RODENBACH, Georges
Letterato belga, nato a Tournai il 16 luglio 1855, morto a Parigi il 25 dicembre 1898. Fu dapprima avvocato, con buoni successi; si dedicò quindi esclusivamente alle lettere, nel gruppo di giovani poeti della Jeune Belgique. Seguì i parnassiani, poi sentì profondamente l'influsso di Verlaine e del simbolismo. Stabilitosi a Parigi, dal 1887, si fece una sua maniera di derivazione simbolista, tutta raffinatezze "in minore", crepuscolare. Si può dire che egli fu il più illustre rappresentante di quella poesia tipicamente "fin-de-siècle". Dopo l'Art en exil (1889) e Le règne du silence (1891) uscì il celebre volume Bruges-la-morte (1892).
L'atmosfera magica e dolente della sua poesia, tutta allusioni spirituali e persino soprannaturali, lo apparenta a Laforgue. Fu di lui però assai minor poeta, per essersi compiaciuto in forme di preziosa retorica, lontana dalla cristallina semplicità del miglior Laforgue; appunto per questo ebbe maggior fortuna e fu largamente imitato: Maeterlinck molto gli deve.
Opere: Oltre alle citate: Les tristesses (1879); La mer élégante (1881); Hiver mondain (1884); Jeunesse blanche (1886); Voyage dans les yeux (1893); Musée des béguines (1894); Le voile (Commedia in un atto, 1894); La vocation (1896); Le tombeaux (1896); Les vierges (1896); Les vies encloses (1896); Le carillonneur (1897); Le miroir du ciel natal (1898); L'arbre (1898). Si veda l'ediz. delle Œuvres (Parigi 1925).
Bibl.: E. Révoil, G. R., Bruxelles 1909.