Scott, George C. (propr. George Campbell)
Attore teatrale e cinematografico statunitense, nato a Wise (Virginia) il 18 ottobre 1927 e morto a Westlake Village (California) il 22 settembre 1999. Lo stile di recitazione aggressivo e il volto dai lineamenti rudi lo portarono a impersonare soprattutto individui solitari e orgogliosi, spesso calati in ruoli autoritari. Nei confronti dell'establishment di Hollywood ebbe un atteggiamento costantemente polemico, come testimonia il suo rifiuto nel 1962 della nomination all'Oscar come migliore attore non protagonista per The hustler (1961; Lo spaccone) di Robert Rossen e nel 1971 dell'Oscar come protagonista per Patton (1970; Patton, generale d'acciaio) diretto da Franklin J. Schaffner.
Figlio di un dirigente d'azienda, nel 1945 si arruolò nel corpo dei marines, rimanendovi quattro anni. Nel 1950 si iscrisse alla School of Journalism della University of Missouri e nel 1953, l'abbandonò per lavorare come attore teatrale. Quindi nel 1957 debuttò a Broadway e l'anno successivo anche in televisione: due carriere che, accanto a quella nel cinema, S. portò avanti per tutta la vita, ricevendo numerosi riconoscimenti. Nel cinema esordì nel western The hanging tree (1959; L'albero degli impiccati) di Delmer Daves, impersonando un predicatore fanatico. Altrettanto negativi furono i personaggi del cinico avvocato di Anatomy of a murder (1959; Anatomia di un omicidio) di Otto Preminger, per cui nel 1960 ottenne una nomination come attore non protagonista, e dello spietato affarista di The hustler. Il successo ottenuto con questi due film gli permise di essere promosso a protagonista nel giallo rosa The list of Adrian Messenger (1963; I cinque volti dell'assassino) di John Huston, nella parte a lui poco adatta di un ex colonnello dell'Intelligence Service. Recitò poi in una serie di commedie, dove, alternando i ruoli secondari a quelli di protagonista, con grandi capacità istrioniche delineò figure ridicole o patetiche: tra esse spiccano quella del generale follemente anticomunista in Dr. Strangelove: or how I learned to stop worrying and love the bomb (1964; Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba) di Stanley Kubrick, e il truffatore di mezza tacca in The flim-flam man (1967; Carta che vince, carta che perde) di Irvin Kershner. Ritornò al dramma con Patton, in cui, con un'interpretazione di notevole forza espressiva e ricca di sfumature, disegnò il controverso generale statunitense come un uomo lacerato dalle contraddizioni, arrogante ed egocentrico ma anche solitario e tormentato. Negli anni immediatamente successivi, sempre in ruoli da protagonista, alternò le commedie come The hospital (1971; Anche i dottori ce l'hanno) di Arthur Hiller, che gli valse nel 1972 un'altra nomination, ai drammi come The new centurions (1972; I nuovi centurioni) di Richard Fleischer.
Si cimentò anche con la regia, dirigendo e interpretando Rage (1972; La notte del furore), storia di un padre che, dopo la morte del figlio causata da un gas letale prodotto in un laboratorio segreto dell'esercito, si lancia in un'atroce vendetta, e The savage is loose (1974), ispirato alle avventure di Robinson Crusoe, la cui morale viene però sarcasticamente rovesciata. La delusione per la tiepida accoglienza ricevuta lo spinse ad allontanarsi progressivamente dal cinema. Offrì però ancora due straordinarie interpretazioni: nel genere comico con Movie movie (1978; Il boxeur e la ballerina) di Stanley Donen, in cui con ironia sottile e venata di malinconia fece la parodia di due filoni del vecchio cinema hollywoodiano, quello sulla boxe e quello musicale; nel genere drammatico con Hardcore (1979) di Paul Schrader, straziante vicenda di un 'americano qualunque' che cerca di strappare la figlia al mondo della pornografia. Diede la sua ultima prova da protagonista nel poco convincente thriller fantapolitico The formula (1980; La formula) di John G. Avildsen. In seguito le sue apparizioni si fecero rare e in ruoli sempre più marginali.
M. Cronin, George C. Scott: tempering a terrible fire, New York 1971; W.A. Harbinson, George C. Scott: the man, the actor, the legend, New York 1977.