Uomo politico (Mouilleron-en-Pareds, Vandea, 1841 - Parigi 1929); repubblicano e antibonapartista, fu eletto sindaco di Montmartre (1870) e deputato all'Assemblea Nazionale, ove votò contro i preliminari di pace con la Prussia. Deputato di estrema sinistra dal 1876 al 1893, si fece notare per la critica mordace e spietata, che gli valse il soprannome di Tigre. Responsabile in parte della crisi boulangista, ma poi avversario risoluto del gen. Boulanger, C. rimaneva sospetto per la sua anglofilia. Con l'affare Dreyfus, che lo vide deciso fautore, attraverso la collaborazione all'Aurore, della revisione del processo, ritornò alla politica attiva: senatore dal 1902, fu uno dei capi radical-socialisti. Ministro degli Interni (1906), represse con energia ogni sciopero rompendo l'amicizia con Jaurès; nello stesso anno costituì il suo primo gabinetto, che promosse l'intesa con l'Inghilterra. Restò al potere fino al luglio 1909. Avversario di ogni politica di conciliazione verso la Germania, nel nov. 1917, nel momento della prevalenza degli Imperi centrali, C. ritornò alla presidenza del consiglio: represse con energia ogni tentativo di tradimento (P.-M. Bolo), ogni velleità pacifista (J. Caillaux), ottenne per Foch il comando supremo interalleato (1918). Alla conferenza della pace, sostenne un programma assai diverso da quello wilsoniano in funzione solo della sicurezza francese, e riuscì a farne adottare gran parte. Pose poi la candidatura alla presidenza della Repubblica; battuto da P. Deschanel, si dimise da presidente del consiglio (genn. 1920) ritirandosi a vita privata.