CERRUTI, Gerardo
Suddito del duca di Milano, fu attivo nella seconda metà del sec. XV. La prima missione nota del C., da epoca imprecisata al servizio di Francesco Sforza, è del 1461, quando fu inviato alla Repubblica veneta, che assisteva allora con apprensione, al pari degli altri Stati italiani, alla lotta che Pio II conduceva contro Sigismondo Malatesta.
Il C. sembra in qualche modo legato alla questione dei Malatesta, poiché, scoppiata la guerra di Rimini fra Paolo II, alleatosi con Venezia, e Roberto Malatesta, sostenuto da Milano, Napoli e Firenze, nel maggio 1469, pochi mesi prima della battaglia che vide sconfitte le truppe pontificie (30 agosto), il duca Galeazzo Maria Sforza credette che la crisi potesse risolversi per vie diplomatiche e a questo scopo designò due oratori - di cui uno era il C. -, i quali avrebbero dovuto recarsi a Roma a trattare la costituzione di una lega universale, che sarebbe stata stipulata oltre un anno dopo.
Alla fine dello stesso mese di maggio 1469 il C. fu inviato invece a Ventimiglia. Governatore di questa città era stato designato, poco dopo la concessione di Genova al ducato di Milano (1463), Lamberto Grimani, che, provocata con i suoi eccessi e pretese indebite la ribellione di Mentone, essendo prossimo allo spirare il quinquennio del suo governatorato, si era rifugiato a Monaco, lasciando la fortezza di Ventimiglia in custodia del fratello Luigi. Le truppe milanesi occuparono Mentone, quindi, capeggiate dal C., entrarono nel giugno nella città di Ventimiglia senza trovare resistenza. Il 16 ottobre si iniziò il bombardamento del castello e, caduto ucciso ai primi colpi il Grimani, se ne ottenne la resa.
Divenuto familiare ducale il C., il 20 marzo 1470, fu uno dei testimoni del giuramento di fedeltà prestato dai procuratori del Comune di Novara alla duchessa Bona di Savoia, cui il 13 febbraio il marito aveva donato la città, in occasione della nascita del loro primogenito. Nel 1471 fu inviato a Bologna, dove rimase per quattro anni circa.
Giovanni Bentivoglio, che era stato ospite del duca di Milano per tutto il mese di febbraio, stava consolidando allora la sua posizione ed aveva per questo l'appoggio dello Sforza. Come oratore residente il C. non trattò nella città felsinea questioni rilevanti, ma il suo soggiorno va visto piuttosto nella luce dell'accordo che legava il signore di Bologna e il duca di Milano. Nel giugno-luglio dello stesso anno dovette occuparsi della condotta di Francesco Filelfo all'università di Bologna, dove il vecchio umanista aveva già insegnato in altra epoca. La pratica, appoggiata e voluta dallo Sforza, non pervenne però a buon fine, poiché non fu raggiunto un accordo sul compenso e il C., d'intesa con il segretario ducale, Cicco Simonetta, si trovò nella necessità di attenuare le rimostranze del Filelfo. Sue lettere a Piattino Piatti, nell'ottobre del 1472, e a Lorenzo de' Medici, nel gennaio-novembre 1473, provano la permanenza a Bologna in questi anni, anche se il 28 dic. 1473 egli fu nominato segretario della cancelleria segreta. Il 28 sett. 1474 il C.scrisse allo Sforza, insieme con Giovanni Bentivoglio e con l'inviato straordinario Girolamo Maletta, per comunicare che la controversia che opponeva i Bolognesi a Ercole d'Este, a proposito della fortezza di Panaro, era stata composta.
Il C. non dovette rimanere ancora a lungo a Bologna, poiché il 5 febbr. 1475 si metteva in viaggio verso la Svizzera. Il duca di Milano, che giocava il ruolo di protettore del ducato di Savoia, attirato allora nell'orbita borgognona e fatto segno per questo di atti di ostilità da parte delle Leghe svizzere, lo inviò a Berna, per indurre le Leghe a desistere dal loro atteggiamento minaccioso. Doveva inoltre comunicare l'avvenuta stipulazione del patto di alleanza stretto dal ducato di Milano con Carlo il Temerario (30 genn. 1475). L'ambasciata esposta dal C., arrivato a Berna il 22 febbraio, al Consiglio segreto prima, a un'assemblea generale poi, fu da lui dovuta ripetere il 3 marzo a una Dieta appositamente convocata. Anche se la missione si prolungò fin verso la fine di marzo e l'oratore si abboccò con gli inviati savoiardi in Svizzera e con monsignor Filippo, conte di Bresse, spostandosi anche a Losanna ed a Ginevra, i risultati non furono quelli desiderati dal duca Galeazzo Maria, posto che questi volesse veramente la pace, né gli Svizzeri, sollecitati da una parte dal duca di Milano e da Luigi XI dall'altra, e decisi e difendere strenuamente il loro paese dal Borgognone, avrebbero potuto aderire a proposte di mitezza.
Il C. tornò in Svizzera due anni dopo, ma il quadro politico era totalmente cambiato, poiché, oltre al fatto che Oltralpe si era venuta a determinare una situazione estremamente complicata, era sopravvenuta la tragica e repentina morte del duca Galeazzo Maria. La duchessa vedova, divenuta reggente, si preoccupò immediatamente di stipulare con i confederati elvetici una lega perpetua. Le credenziali del C. recavano la data del 15 febbr. 1477 ed egli, insieme con Giovanni Agostino da Vimercate, sottoscrisse la lega, firmata a Milano il 10 luglio, che si rivelò ben presto priva di alcun valore.
Nei primi mesi del 1478 il C. fu inviato a Faenza per una controversia sorta fra gli abitanti di Cotignola e quelli di Granarolo, che, dibattuta a lungo con l'intervento di parecchi inviati di Galeotto Manfredi a Milano, fu avviata a conclusione nella primavera. Dopo un altro, soggiorno presumibilmente breve a Bologna, al C. nel luglio del medesimo anno, mentre la rivolta di Genova poneva in serie difficoltà la reggenza, fu dato l'incarico di assoldare nel Monferrato mille fanti.
Morì a Bologna non molto più tardi, poiché nel febbraio 1479 fu sostituito da Fabrizio Elfiteo nella carica di segretario della cancelleria segreta.
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