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Mead, George Herbert

Dizionario di filosofia (2009)
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Mead, George Herbert


Filosofo statunitense (South Hadley, Massachusetts, 1863 - Chicago 1931). È stato uno dei maggiori esponenti del pragmatismo americano. Allievo di James e Royce, dal 1888 al 1991 studiò psicologia e filosofia in Europa. Dal 1892 insegnò presso l’univ. di Chicago. La filosofia di M., che va sotto il nome di «behaviorismo sociale», affonda le sue radici in quel nuovo ambiente culturale statunitense che sul finire dell’Ottocento aveva profondamente risentito l’influsso dell’evoluzionismo darwiniano. Contrario al riduttivismo estremo della psicologia behavioristica (che aveva eliminato come assolutamente non scientifico il metodo introspettivo), M. tenta una revisione dell’impostazione metodologica behavioristica al fine di ricomprendere nel suo ambito i fenomeni della coscienza (pur mantenendo ferma l’impostazione teorica che sottolinea l’interazione tra organismo e ambiente). Stimolo e risposta divengono per M. significativi soltanto nel contesto di un processo sociale; da ciò deriva l’assunto principale di M. per cui mente e «sé» (self) emergono da un processo comunicativo che si svolge tra organismi e che, inizialmente non significativo (per es., negli animali), conduce infine alla formazione del linguaggio e del simbolo. M. sviluppa poi come strumento esplicativo la nozione d’interiorizzazione, che permette di considerare la personalità come il risultato di un’interiorizzazione di ruoli proposti dal processo sociale. Queste sue concezioni sono utilizzate anche nell’analisi dell’origine psicologica dei concetti scientifici, spiegati con lo sforzo del singolo per manipolare e controllare la realtà (attraverso l’introiezione e l’imitazione). M. ha inoltre formulato una concezione della temporalità per cui la realtà esiste in un presente che, lungi dall’essere considerato come istante, si estende nel passato e nel futuro, cosicché l’individuo risulta costantemente impegnato a «ricostruire» il passato e a «ristrutturare» il futuro. Le caratteristiche del presente sono dunque quelle di novità e di emergenza. La realtà è vista come integrazione di prospettive individuali diverse, e socialità significa la possibilità di esistere simultaneamente in più sistemi (o prospettive diverse). Il pensiero di M. ha esercitato notevole influenza nel campo delle scienze umane, specialmente nella psicologia e nelle scienze sociali. Alcuni dei temi da lui sviluppati avvicinano la sua filosofia (oltre che a Dewey) a quella di Whitehead, mentre si possono rilevare interessanti affinità tra alcune delle sue idee speculative e alcuni basilari concetti psicanalitici (Freud e H. Sullivan). Le sue opere principali (tutte postume) sono: The philosophy of the present (introduzione di J. Dewey, 1932; trad. it. La filosofia del presente); Mind, self and society from the standpoint of a social behaviorism (a cura di Ch.W. Morris, 1934; trad. it. Mente, sé e società dal punto di vista di uno psicologo comportamentista); Movements of thought in the nineteenth century (1936); The philosophy of the act (introduzione di Ch.W. Morris, 1938); The social psychology of George Herbert Mead (a cura di A. Strauss, 1956).

Vedi anche
pragmatismo Indirizzo di pensiero sorto negli USA intorno al 1870 e diffusosi più tardi in Europa, dove ebbe il maggior successo nei primi decenni del Novecento. 1. C.S. Peirce: dal pragmatismo al pragmaticismo Il termine (pragmatism) deriva, come disse il fondatore di questa corrente C.S. Peirce, dalla ripresa ... Charles Morris Morris ‹mòris›, Charles. - Filosofo statunitense (Denver, Colorado, 1901 - Gainesville, Florida, 1979); ha recato sul terreno del pragmatismo e del behaviorismo americani le istanze più vive delle indagini neopositivistiche europee sull'analisi del linguaggio e sul carattere linguistico dei problemi ... behaviorismo Teoria e scuola di psicologia (dall’ingl. behaviorism, der. di behaviour «comportamento»), di cui fu iniziatore J. B. Watson, nel 1914. Pone come unico oggetto della psicologia il comportamento dell’individuo, cioè le sue reazioni in una determinata situazione. Il comportamento prende il posto della ... John Dewey Filosofo e pedagogista statunitense (Burlington, Vermont, 1859 - New York 1952). Studiò all'univ. del Vermont e alla "Johns Hopkins" di Baltimora. Dal 1884 al 1894 insegnò in varie università del Middle West, e poi per un decennio all'univ. di Chicago, dove nel 1896 aprì una piccola "scuola-laboratorio" ...
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  • EVOLUZIONISMO DARWINIANO
  • SCIENZE SOCIALI
  • MASSACHUSETTS
  • BEHAVIORISMO
  • PRAGMATISMO
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    Filosofo statunitense (South Hadley, Massachusetts, 1863 - Chicago 1931), uno dei maggiori esponenti del pragmatismo americano. Allievo di James e Royce, dal 1888 al 1891 studiò psicologia e filosofia in Europa. Dal 1892 insegnò all'univ. di Chicago. La filosofia di M., che va sotto il nome di "behaviorismo ...
Vocabolario
georgiano¹
georgiano1 georgiano1 agg. e s. m. (f. -a). – 1. Della Georgia, regione e repubblica del Caucaso merid. (situata sulla costa orientale del Mar Nero) già incorporata nell’URSS e, dal 1991, stato indipendente; lingua g. (o georgiano s. m.),...
georgiano²
georgiano2 georgiano2 (o giorgiano) agg. [dall’ingl. Georgian, der. di George «Giorgio»]. – Dell’epoca in cui regnavano in Inghilterra i re di nome Giorgio, e in partic. i primi tre (sec. 18°): letteratura g.; stile g., stile dell’architettura...
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