CAPOBIANCO, Gerardo Cono
Nacque il 24 sett. 1724 da Carlo e da Colomba Scelza a Pellare in provincia di Salerno, diocesi di Capaccio. La relativa agiatezza della famiglia gli consentì di formarsi una prima cultura a sfondo letterario e giuridico, che doveva però precisare e completare solo passando a Napoli, nel maggio del 1750. Fu infatti nella capitale che si addottorò nelle discipline giuridiche, mercé l'insegnamento dell'Alfano e soprattutto del Cirillo, primo titolare della nuova cattedra di Ius Regni; contemporaneamente, entrava in contatto con quegli ambienti del foro nei quali si radicherà sempre più, impersonando assai bene per carriera e per mentalità la tipica figura del borghese di toga napoletano. Impratichitosi, per la parte civile, presso il suo congiunto Luigi Di Girolamo e, per la criminale, al seguito di A. Milano, esercitò lungamente la professione, sino a che nel 1768 fu nominato primo ufficiale della segreteria della R. Camera della Sommaria, il massimo tribunale fiscale del Regno. A seguito delle migliori condizioni che per l'acquisto della carica di segretario del Sacro Regio Consiglio erano di recente state fissate, il C. ritenne però conveniente passare a reggere questo importante ufficio, cui risultò nominato con disp. 30 apr. 1770 per i suoi "buoni requisiti di abilità, indefessa applicazione, e onestà". Succedendo a F. Porcelli e a F. d'Amora, vi rimarrà ininterrottamente per più di cinque lustri, vivendo tutta la lenta ma ormai chiara decadenza di una magistratura che a lungo era stata, e che per prestigio ancora si manteneva, il tribunale supremo del Regno.
È appunto espressione di uno sforzo teso a rivendicare ruolo e competenze del Consiglio, anche a livello di burocrazia, il suo scritto Ragioni per l'officio di Segretario del S. R. Consiglio, Napoli 1772.
Partendo dalla denuncia della diminuzione d'un terzo delle rendite di un ufficio che era pur sempre "il secondo segretario del Regno", il C. tesseva tutta un'apologia della tradizionale dignità della carica, e in genere della borghesia professionistica legata al foro, non mancando di far leva su un punto cui lo Stato doveva essere particolarmente sensibile, quello della salvaguardia della lucrosità delle cariche.
È pure in quegli anni che pubblica uno Scrutinium procuratorum iuxta hodiernam praxim S. R. C. (Napoli 1774), che pensa alla compilazione di un utile Repertorio legale, che si batte per la difesa delle prerogative del Consiglio in materia di abilitazione degli alunni del foro all'attività di procuratori e di iscrizione nell'albo dei "professori legali". Non si trattava soltanto di conservatorismo corporativo: il C. avvertiva, di fronte alla ben nota degenerazione forense in atto, la necessità di una dignitosa risposta che venisse dall'interno di quel mondo erede della tradizione universalistica del giure, una tradizione sempre più in crisi sia per le rinnovate esigenze di codificazione, sia per l'attacco politico al privilegio feudale. Erano in giuoco le posizioni raggiunte dal ceto forense nel contesto della società meridionale.
In data 26 apr. 1779 il C. entrava a far parte dell'Accademia di scienze e belle lettere allora istituita, e venne assegnato alla quarta classe destinata a occuparsi dell'"istoria de' bassi tempi".
Emergeva così l'altro suo interesse accanto al giure: quello per una erudizione destinata a realizzarsi più che altro come mecenatismo culturale, di una cultura ben s'intende tutta nel solco del provincialismo. Coi proventi della sua attività professionale e burocratica, non pensò solo ad ingrandire i possessi fondiari nel Salernitano, né sembra che lo interessasse la rendita mobiliare, ormai in ribasso nella generale evoluzione economica meridionale: mise insieme, invece, una biblioteca privata che a detta del Soria costituiva "la raccolta, la più doviziosa, che possa aversi delle napolitane cose". E la aprì con liberalità a letterati e giuristi: al Giustiniani, al Cassitto, al Galdi, al Lupoli, al Cito. Collaborò all'edizione fatta nel 1785dall'Altobelli, delle Storie in forma di Giornali di Giuliano Passero, apponendovi un copioso indice delle materie; diede alle stampe una succinta ma utile Descrizione ditutt'i luoghi che compongono le dodici provincie del Regno di Napoli,colla giunta di tutt'i fuochi secondo l'ultima numerazione fatta dalla R. Camera nel 1737, e di tutte le fiere del Regno (Napoli 1794), ancor oggi di un certo riferimento per ricostruire la storia demografica del Mezzogiorno; progettò un Compendio delle famiglie nobili napoletane, nonché una Nuova descrizione de' luoghi sacri,e pubblici di Napoli, di cui nulla risulta pubblicato.
Il C. lasciò a Benedetto Ammora la carica di segretario del S. R. Consiglio in data 9 giugno 1797, rimanendo regolati i suoi rapporti finanziari con lo Stato dal regio dispaccio 25 giugno 1797, e dall'appuntamento della Camera della Sommaria del 28 giugno. Si ritirò nei dintorni di Napoli, a Portici, dove lo colse la morte il 28 genn. 1801. Lasciò tre figli: Gennaro, Carlo e Felicia.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Processi. Pandetta nuovissima 1284/37234; Ibid., Tribun. antichi. S. R. Consiglio, fascio 1500; Ibid., Camera Reale. Decreti e Consulte 5, ff. 42, 159 t, 269; Ibid., Finanze 437; Napoli, Arch. stor. del Banco di Napoli, Banco Poveri. Libri maggiori e Volumi di fedi, anni 1796-1798; Statuti della Real Accademia delle Scienze e delle Belle Lettere eretta in Napoli, Napoli 1780, p. 106; F. A. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napolitani, I, Napoli 1781, p. X; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, I, Napoli 17871 pp. 193-95; Notiziario ragionato del Sacro Regio Consiglio e della Real Camera di S. Chiara, Napoli 1803, p. 168.