ALLIATA, Gerardo
Appartenente alla potente famiglia di mercanti-banchieri originaria di Pisa, nacque a Palermo nel 1420 da Ranieri e Agata Montaperto. Studiò diritto e nel 1435 fu inviato a Bologna a spese del senato palermitano.
Rientrato in patria, acquistò ben presto fama di esperto civilista, ma anche notevole rilievo nella vita pubblica siciliana, se il 14 nov. 1450 fu chiamato dal parlamento del Regno a far parte di un'ambasceria inviata a re Alfonso per ottenere la consueta approvazione dei capitoli.
Fortemente interessato alle speculazioni economiche e finanziarie della famiglia, con privilegio del 22 giugno 1455 ottenne da Alfonso, che spesso si serviva degli Alliata per operazioni finanziarie di vario tipo, la nomina a protonotaro del Regno, una delle più importanti cariche amministrative dell'isola.
Il privilegio fissava per l'A. uno stipendio annuale di cento onze, cinquanta delle quali però non gli venivano pagate in contanti, ma sotto forma di una riduzione del 50%,fino a concorrenza di cinquanta onze, sui dazi per merci esportate dallo stesso A., dai parenti Filippo, Antonio e Mariano, e da altri mercanti-banchieri palermitani evidentemente associati in affari con gli Alliata. Di uno di questi mercanti-banchieri, ma anche funzionario (maestro razionale), Pietro Gayetani, l'A. era procuratore.
Il 25 genn. 1464 re Giovanni rinnovò il privilegio, riservando però questa volta il godimento della riduzione sui dazi d'esportazione ai soli Alliata: Gerardo, Pietro, Francesco e Mariano.
Seguendo la tendenza generale del tempo, l'A. investì parte della sua cospicua fortuna in acquisti di terre e feudi. Risulta proprietario, in società con un Simone de Sancto Philippo,di una piantagione di canna da zucchero nell'agro palermitano, oltre che del castello e terra di Pietra de Amico, acquistati per seicento onze da Eleonora Luna. Con atto del 23 giugno 1468, permutò detti castello e terra con la baronia e la tonnara di Castellammare, versando a Carlo Luna trecentottanta onze a titolo di conguaglio. Ambedue i contraenti si riservarono il diritto di riscatto, al quale però rinunziarono dietro versamento da parte dell'A. di onze 1301 (atto del 18 dic. 1472).
L'attività giuridica dell'A. dovette essere cospicua, ma di essa ci restano solo poche tracce. Si sa che scrisse, secondo l'uso del tempo, dei Consilia,di cui uno, relativo alle consuetudini di Trapani, fu rintracciato e pubblicato dal Genuardi (pp. 426 s.). Di alcune sue allegazioni (in difesa di Mariano Spadafora, del conte di Sclafani, del conte di Caltabellotta, del conte di Augusta) resta traccia in varie citazioni del giurista del sec. XVII Mario Muta (Capitulorum Regni Siciliae commentaria,I, Panormi 1605, p. 208; II, ibid. 1612, p. 123; IV, ibid. 1625, p. 266; Commentania in antiquissimas felicis S.P. Q.P. consuetudines,Panormi 1600, p. 21).
L'A. morì a Palermo nel 1478.
Bibl.: A. Mongitore, Bibliotheca sicula,I, Panormi 1708, p. 255; N. Rodolico, I siciliani nello studio di Bologna nel medio evo,in Arch. stor. siciliano,XX (1895), p. 171; L. Genuardi, I giuristi siciliani dei secoli XIV e XV anteriormente all'apertura dello studio di Catania,in Studi storici e giuridici dedicati ed offerti a Federico Ciccaglione,I, Catania 1909, pp. 417, 423, 424, 426 s.; F. San Martino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia,II, Palermo 1924, p. 364; F. Giunta, Fra Giuliano Mayali agente diplomatico di Alfonso il magnanimo,in Arch. stor. siciliano,s. 3, II (1947), pp. 79, 189; C. Trasselli, La canna da zucchero nell'agro palermitano nel sec. XV,in Università di Palermo. Annali della facoltà di Economia e commercio,VII (1953), p. 119; Id., La "questione sociale" in Sicilia e la rivolta di Messina nel 1464,Palermo 1955,p. 20.