GERBERT de Montreuil
Menestrello francese, che verso il 1227 dedicava alla contessa Maria di Ponthieu il Roman de la Violette.
Durante un convegno cavalleresco alla corte del re di Francia, il conte Gérard de Nevers fa l'elogio della sua amica e della sua fedeltà. È però smentito da Lisiard, cavaliere villano e malvagio, che assicura di sedurla entro otto giomi. E poiché non vi riesce, ricorre all'inganno e alla calunnia, e porta come prova il segno della "violetta" che l'amica di Gérard aveva nel corpo. Il poema (ed. a cura di D.L. Buffum, Parigi 1928) continua descrivendo le avventure del conte, che ritiene d'essere stato tradito, e il dolore dell'amica calunniata, finché, riconosciuta la sua innocenza e punito il presunto seduttore, si celebrano le nozze. Il tema, assai diffuso per la sua cavalleresca e leggiadra vicenda, deriva dal Guillaume de Dole, composto tra il 1199 e il 1201 e intitolato anche Roman de la Rose: G. de M. ha sostituito la violetta alla rosa e ha tenuto presente il romanzo del Comte de Poitier (del 1180), anch'esso condotto sulla medesima trama. Mentre i due modelli hanno un tono rude e ancora arcaico, la libera rielaborazione di G. de M. presenta una tecnica raffinata e mondana, con una sensibilità più propria allo spirito femminile, lirica anziché romanzesca, come fanno fede le poesie amorose che vi sono intercalate, ispirate o direttamente attinte ai canzonieri del tempo, di Gace Brulé, del Castellano di Coucy, di Bernart de Ventadorn, ecc. E appunto per legittimarne la presenza nel romanzo e per non falsarne il significato, G. de M. sostituisce alla moglie l'amica, a cui meglio si addice il canto trovadorico. G. de M. è anche uno dei continuatori del Perceval di Chrétien de Troyes: la sua parte (ed. a cura di K. Williams, voll. 2, Parigi 1922-25) si presenta anzi come un'interpolazione tra quella di Wauchier de Denain e l'altra di Manessier, poiché Perceval - per 17.000 versi - quando era già ospite del Re Pescatore e si apprestava ad ascoltare il segreto del Gral, è riportato per il mondo a farsi più degno, attraverso le vie dell'imprevisto e del meraviglioso.
Bibl.: Fr. Kraus, Über G. de M. u. s. Werke, Würzburg 1897; M. Wilmotte, in Bull. de l'Acad. royale de Belgique, 1900 (cfr. Romania, XXIX, p. 481 segg.); G. Paris, Le cycle de la gageure, in Romania, XXXII (1903), pp. 481-551. Cfr. anche gral.