Cukor, George (propr. George Dewey)
Regista cinematografico statunitense, nato a New York il 14 luglio 1899 e morto a Los Angeles il 23 gennaio 1983. Sebbene non fosse molto noto al grande pubblico, costituì per mezzo secolo una garanzia di qualità per Hollywood, e la sua fama di regista arguto, colto, sensibile e sofisticato ha continuato a crescere negli anni. Come ha scritto D. Thomson, ha lasciato "un corpus di opere destinate a migliorare con il tempo, che hanno eclissato quelle di molti dei registi più apprezzati all'epoca" (Biographical dictionary of film, 1994³, p. 162). Sebbene C. ostentasse un apparente disinteresse per la conoscenza tecnica della macchina da presa, il suo stile visivo, pur ingannevole ed elegante, si rivela invece complesso e personale. Profondamente in sintonia con la gente di spettacolo e i suoi interpreti, tanto che venne definito un 'regista di attori', fu abile soprattutto con le primedonne inquiete. Nei suoi film, con i quali esplorò vari generi cinematografici, preferendo comunque le commedie e i drammi sentimentali, cercò di esplorare i lati umani dei personaggi piuttosto che mettersi al servizio delle caratteristiche rituali del melodramma. Non a caso C., che non fu autore di sceneggiature, intrattenne stretti rapporti con vari sceneggiatori: in particolare con Donald Ogden Stewart, cui si devono i motivi di critica sociale dei film del regista (scritti prima di finire nella blacklist), e i coniugi Garson Kanin e Ruth Gordon che, autonomamente o in coppia, scrissero per lui una serie di copioni sempre di buona qualità. Durante la sua lunga carriera ottenne varie nominations all'Oscar e vinse il premio nel 1965 per la regia con My fair lady (1964); nel 1982 gli venne consegnato il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.Figlio di immigrati ebrei di origine ungherese, crebbe in una famiglia della buona borghesia di New York che avrebbe desiderato vederlo avvocato. C., invece, trascurò le scuole secondarie per seguire spettacoli di vaudeville e rappresentazioni teatrali. Iniziò quindi a lavorare come assistente di scena per una compagnia teatrale itinerante, facendo rapidamente carriera. Nominato direttore di una compagnia stabile a Rochester (New York), fu infatti chiamato a dirigere numerose produzioni di buon livello a Broadway (dal 1920 al 1928). Nel 1929 venne quindi reclutato con altri registi teatrali per aiutare l'industria cinematografica a far fronte alle nuove esigenze poste dall'avvento del sonoro. A differenza di molti altri esponenti del mondo teatrale newyorkese, fu attratto dal cinema e si innamorò di Hollywood. Inizialmente sotto contratto alla Paramount come direttore dei dialoghi, lavorò a tre dei primi film sonori, imparando le nozioni di base dal montatore Cyril Gardner e dal regista Richard Wallace. Grazie all'aiuto dell'influente agente Myron Selznick, venne poi ingaggiato dalla Universal Pictures per assistere Lewis Milestone nella realizzazione dell'imponente riduzione cinematografica del celebre romanzo di E.M. Remarque, All quiet on the western front (1930; All'Ovest niente di nuovo), in cui compare per la prima volta nei titoli come 'direttore dei dialoghi'. Passato alla Paramount, inizialmente come coregista, cominciò a specializzarsi in adattamenti cinematografici di romanzi e lavori teatrali, e debuttò come regista unico con Tarnished lady (Il marito ricco) e Girls about town, entrambi del 1931. Nel 1932 codiresse con Ernst Lubitsch (anche produttore del film) One hour with you (Un'ora d'amore), un vellutato musical interpretato da Maurice Chevalier e Jeannette MacDonald, alla cui riuscita diede un contributo determinante anche se il suo nome non compare nei credits. Proprio per questo motivo intentò una causa contro Lubitsch e ruppe il contratto con la Paramount, per unirsi poi alla RKO e alla squadra del dinamico produttore David O. Selznick, fratello minore di Myron. Amici sin dai tempi dell'adolescenza a New York, dove avevano calcato assieme le scene, C. e D. Selznick si rivelarono partner assai affiatati: prima con What price Hollywood? (1932; A che prezzo Hollywood?), la prima opera matura del regista, una crudele anatomia della 'piccola comunità' hollywoodiana che ispirò un'altra produzione di Selznick, A star is born (1937) di William A. Wellman, e nel 1954 un remake in versione musicale diretto dallo stesso C.; e poi con A bill of divorcement (1932; Febbre di vivere), che segnò il debutto cinematografico di Katharine Hepburn oltre che l'inizio della loro intensa e lunga amicizia. L'attrice venne infatti costantemente seguita dal regista, con il quale lavorò più che con ogni altro, in ben nove film, oltre ai due realizzati per la televisione, stabilendo una perfetta sintonia.Il periodo successivo, in cui C. seguì Selznick alla Metro Goldwyn Mayer e poi in una società di produzione indipendente, fu uno dei più fecondi del regista. A quegli anni risalgono Dinner at eight (1933; Pranzo alle otto), con un cast di stelle, Little women (1933; Piccole donne), prima nomination di C., squisito adattamento da L.M. Alcott interpretato dalla Hepburn, e infine David Copperfield (1935), con W.C. Fields nel ruolo di Micawber, uno dei migliori film tratti da Ch. Dickens. Sylvia Scarlett (1936; Il diavolo è femmina), invece, scritto con l'amico d'infanzia Mortimer Offner e interpretato sempre dalla Hepburn travestita da ragazzo, all'epoca fu un clamoroso insuccesso, mentre oggi è considerata una delle sue opere migliori, intelligente e sottile allegoria sulla sessualità (inclusa quella del regista stesso). Caso peraltro non unico tra i cineasti più celebri della sua epoca, C. era omosessuale, e questa condizione emerge come un sottotesto personale in alcuni film, soprattutto quelli incentrati sui personaggi femminili e interpretati proprio da Katharine Hepburn, che rappresentò una sorta di alter ego del regista. Seguirono quindi la versione cinematografica, adattata per il grande pubblico, del testo shakespeariano Romeo and Juliet (1936; Giulietta e Romeo); Camille (1937; Margherita Gautier), con Greta Garbo, affascinante e tragica; Holiday (1938; Incantesimo), commedia sentimentale interpretata dalla Hepburn con Cary Grant, caratterizzata, come molti film di C., da un brillante umorismo con un fondo sotterraneo di di-sincantato realismo. Dopo la lunga e tormentata preparazione di Gone with the wind e dopo averne diretto le prime scene, il regista venne licenziato da Selznick, forse anche per tacitare Clark Gable che lo aveva accusato di favorire le attrici (durante le riprese, C. continuò segretamente a impartire consigli a Vivien Leigh fuori dal set). Terminato con sollievo il rapporto con Selznick, che stava diventando sempre più nevrotico e autodistruttivo, girò la caleidoscopica galleria di ritratti femminili in chiave di commedia brillante The women (1939; Donne) per la MGM, dove trascorse la maggior parte della restante carriera come regista sotto contratto. Quindi realizzò The Philadelphia story (1940; Scandalo a Filadelfia), adattamento del lavoro teatrale di P. Barry (per il quale lo sceneggiatore D.O. Stewart vinse l'Oscar e C. si aggiudicò la seconda nomination), una splendida commedia che resiste alla prova del tempo, e con la quale Katharine Hepburn fece un trionfale ritorno sugli schermi dopo anni in cui era stata il 'veleno dei botteghini'. Richiamato alle armi, C. tornò per breve tempo nella East Coast e girò insignificanti film di propaganda per l'esercito. Trascorse comunque la maggior parte del periodo bellico a Hollywood dove diresse Joan Crawford in A woman's face (1941; Volto di donna); Greta Garbo nell'ultimo e meno memorabile dei suoi film, Two-faced woman (1941; Non tradirmi con me); Norma Shearer nel suo canto del cigno Her cardboard lover (1942; Avventura all'Avana); la coppia Katharine Hepburn-Spencer Tracy in Keeper of the flame (1942; Prigioniera di un segreto), scritto da D.O. Stewart come ammonimento contro il pericolo di una diffusione interna del fascismo; e infine Ingrid Bergman, sublime nel ruolo di una donna perseguitata dall'ambiguo marito (Charles Boyer) in Gaslight (1944; Angoscia). Assai prolifico e dotato di grande mestiere, C. realizzò in quegli anni anche alcuni film mediocri, ma la sua carriera conobbe un nuovo apice con i coniugi Kanin e le loro sceneggiature di impronta populista. A double life (1947; Doppia vita), terza nomination per C., propone Ronald Colman nel ruolo di un Otello che non riesce a dominare i propri impulsi omicidi fuori dalle scene; Adam's rib (1949; La costola di Adamo) offre una delle prove più straordinarie della coppia Hepburn-Tracy, riproposta in modo meno felice in Pat and Mike (1952; Lui e lei). Nel 1951 C. aveva lanciato e portato al successo, nel ruolo di 'bionda svampita', la brillante Judy Holliday (che aveva già debuttato in Adam's rib) con Born yesterday (Nata ieri), cui seguirono The marrying kind (1952; Vivere insieme) e It should happen to you (1954; La ragazza del secolo). Con The actress (1953; L'attrice), basato sulla pièce autobiografica di R. Gordon, C. offrì un affettuoso ritratto del mondo teatrale con Jean Simmons e Spencer Tracy, attore che C. amava quanto la Hepburn. Questo fecondo periodo centrale della carriera del regista si concluse con il sontuoso e debordante A star is born (1954; È nata una stella), un musical 'serio' (con la sceneggiatura di Moss Hart) interpretato da Judy Garland e James Mason (la versione più vicina all'originale, in copia restaurata, uscì nel 1983, in quanto la Warner Bros., dopo la prima uscita, ne aveva ridotto la lunghezza che era di 140 minuti). Per questo film C. delegò ad altri la cura delle canzoni e delle coreografie, convinto di non essere un esperto nel campo musicale, scelta che appare paradossale considerando la sfarzosa versione cinematografica del musical ispirato a Pigmalion di G.B. Shaw, My fair lady con Audrey Hepburn, Rex Harrison e Stanley Holloway, da lui stesso girata dieci anni dopo. Egli inoltre continuò a cimentarsi nel genere con Les girls (1957), tagliato su misura per Gene Kelly, e con l'accattivante Let's make love (1960; Facciamo l'amore) interpretato da Marilyn Monroe e Yves Montand. Sebbene spesso etichettato come 'regista di donne' e della buona società, fu in realtà sorprendentemente versatile, e nell'ultima parte della sua carriera girò un insolito western, Heller in pink tights (1960; Il diavolo in calzoncini rosa) con Sophia Loren (mentre in Wild is the wind, 1957, Selvaggio è il vento, aveva diretto una sanguigna Anna Magnani), nonché le credibili versioni cinematografiche di due romanzi, uno di L. Durrel, Justine (1969; Rapporto a quattro), e uno di G. Greene, Travels with my aunt (1972; In viaggio con la zia). Per la televisione, C. realizzò i magistrali Love among the ruins (1975; Amore tra le rovine) e The corn is green (1979; Il grano è verde), entrambi con Katharine Hepburn. Dopo il poco felice The blue bird (1976; Il giardino della felicità), da una fiaba teatrale di M. Maeterlink, il regista si riscattò dirigendo, ancora per la MGM, Rich and famous (1981; Ricche e famose) interpretato da Jacqueline Bisset e Candice Bergen e basato su una commedia di J. Van Druten che aveva già avuto nel 1943 una versione cinematografica firmata da Vincent Sherman (Old acquaintances). Reagendo con coraggio al deteriorarsi delle sue condizioni di salute, con quest'ultimo film riuscì a realizzare un'opera moderna, intelligente e all'altezza della sua sensibilità nella caratterizzazione dei personaggi femminili.
G. Lambert, On Cukor, New York 1972.
C. Clarens, George Cukor, London 1976.
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