Tyrrell, George
Teologo irlandese (Dublino 1861- Storrington, Sussex, 1909). Anglicano, si convertì al cattolicesimo (1879) ed entrò (1880) nella compagnia di Gesù. Prete (1891), si dedicò al ministero pastorale, passando nel 1894 a insegnare teologia morale nel collegio di Stonyhurst, dove rimase fino al 1896. La sua attività apologetica, in parte manifestatasi con scritti anonimi, richiamò su di lui l’attenzione dell’autorità ecclesiastica. Già nel 1905 T. aveva presentato una richiesta di secolarizzazione, che sembrava dover naufragare di fronte alle resistenze dell’ordine: ma quando si scoprì che era lui l’autore dell’anonima Lettera a un professore di antropologia (pubblicata con la sua firma nel 1906 come A much abused letter), T. fu espulso dalla Compagnia (1906) e sospeso a divinis; quindi (1907) privato dei sacramenti. La nuova posizione diede maggiore impulso all’attività di T. (Lex credendi, 1906; Through Scylla and Charybdis, 1907). La partecipazione attiva di T. al movimento modernista, la diffusione larghissima delle sue opere (tradotte quasi tutte in italiano, francese e tedesco), la lunga polemica pubblica ed ecclesiastica seguita alla sua espulsione dall’ordine, portarono quasi di colpo la personalità di T. a fama europea. I provvedimenti ecclesiastici contro il modernismo (1907) trovarono T. all’avanguardia della reazione, culminante da parte sua nella risposta al cardinale Mercier (Mediaevalism, 1908; trad. it. Medievalismo). Le idee religiose di T. si organizzano attorno al vivo senso della presenza di Dio nella ‘Chiesa’, intesa come società di fedeli retta da una stessa esperienza del divino (lex orandi) che via via si trascrive in formulazioni dogmatiche (lex credendi): queste non hanno un valore speculativo, ma pratico. Di qui la polemica di T. contro il «teologismo», che consiste nel considerare i dogmi come «verità speculative» e quindi nell’assumere come assoluti anche quei concetti filosofici che sono utilizzati nelle definizioni dogmatiche: dalla connessione che la teologia scolastica ha posto tra religione e filosofia proviene lo smarrimento del senso dinamico della fede, e il suo conflitto con la ragione, alla quale invece T. preclude ogni possibilità di sapere metafisico. Le idee fondamentali di T. sono raccolte nell’ultima sua opera, Christianity at the crossroad (post., 1909; trad. it. Il cristianesimo al bivio). Tra gli altri suoi scritti si segnalano: Nova et vetera (1897; trad. it. Nova et vetera), Religion as a factor of life (1902), edito con lo pseud. di Ernest Engels, rielaborato e ampliato nel successivo Lex orandi: or prayer and creed (1903).