GUERRIERI, Gerardo
Nacque a Matera il 4 febbr. 1920 da Michele e Margherita Cristalli. Molto giovane si avvicinò alle scene, muovendo i primi passi nel contesto sperimentale del teatro dell'Università di Roma e in quello delle Arti e dei Gruppi universitari fascisti (GUF) dove, negli anni intorno alla seconda guerra mondiale, si raccoglievano le istanze innovatrici della nuova generazione, espresse nella centralità riconosciuta, all'interno del lavoro teatrale, all'autore e al regista. L'esordio avvenne nel 1940 con Felice viaggio di Th. Wilder (teatro dell'Università), una scelta per l'epoca intelligente e coraggiosa.
Il G. "da regista, sembrò voler intraprendere un viaggio di progressivo allontanamento dalle epoche e dai territori della cultura usuale al fascismo" (Meldolesi, 1984, p. 77), e la letteratura americana rappresentò per lui, e per la sua generazione, la scoperta e l'adesione alla realtà, da contrapporre alle commedie ungheresi predilette dalla cultura ufficiale. Felice viaggio era la "rappresentazione ritmica di una vacanza familiare americana", in "un dimesso clima festaiolo, [con] gesti e modi di dire quotidiani e maliziose osservazioni di carattere" (ibid., p. 78).
L'anno successivo, in perfetto allineamento con la pratica teatrale del teatro dell'Università, volta "a recuperare testi poco noti o trascurati del passato, per rilevarne i punti vitali, favorire la ripresa di commedie contemporanee e tenere a battesimo testi che non troverebbero posto sui palcoscenici tradizionali" (Evola, p. 37), il G. portò in scena Tempesta e assalto di F.M. Klinger, Frana allo scalo Nord di U. Betti, La donna di nessuno di C.V. Lodovici. Nel 1943 seguì, al teatro delle Arti, I due fratelli rivali di G. Della Porta.
Quest'ultima pièce metteva in scena "una rappresentazione vivace e nervosa", incentrata "sulla figura del viceré e sulle abitudini della sua corte: con un susseguirsi di "begli scatti" da romanzo di cappa e spada", dove "l'attenzione del pubblico fu portata "sulla mentalità cordialmente accomodante e compromissoria del tutore della legge", sull'esuberanza servile dei cortigiani e sul "respiro lirico" della ragion d'amore. Era la prima effettiva realizzazione del soggettivismo registico generazionale" (Meldolesi, 1984, p. 104).
Sempre nel 1943, il G. diresse Una moglie a Pap di F. Gaudioso per il GUF nazionale, e Il prato di D. Fabbri per il GUF romano. L'8 agosto dello stesso anno, poco dopo la caduta di Mussolini, insieme con O. Costa, Fabbri, V. Pandolfi e T. Pinelli, fu tra i firmatari del manifesto Per un teatro del popolo, una sorta di appello in favore della nascita di un nuovo teatro che, nella prospettiva di un paese libero dai fascisti e dai nazisti, "assolva in pieno il suo compito morale e sociale; e rappresenti nelle forme più diverse e più libere l'attualità dei sentimenti del nostro popolo" (ibid., p. 126). Si trattava, in sintesi, dei principî ispiratori del teatro postresistenziale, le cui basi venivano gettate in tutto il paese.
Nell'immediato dopoguerra, insieme con P. Grassi, il G. fu ideatore e direttore della "Collezione di teatro" per l'editore Einaudi, cui andò il merito di aver introdotto in Italia gran parte della drammaturgia straniera e dunque di aver contribuito a condurre il paese fuori "dal tunnel dell'autarchia fascista" (Il Giorno, 26 genn. 1987). Intanto, il gusto per l'indagine storica e per la ricerca aveva in parte distolto il G. dalla regia, avvicinandolo al giornalismo e alla saggistica.
Dal 1944 al 1945 il G. fu critico teatrale di Voce operaia, ribadendo la sua attenzione per il teatro americano, e, dal 1945 al 1948, dell'Unità, in cui pubblicò accurati resoconti e recensioni di testi spesso inediti. Contemporaneamente fu collaboratore delle più qualificate riviste di teatro (Scenario, Il Dramma) e di cinema (Cinema nuovo) del tempo. Nel 1944 pubblicò un saggio su Meyerchold (Roma); curò poi l'antologia Palcoscenico di Broadway (ibid. 1946), incentrata sui testi del teatro americano più impegnato, e, nel 1947, fu autore di un saggio su A. Appia ed E.G. Craig (Da Appia a Craig, in La regia teatrale, a cura di S. D'Amico, ibid.), pionieri dell'interpretazione unitaria dello spettacolo e del principio di regia, individuando nel loro lavoro la stessa istanza morale che animava la sua generazione.
Nel 1946 il G. era entrato nella Compagnia italiana di prosa diretta da L. Visconti, in qualità di vicedirettore e di consulente del repertorio, svolgendo sostanzialmente la funzione di Dramaturg, con l'incarico, cioè, di suggerire, tradurre e adattare i testi da portare in scena. Inoltre, nel gennaio 1947, sempre per la compagnia di Visconti, fu regista di Vita col padre di H. Lindsay e R. Crouse (Roma, teatro Quirino), una commedia divertente sulla vita domestica di una famiglia americana della fine dell'Ottocento, che il G. diresse con brio e movimento. Ancora nel 1947 il G. mise in scena, con ritmo e mano sicura, N.N. di L. Trieste (Roma, teatro delle Arti), un testo ispirato alla cronaca del dopoguerra "percorso da disfacimento morale, corruzione ma speranza per il futuro" (Il Messaggero, 16 dic. 1947).
Nel 1948, mentre Visconti era impegnato sul set di La terra trema, il G. tornò a collaborare con V. De Sica come aiuto e sceneggiatore in Ladri di biciclette, dopo aver già lavorato al suo fianco in Sciuscià. Nel 1949 portò alla Fenice, dove si svolgeva il Festival teatrale di Venezia, La figlia obbediente di C. Goldoni, uno spettacolo garbato, preciso, elegante e di chiara influenza viscontiana nell'ampio spazio attribuito alla parte visiva.
Tra il 1950 e il 1951 il G. si cimentò anche nella regia lirica, allestendo Il turco in Italia di G. Rossini (Roma, teatro Eliseo), Il tenore sconfitto di V. Tommasini (ibid.), La Clementina di L. Boccherini (Venezia, Festival della musica) e Commedia sul ponte di B. Martinu (ibid.).
Nel 1950 fu tra i primi collaboratori del Terzo programma della radio, nato come spazio dedicato alla cultura e alle nuove forme espressive.
Il suo primo programma, intitolato Novantaquattro anni fra i selvaggi, era una biografia ironica, e fuori dal cliché agiografico, di G.B. Shaw, sviluppata in forma radiodrammatica attraverso le voci dei contemporanei, dei parenti, degli amici e degli oppositori dello scrittore. Nel 1951 fu autore di Uscite dentro! ossia Pulcinella cetrulo nativo di Acerra, un "percorso a più voci intorno alla figura e alle origini di Pulcinella" (Valdes, p. 102), dove si combinavano ricerca documentaria e invenzione drammaturgica. Nel 1952 realizzò Farse del primo Ottocento inglese e americano. Dalla regina Vittoria alle frontiere del Far West; L'Amleto primitivo. Le trasformazioni di Amleto prima di Shakespeare e Plauto o la commedia degli schiavi, sulla centralità della figura del servus latino nel teatro plautino; nel 1953 Il processo delle streghe il cui spunto tematico era la ricostruzione di un processo avvenuto nel 1646 a Nogaredo; nel 1955 Racconti delle crociate, in 5 puntate; nel 1958 lo sceneggiato in 6 puntate La guerra d'Indipendenza americana, e, nel 1959, in occasione del primo centenario della Croce rossa internazionale, il radiodramma Luce nella notte di Solferino, con musiche originali di L. Berio: tutti programmi volti all'approfondimento di fatti letterari, storici e culturali, capaci di avvicinare lo spettatore all'argomento trattato attraverso un percorso problematico e una drammatizzazione avvincente.
Gli anni Cinquanta furono anche quelli in cui il G. cominciò a occuparsi più alacremente di adattamenti e traduzioni, con particolare riguardo a Shakespeare (Troilo e Cressida, La dodicesima notte, La commedia degli errori); agli autori americani (E. O'Neill, Il lutto si addice ad Elettra; T. Pawley, Il giorno del giudizio; W. Saroyan, I giorni della vita; A. Miller, Morte di un commesso viaggiatore, Uno sguardo dal ponte; T. Williams, Lo zoo di vetro, Un tram chiamato desiderio, Estate e fumo, La gatta sul tetto che scotta, I Blues), ad A. Čechov (Le tre sorelle, Zio Vania).
La gran parte di queste traduzioni, alcune rimaste inedite, fu concepita per la scena: versioni vivaci, fresche, in cui specifica attenzione era rivolta alla resa di un eloquio conversevole, agevole alla recitazione. Il G. fu molto di più di un traduttore, "fu soprattutto uno scrittore attento a creare uno stile, una corrispondenza profonda nella nostra lingua di cui conosceva i segreti più sottili" (Il Tempo, 9 maggio 1986). Tuttavia quasi nessuna di queste traduzioni fu pubblicata mentre il G. era in vita. Difficilmente, infatti, arrivava a considerarle definitive presentandole, in genere, ad attori e registi in innumerevoli varianti tra cui scegliere.
Sempre alla fine degli anni Cinquanta, il G. diede vita, insieme con la moglie Anne d'Arbeloff, al Teatro Club, un'associazione che operò in Italia come centro internazionale di cultura teatrale, importando i migliori spettacoli stranieri della tradizione (la Comédie-Française) e dell'avanguardia (il Living Theater, P. Brook, A. Vitez, T. Kantor, P. Stein), con un lavoro teso a sprovincializzare il pubblico italiano.
L'attività del Teatro Club fu inaugurata ufficialmente il 25 sett. 1957 con il recital di V. Gassman La pulce nell'orecchio, e proseguì per venticinque anni. Tra i promotori illustri dell'iniziativa ci furono, oltre a Gassman, M. Antonioni, V.C. Levi, A. Moravia, F. Fellini, E. Flaiano, C. Zavattini. Nel 1969, sempre nell'ambito del Teatro Club e per nove anni, il G. fu animatore del Premio Roma, una rassegna internazionale delle arti dello spettacolo (prosa, balletto, musica, pantomima).
Dal 1974 al 1981, il G. riprese anche la sua attività di critico, collaborando continuativamente con Il Giorno, dove pubblicò pezzi ricchi di passione, umorismo, curiosità e mestiere, che restituivano in modo vivido il senso degli avvenimenti, i percorsi e i ritratti dei protagonisti di quegli anni (fra i tanti: R. Valli, Gassman, Rina Morelli, J. Beck, Brook, R. Wilson, L. Luzzati, E. De Filippo, Visconti, G. Strehler).
Nel 1983 il G. tornò alla radio con il programma La mostra del decennale - dedicato all'allestimento del 1932, voluto per festeggiare il primo decennio dell'era fascista - con il quale confermò la sua "capacità di combinare una documentazione rigorosa e accuratissima con un linguaggio nitido e tagliato sulle esigenze del microfono" (Valdes, p. 107).
Nel 1985 curò la sua terza mostra dedicata alla Duse - Eleonora Duse tra storia e leggenda (Roma, Palazzo di Venezia, 6 giugno - 6 luglio) - dopo quelle organizzate a Venezia nel 1969, e ad Asolo nel 1974.
Il G. morì a Roma il 7 maggio 1986: scomparso una settimana prima, il suo corpo fu trovato senza vita nel Tevere.
Regista apprezzato, saggista, giornalista, animatore culturale, il G. fu uno dei protagonisti della cultura italiana del dopoguerra, ben conosciuto e stimato nel suo ambiente ma poco noto al grande pubblico. Animato da una vera e profonda passione intellettuale che si sposava a uno spiccato perfezionismo, svolse per quasi cinquant'anni un'attività caleidoscopica e multiforme lasciando, alla sua morte, un mare di documenti, inediti e frammenti incompiuti - tra l'altro l'importante raccolta di scritti e documenti relativi alla vita della Duse - conservati presso il dipartimento di italianistica e spettacolo dell'Università "La Sapienza" di Roma. Nell'aprile 1988, nel secondo anniversario della morte, il Centro Teatro Ateneo, in collaborazione col teatro Politecnico, ha curato una serie di manifestazioni a lui dedicate, dal titolo Il Milione. L'evento comprendeva una mostra di fotografie realizzate dal G. dietro le quinte dei più importanti teatri internazionali, curata da G. Prosperi; una proiezione sugli affreschi della cappella Sistina, immaginata dal G. e interpretata da Piera Degli Esposti; e uno spettacolo ideato e interpretato da M. Maranzana, Dramatis persona in personam, fatto di oggetti, proiezioni, suoni e parole, tutti tratti dai manoscritti del G. e montato da Maranzana per arrivare a comporre "una sorta di ritratto di Zeno (e della sua coscienza)" (Avanti!, 24-25 apr. 1988).
I suoi saggi più importanti furono pubblicati un anno dopo la sua morte, con prefazione di G. Prosperi: G. Guerrieri, Lo spettatore critico, Roma 1987.
Fonti e Bibl.: Necr., tutti del 9 maggio 1986, in Il Tempo, Il Messaggero, Corriere della sera, Il Giorno, Il Mattino, La Repubblica, La Nazione. Vedi ancora: Corriere della sera, 14 maggio 1986; Il Giorno, 26 genn. 1987; Il Tempo, 29 genn. 1987; La Repubblica, 30 genn. 1987; Corriere della sera, 9 genn. 1988; La Repubblica, 12 apr. 1988; Avanti!, 24-25 apr. 1988; Il Tempo, 28 apr. 1988; La Repubblica, 21 apr. 1990; La Stampa, 31 marzo 1994. Recensioni a N.N., in Il Tempo, 16 dic. 1947; Il Popolo, 16 dic. 1947; Il Messaggero 16 dic. 1947; Avanti!, 17 dic. 1947; L'Unità, 17 dic. 1947; Il Momento, 17 dic. 1947; Il Giornale della sera, 17 dic. 1947; a Vita col padre, tutte del 31 genn. 1947, in Momento-Sera, Il Giornale d'Italia, Il Giornale della sera. Vedi pure: C. Meldolesi, Fondamenti del teatro italiano. La generazione dei registi, Firenze 1984, pp. 77-80, 82 ss., 103 s., 110, 119, 122 ss., 126, 128 ss.; M. Giammusso, Eliseo. Un teatro e i suoi protagonisti. Roma 1900-1990, Roma 1989, pp. 81 ss., 103-109; D. Evola, L'utopia propositiva di V. Pandolfi, Roma 1991, pp. 25-31, 37, 49 s.; Il teatro in contropiede, a cura di S. Chinzari, Roma 1993, ad ind.; G. G., Atti del Convegno, Roma… 1993, a cura di A. d'Arbeloff, Roma 1993, con contributi di A. Lombardo (Tradurre l'Amleto), S. Chinzari (Nel labirinto della leggerezza: le insidie teatrali de Il Giorno), A. Savioli (G. G. e l'Unità), C. Meldolesi (Critico e operatore culturale, storico e regista, traduttore e Dramaturg), L. Vito (L'archivio di un intellettuale controcorrente), A. D'Amico (L'archivio G. Guerrieri - Eleonora Duse), S. Geraci (Visconti negli appunti di G.), M.P. Valdes (I programmi radiofonici di G. G.), G. Turchi (G. e la musica); Il Teatro Club nelle carte della Biblioteca Baldini, a cura di G. Castaldi - P. Colomba - T. Casali, Roma 1995.