RE, Geremia
RE, Geremia. – Nacque il 21 giugno 1894 a Leverano (Lecce), primogenito di Francesco, sarto, e di Antonia Paladini, pantalonaia.
Compiuti gli studi elementari, iniziò a lavorare nella sartoria paterna e contemporaneamente si dedicò alla propria formazione artistica seguendo i corsi di pittura tenuti da Giovanni Strano, un ritrattista locale. Nel 1910, sollecitato dai genitori, si recò a Roma per svolgere un apprendistato presso una sartoria femminile; ma nella capitale, visitando con assiduità musei e mostre, indirizzò il suo interesse soprattutto verso l’arte. Nel 1913 decise pertanto di iscriversi alla scuola serale di decorazione murale. L’anno seguente fu ammesso alla scuola delle arti ornamentali, dove ebbe come maestro lo scultore Lorenzo Cozza. Nel 1915 si iscrisse al regio istituto superiore di belle arti, diplomandosi nel luglio del 1917. Nel mese di novembre dello stesso anno fu chiamato alle armi. Dopo essere stato all’Accademia militare di Siderno Marina e alla Scuola di applicazione di fanteria di Parma, venne inviato al fronte: partecipò alla battaglia del Piave e alla presa di Gorizia; in seguito fu trasferito a Tarvisio e vi rimase fino all’ottobre del 1919, quando, ottenuto il congedo, fece ritorno a Leverano.
La produzione giovanile di Re è documentata da una cospicua serie di disegni e dall’intensa attività di ritrattista (Autoritratto, 1912, Lecce, collezione degli eredi; riprodotto in Geremia Re, 1983, fig. 1; Ritratto del fratello, 1917 circa, Lecce, collezione degli eredi; riprodotto in Geremia Re, 2008, fig. 2). Cieco al piano (1919, Lecce, collezione privata; riprodotto in Geremia Re, 1983, fig. 6) è una delle opere più rappresentative di questo periodo e dimostra il superamento della mera descrizione del soggetto secondo i canoni del naturalismo tardo-ottocentesco a favore di un uso più libero del colore in base a ricercati effetti tonali.
Nel 1921 partecipò alla I Biennale romana esponendo due dipinti (Testina, Interno) e un disegno (Notturno); inoltre allestì la prima personale a Lecce presso il Circolo della stampa. L’anno seguente ottenne la cattedra di decorazione pittorica e disegno di figura alla Regia Scuola d’arte applicata all’industria di Lecce.
Nell’agosto del 1923 inviò sei dipinti alla II Esposizione biennale d’arte dell’Associazione degli «amatori d’arte» di Gallipoli. L’anno successivo collaborò con Pietro Marti all’organizzazione della I Mostra salentina d’arte pura e applicata di Lecce (I Biennale), alla quale prese parte con otto dipinti e dove fu premiato con diploma e medaglia d’argento.
Nel 1925 partecipò alla III Esposizione biennale d’arte moderna di Gallipoli (La lettura, Donna con il ventaglio, Figure, Ritratto di Beatrice Capuzzello) e fu ammesso alla III Biennale romana con Cieco al piano, mentre nel febbraio del 1926 allestì una personale nelle sale dell’Associazione della stampa a Lecce. Qualche mese più tardi si presentò alla II Biennale leccese con tre opere, tra cui Dopo il lavoro (Lecce, Collezione comunale), e a luglio sposò Concetta Mercedes Savina, dalla quale avrebbe avuto quattro figli (Primavera, Valerio, Ennio e Paola).
Nel 1928 fu presente con sei disegni a pastello alla III Biennale di Lecce. A maggio partì alla volta di Parigi per un viaggio di studio, e vi soggiornò per circa tre mesi, durante i quali visitò mostre, musei e atelier di artisti.
Nella capitale francese, inoltre, dipinse il ritratto della nota attrice France Ellys, che venne esposto al Grand Palais in occasione del Salon d’automne.
Tornato in Puglia, nel 1929 propose una personale al Circolo della stampa di Brindisi.
Nel 1930 fu nominato segretario della sezione provinciale del sindacato fascista degli artisti leccesi e commissario preposto alla scelta delle opere per la I Mostra del sindacato regionale fascista belle arti di Puglia, svoltasi a Bari, alla quale prese parte con tre dipinti: Maternità, Pescatore, Paesaggio. Nel 1931, in dicembre, organizzò una personale al Circolo del littorio di Lecce. Qualche mese dopo inviò il dipinto Paesaggio alla III Mostra del sindacato regionale fascista belle arti del Lazio (1932), che ebbe luogo a Roma.
Nel 1936 si presentò con tre opere (Ritratto, Paesaggio, Testina) sia alla III Mostra del sindacato interprovinciale fascista belle arti di Bari, sia alla I Mostra sindacale di Terra d’Otranto di Lecce (Gladioli, Paesaggio, Ritratto); in entrambe le rassegne fu membro della giuria per l’accettazione e la premiazione.
Nel 1939 portò a termine i dipinti murali di una sala nella villa di campagna del conte Luciano Zecca a Veglie, non lontano da Leverano (opera distrutta). Durante i mesi di maggio e settembre espose cinque opere (Paesaggio, Paesaggio, Dalla veranda, Tronco di ulivo, Uccelli) alla VI Sindacale interprovinciale di Bari; successivamente, a ottobre, si trasferì con tutta la famiglia a Parma, dove, a seguito della sua richiesta, gli era stata assegnata la cattedra di figura presso il regio istituto d’arte Paolo Toschi. Il 16 novembre venne nominato accademico della Regia Accademia di belle arti di Parma; in dicembre inviò un Paesaggio alla Mostra degli artisti di Puglia organizzata a Roma, presso la galleria di Roma, dalla Confederazione fascista professionisti e artisti.
Nel 1942 partecipò con tre quadri alla Mostra d’arte pro combattenti nel ridotto del teatro Regio di Parma.
Nella città emiliana conobbe e frequentò artisti e intellettuali come Attilio Bertolucci, Carlo Mattioli, Oreste Macrì, Umberto Lilloni e Atanasio Soldati.
Nei mesi di maggio e giugno del 1943 espose a palazzo Marchi di Parma in una doppia personale insieme al ceramista Emilio Casadio, con la presentazione in catalogo scritta da Attilio Bertolucci. Durante l’estate, insieme alla famiglia, trascorse le vacanze a Leverano, dove fu costretto a restare senza poter far ritorno nella città emiliana a causa degli eventi bellici successivi all’armistizio dell’8 settembre. Nello stesso periodo gli venne commissionata la decorazione pittorica della cappella funeraria della famiglia Ronzini nel cimitero di Mesagne, e con il nuovo anno scolastico tornò a insegnare alla Regia Scuola d’arte applicata all’industria di Lecce.
Dopo un’iniziale fase caratterizzata da una certa sintesi formale di ascendenza novecentista, non immune da suggestioni arcaiche e metafisiche (Interno di stalla, 1930-31, Copertino, collezione privata; riprodotto in Geremia Re, 1983, fig. 41), la maniera di Re, a partire dalla fine degli anni Trenta, si caratterizzò per l’uso espressionistico del colore, con espliciti rimandi alla cultura francese e, soprattutto, ai modi di Kees van Dongen, Raoul Dufy e Henri Matisse (Figure femminili, 1940 circa, Roma, collezione privata; riprodotto in Geremia Re, 2008, fig. 40; Pozzo campestre, 1944-45, Vernole (Lecce), collezione privata; riprodotto ibid., fig. 41).
Nel corso degli anni Quaranta, Re ridusse in maniera drastica l’attività espositiva, soprattutto nelle rassegne di carattere ufficiale, tanto che nel 1947 declinò l’invito a partecipare alla V Quadriennale nazionale d’arte di Roma. Continuò a lavorare intensificando i toni di una ricerca intimista sia nei numerosi ritratti (Ritratto dell’avvocato Pranzo, 1946 circa, Roma, collezione privata; riprodotto ibid., fig. 49), sia nella cospicua serie di nature morte (Fiori, 1947-48, Vernole, Lecce, collezione privata; riprodotto ibid., fig. 55).
Nel 1949 dipinse il pannello decorativo per il nuovo teatro Ariston di Lecce (indicato con i titoli di Teatro della vita o Commedia umana e attualmente collocato nella sede della Banca di credito cooperativo di Leverano), e nel ridotto dello stesso teatro, nel mese di dicembre, allestì una mostra collettiva insieme ad Aldo Calò e a Lino Paolo Suppressa. Morì a Lecce il 13 gennaio 1950.
Fonti e Bibl.: G. R. (catal., Lecce), s.l. [Bari] 1983; Il ritratto nella pittura italiana del ’900 (catal., Mesola-Bari), a cura di V. Sgarbi, Bologna 1991, p. 154; M.A. Fusco, La pittura del primo Novecento nel Meridione (1940-1945), in La pittura in Italia. Il Novecento, I, 1940-1945, a cura di C. Pirovano, Milano 1992, p. 603; G. Colaianni, G. R., in I maestri della Regia Scuola artistica industriale di Lecce: 1916-1950, a cura di S. Luperto, Lecce 2005, pp. 120 s.; L. Galante, G. R., in Artisti salentini dell’Otto e Novecento. La collezione del Museo provinciale di Lecce, a cura di A. Cassiano, Matera 2007, p. 202; Collezione d’arte moderna della Camera di commercio di Lecce, a cura di L. Galante, Galatina 2007, pp. 102 s., 144; Arte in Terra d’Otranto tra Otto e Novecento (catal., Lecce), a cura di A. Cassiano - M. Afferri, Matera 2008, pp. 102-105; G. R., a cura di L. Galante - M. Afferri, Leverano 2008.