MANDEL, Georges
Uomo politico francese, nato a Chatou (Seine-et-Oise) il 5 giugno 1885. Collaboratore di Clemenceau deputato alla Camera nel 1918 e dal 1928 al 1938 per il Blocco nazionale, fu membro della commissione parlamentare d'inchiesta per lo scandalo Stawisky, dall'8 novembre 1934 al 4 giugno 1936 fu ministro delle Poste nei gabinetti Flandin, Bouisson, Imval e Sarraut; di tendeuza moderata, la sua carriera politica subì un arresto con la vittoria del Fronte popolare. Ritornò al governo il 10 aprile 1938 come ministro delle Colonie nel gabinetto Daladier e tale rimase con Reynaud, che il 18 maggio 1940 lo trasferì agli Interni. Di fronte al disastro militare M., che poco prima aveva agito con mano di ferro contro molti disfattisti, si oppose all'idea di Reynaud di un ridotto brettone, ma fra i ministri fu il più ostile alla capitolazione. Associato al processo di Riom e condannato il 16 ottobre 1941 da Pétain alla detenzione nel forte del Portalet, il 20 novembre fu deportato in Germania. Dopo l'assassinio di F. Henriot, i Tedeschi, che già dal marzo 1941 ne avevano deciso la morte a causa anche della sua origine ebrea, lo riconsegnarono a Vichy per farlo trucidare. Il che avvenne, ad opera dei miliziani di Darnand, il 7 luglio 1944 nella foresta di Fontainebleau.
Bibl.: Per il periodo 1940-44 una ricca documentazione è ricavabile da Laval parle..., Parigi 1948 (trad. it., Milano 1948); H. Du Moulin De Labarthéte, Le temps des illusions. Souvenirs, Ginevra 1946, ma soprattutto da P. Reynaud, La France a sauvé l'Europe, Parigi 1947. Opera d'insieme, ma di scarso valore: P. Coblentz, Georges Mandel, Parigi 1946.