BONOMELLI, Geremia
Vescovo nato il 22 settembre del 1831 a Nigoline, presso Iseo, ivi morto il 3 agosto 1914. Fu ordinato sacerdote il 2 giugno del 1855 in Brescia. Studiò a Roma nel collegio Capranica e nell'università Gregoriana, insegnò quindi 12 anni a Brescia teologia. Nel 1866 fu fatto parroco di Lovere, e il 28 ottobre 1867 Pio IX lo preconizzò vescovo di Cremona, dove egli effettivamente entrò l'8 dicembre del '71.
Per il temperamento personale, per gli studî íatti, e soprattutto per la larga conoscenza che ebbe di quel mondo politico dond'era uscito il Risorgimento italiano, il B. fu uno dei vescovi italiani che parve riassumere in sé il desiderio diffuso di una più stretta unione fra chiesa e patria in tempi di profonde divisioni e di lotte acute, alle quali la penosa eredità del '70 porgeva facilmente esca. Le questioni politiche dapprima, e più tardi quelle sociali, l'interessarono vivamente, dirigendo egli i suoi s10rzi ad un sempre maggiore avvicinamento fra chiesa e stato: tantoché l'opera e l'attività del B. possono annoverarsi fra gli elementi che precorsero la conciliazione fra la chiesa e lo stato in Italia. Ebbe in talune circostanze atteggiamenti che, di fronte alle condizioni d'intransigenza di molti fra i cattolici italiani, sollevarono rumore e perfino recriminazioni. Gli furono attribuiti anche opuscoli nei quali talune idee sembrarono ardite per quei tempi, o furono giudicate da altri inopportune: così lo scritto uscito anonimo: Roma e l'Italia e la realtà delle cose, dell '89, che è tuttora all'Indice. Nel primo decennio del Novevecento, quando sotto Pio X la lotta politico-antireligiosa assunse in Italia aspetti pericolosi, il B. credette perfino di proporre la forma di separazione fra chiesa e stato: opinione che tuttavia subito dopo abbandonò, per le gravi incognite che pure quel sistema aveva in sé, specialmente in quel momento. Fu amico e consigliere di uomini politici, letterati (il Fogazzaro fra gli altri) e scienziati, anche stranieri: fu vescovo intemerato e pastore zelantissimo; eresse un nuovo seminario in Cremona, nel quale favorì largamente la cultura del giovane clero e introdusse lo studio dell'agronomia. Nutrì buoni rapporti con la regina Margherita di Savoia. Nel 1905 la messa d'oro di lui ispirò la musa di Giovanni Pascoli e destò eco inondiale. Egli aveva fondato nel 1900, d'intesa col governo italiano, l'Opera Bonomelli, vasta associazione di soccorso religioso-sociale per gli emigranti italiani in Europa. Si segnalò come scrittore, specialmente con eccellenti descrizioni dei suoi viaggi in varî paesi d'Europa e in Oriente; notissimi sono i suoi Autunni. Trattò le questioni politiche, religiose e sociali del giorno in scritti e conferenze dallo stile facile e attraente: aveva, infatti, esordito con un corso di dottrina per i giovani studenti, Seguiamo la ragione, che divenne divulgatissimo; scrisse anche interessanti profili di personaggi politici italiani. Fu oratore semplice ma efficace. Il copioso carteggio bonomelliano, ricco di notizie circa il periodo italiano dal 1870 al 1914 e comprendente anche una corrispondenza con Margherita di Savoia, è conservato dal 1928 nella biblioteca Ambrosiana di Milano. Un breve manipolo di lettere pubblicò G. Astori nella rivista Vita e Pensiero, febbraio 1929.
Bibl.: P. Pezzali, B. oratore, Portici 1912; G. Varischi, B. intimo, Cremona 1930; id., B. nella conciliazione, Cremona 1930; La Civiltà cattolica, 1914, p. 632; G. Casati, Dizionario degli scrittori d'Italia, Milano 1926, I, p. 180; id., Manuale di letture, Milano 1928, pp. 197-198; Die Religion in Geschichte und Gegenwart, 2ª ed., I, Tubinga 1927, art. Bonomelli.