GEPIDI (originariamente forse Gibedi)
Popolazione di stirpe gotica, che dalle foci della Vistola scese intorno alla metà del sec. III d. C. nella regione dei Carpazî e tentò di aprirsi la via attraverso le sedi dei Goti; ma fu vinta a Galtis sull'Aucha. I Gepidi sono ricordati tra i barbari che devastarono l'Impero al tempo di Probo; "schiere innumerevoli" col loro re Ardarico parteciparono, secondo Gordane, all'impresa di Attila. Dopo la morte di questo, costituirono nella Dacia un regno abbastanza saldo, e si spinsero di là dal Danubio, occupando Sirmium e Singidunum. Già nemici degli Ostrogoti loro vicini nella Pannonia, tentarono di chiudere a questi sull'Ulca la via dell'Italia; ma furono vinti (489) da Teodorico e più tardi (504) perdettero Sirmium, che riacquistarono nel decadere del regno gotico. Con i Longobardi, che intorno al 546 si erano stabiliti nella Pannonia e avevano l'appoggio dei Bizantini, i Gepidi ebbero lunghe lotte, che rimasero famose nella saga longobarda. Furono prima guerre fra Audoino re dei Longobardi e Turrisendo dei Gepidi, del quale Audoino uccise in battaglia il figlio Turrismondo. Poi fu pace per alcuni anni fra i Gepidi e i Bizantini, che i Gepidi aiutarono nell'impresa di Narsete contro Totila (552), e anche fra Gepidi e Longobardi. Ma tra Alboino e Cunimondo fu ripresa la guerra: occasione, si disse, l'essere stata rapita da Alboino Rosmunda, figlia del re dei Gepidi. I Longobardi, vinti una prima volta, si allearono con gli Avari, vaganti oltre il Pruth, con la promessa di tutto il territorio dei Gepidi e di metà del bottino. Cunimondo fu ucciso in battaglia; cadde il regno dei Gepidi; il tesoro regio fu portato da una parte dei fuggiaschi a Costantinopoli (567). Un'altra parte seguì i Longobardi in Italia e non fu estranea alla leggendaria vendetta di Rosmunda; altri rimasero nelle loro sedi, sotto il dominio degli Avari. Il nome è ricordato ancora nel sec. IX. Ebbero fama di gente tarda nel corpo e nell'ingegno, di "riti inumani", di truculenta ferocia.
Bibl.: J. Aschbach, Geschichte d. Heruler u. Gepiden, Francoforte sul M. 1835; H. Kropatschek, De Gepidarum rebus, Halle 1869. Vedi poi K. Zeuss, Die Deutschen und die Nachbarstämme Monaco 1837 (spesso ristampata; cfr. l'ediz. Heidelberg 1925); F. Dahn, urgeschichte der german. und roman. Völker, voll. 4, Berlino 1881-90 (nella collezione Oncken; trad. it., voll. 5, Milano 1900-06); O. Bremer, Ethnographie der german. Stämme, 2ª ed., Strasburgo 1904; L. Schmidt, Allgemeine Gesch. der german. Völker, Berlino 1909; id., Gesch. der deutschen Stämme, voll. 2, Berlino 1910-18.