale dell'Arvernia, posta su un alto monte difficilmente raggiungibile da ogni lato (Caes., De bello Gall., vii, 36, 1; Sid. Apoll., Carm., vii, 151; Strabo, iv, 191; Cass., Dio, xl, 36, 1), deve soprattutto la sua fama alla battaglia tra Vercingetorige e Cesare, e alla sconfitta di quest'ultimo nel 52 a. C.
Il sito di G. fu identificato già nel 156o dal Simeoni (Diario pio e speculativo, Lione i56o, p. 151) con la collina di Merdogne, non lontana dall'odierna città di Clermont Ferrand; solo nel 1755 però furono effettuati i primi scavi, consistenti in brevi e limitati saggi. Di nuovo scavi furono effettuati nel 1861, durante i quali furono ritrovati, ai piedi dell'oppidum, i due campi stabiliti da Cesare; sulla collina un buon tratto delle mura celtiche, e fu accertata la presenza di un importante abitato gallo-romano. Identificato con ogni certezza il luogo, si mutò il nome del colle, noto così dal 1862 come Gergovie. Un programma di scavi regolari fu deciso nel 1932: dopo brevi saggi, seguirono negli anni 1934-37 più ampî scavi sotto la direzione di archeologi inglesi, che presentarono una relazione complessiva nel 1941; il rapporto francese fu edito nel 1943. Infine, furono condotte nella località, per iniziativa dell'Università di Strasburgo, campagne di scavo dal 1941 al 1949, che hanno portato a sostanziali modifiche dei risultati precedentemente conseguiti.
La città di Vercingetorige, del I sec. a. C. era come Alesia (v.) o Bibracte una "città santa", luogo di pellegrinaggio e rifugio: essa presentava una cinta di mura dell'acropoli ed esternamente a questa un tèmenos con due templi quadrati di tipo celtico. La cinta muraria celtica era costituita da due paramenti di grossi blocchi di basalto con riempimento in terra e pietrisco.
I tratti di mura di pietre ineguali tenute insieme con argilla, già considerati resti di due successive cinte gallo-romane, sono stati ora riconosciuti semplici muri di terrazzamento agli edifici di epoca augustea eretti sul pendio del colle. G., importante luogo di mercato, sorto dall'originario carattere sacro della località, divenne una vera e propria città solo in epoca augustea: G. rimane ancora capitale della regione, denota floridezza, batte moneta di argento e bronzo su imitazione dei denari romani. Improvvisamente, per cause non ancora accertate, G. decade negli ultimi anni del regno di Augusto o nei primissimi di quello di Tiberio, mantenendo per tutto il II e III sec. solo il carattere di luogo di pellegrinaggio.
Bibl.: P. F. Fournier, in Revue d'Auvergne, XLIX, 1935. Per la storia dei più antichi scavi, v. Ihm, in Pauly-Wissowa, VII, 1910, c. 1249 ss., s. v.; O. Brogan-E. Desforges, in The Arch. Journ., XCVII, 1941, p. I ss.; A. Grenier, in Gallia, II, 1943, p. 71 ss.; id., in Compt. Rend. Ac. Inscr., 1944, p. 395 ss.; J. J. Hatt, in Gallia, V, 1947, p. 271 ss.; R. Lantier, in Gallia, VII, 1949, p. 279 ss.; M. Labrousse, in Gallia, VIII, 1950, p. 15 ss.