LAUER, Georg
Originario di Würzburg, nacque probabilmente nella prima metà del XV secolo.
La prima indicazione della sua presenza nel mondo della tipografia romana è data dalla sottoscrizione in versi del confessionale "Defecerunt" di Antonino Pierozzi del febbraio 1472 (Indice generale degli incunaboli [=IGI], 621):"Qui me scribebat Ge. Lauer nomen habebat". È opinione comunemente accettata dagli studiosi che egli debba essere identificato con il tipografo che lavorava nel convento di S. Eusebio negli anni 1470 e 1471: la somiglianza del carattere romano di questo primo periodo con altri da lui impiegati in seguito e la circostanza che il correttore del confessionale fu un frate Celestino "sancto in Eusebio degentem Coenobio" sembrano collegare inequivocabilmente il L. a questa tipografia conventuale. Altro elemento da notare è il fatto che Oliviero Carafa, suo protettore, fu cardinale del titolo di S. Eusebio dal settembre 1470. La prima edizione datata completata nel convento, le Homiliae super Iohannem di s. Giovanni Crisostomo (IGI, 5201), risulta infatti essere stata terminata il 29 ott. 1470, e almeno altri sei libri furono stampati con lo stesso carattere romano.
Il L. era un ecclesiastico e questo è sufficiente a spiegare che la sua tipografia avesse sede nel convento di S. Eusebio, anche se non è possibile determinare se fosse stato ingaggiato dai frati per dirigere una loro tipografia o svolgesse, sin dall'inizio, un'attività indipendente. L'uso di un nuovo carattere romano nell'Antonino del febbraio 1472 sembra segnare il suo distacco dalla tipografia conventuale, ma tale edizione era stata preceduta da almeno altre due nelle quali era stato usato lo stesso materiale tipografico: l'Eutropio (IGI, 3768) del 20 maggio 1471 e il Petrarca, Canzoniere e Trionfi, del 10 luglio 1471 (IGI, 7518), che risulta anche essere l'unica opera in volgare stampata dal L. nel corso della sua decennale attività.
La sua produzione nel biennio 1471-72 non si discosta da quella delle altre tipografie romane: presenta circa una metà di testi di autori classici, in minor misura di umanisti, circa un terzo di opere teologiche o liturgiche e, in senso lato, religiose; tra le prime i Dialogi di Luciano (IGI, 5835) e l'editio princeps di Eutropio già citata; tra le seconde, oltre quelle già ricordate, l'Epistola de gubernatione rei familiaris di s. Bernardo (Gesamtkatalog der Wiegendruke, n. 3963) e le Quaestiones quodlibetales di s. Tommaso d'Aquino (IGI, 9563).
La crisi che negli anni 1472-73 investì le tipografie romane - causata dalla superproduzione di testi classici, rimasti molto spesso invenduti - non colse impreparato il L., che riuscì a fronteggiarla con un'accorta correzione di rotta: si associò con un altro tipografo tedesco, Leonhard Pflugel, che dovette assicurargli il necessario apporto finanziario e l'indispensabile conoscenza di un diverso settore del mercato e passò a una copiosa produzione di testi di diritto, pur senza abbandonare del tutto la stampa dei classici, come il Terenzio (IGI, 9410) e le Elegiae di Tibullo del 18 luglio 1475 (IGI, 9660), stampate per Giovanni Tibullo Amidani.
Nel biennio 1472-73, ancora in parte condizionato dalla produzione precedente, la percentuale di libri di diritto era superiore alla metà contro ancora più di un terzo di classici e meno di un decimo di testi "religiosi", ma la produzione di opere giuridiche aumentò significativamente negli anni seguenti.
La stampa di questo genere di testi presupponeva la buona conoscenza di un mercato piuttosto particolare ed esclusivo e imponeva investimenti cospicui per carta, tempo, lavoro e materiali di stampa; per i testi di diritto il L. si procurò due nuove serie di caratteri, un gotico e un romano, quasi sempre usati contestualmente nella stessa edizione, che andarono ad accrescere la sua cospicua dotazione, complessivamente di 14 caratteri: 9 romani, 3 gotici e 2 greci, un numero superiore a quello di qualsiasi altro tipografo attivo a Roma nel Quattrocento.
La collaborazione con Pflugel, iniziata con le Constitutiones Clementinae del 15 giugno 1472 (IGI, 3016), proseguì fino alla fine del 1473 con cinque edizioni datate e sottoscritte, alle quali certamente alcune altre se ne dovranno aggiungere senza note di stampa. La collaborazione fra i due soci ebbe termine prima del completamento dello Speculum iudiciale di Guillaume Durand (IGI, 3651) del 15 marzo 1474, perché le parti III e IV di tale opera appaiono sottoscritte dal solo L., che il 5 novembre dello stesso anno completava le Decretales di Gregorio IX (IGI, 4453). Il cambiamento della struttura aziendale non modificò l'indirizzo editoriale e la strategia commerciale, che restarono orientati essenzialmente verso la produzione di testi di diritto, per cui la tipografia divenne la più importante tra quelle attive a Roma.
Dal 1472 al 1481 il L. stampò ben 24 incunaboli di contenuto giuridico su un totale di 45 e nel quadriennio 1472-76 pubblicò tutti i testi del diritto canonico, ai quali si aggiunse il commento di Niccolò de' Tedeschi ai libri IV e V delle Decretali (28 apr. 1475; IGI, 9838) ripubblicato nella poderosa edizione del 1480 (IGI, 9752, 9777, 9794, 9826, 9843) completo della Lectura degli altri volumi: 2344 pagine in folio che permettono di valutare le dimensioni più che ragguardevoli della produzione tipografica.
Parziale eccezione alla specializzazione della tipografia fu la stampa del secondo volume dell'edizione delle Epistolae di s. Girolamo (IGI, 4738) con lo stesso carattere impiegato per primo da Arnold Pannartz, morto prima di poter completare la pubblicazione.
Collaboratore frequente del L. con funzioni di correttore nella pubblicazione di opere giuridiche fu Giovanni Luigi Toscano - che lavorò anche per altri stampatori romani come G. Sachsel e B. Golsch e finanziò edizioni di J. Gensberg -, correttore di alcune sue importanti pubblicazioni come il Codex del 1478 (IGI, 5431) e le due edizioni del Rationale divinorum officiorum di Guillaume Durand (IGI, 3623 e 3624) pubblicate nel 1477 a pochi mesi di distanza l'una dall'altra, evidentemente con notevole successo commerciale. Si valse della tipografia anche Pomponio Leto per la pubblicazione di alcuni testi classici da lui corretti (fra gli altri l'editio princeps del De lingua Latina di Varrone [IGI, 10117] e la seconda edizione del De verborum significatione di Festo [IGI, 3848]) e che espresse poi il suo apprezzamento per il L. in una lettera a Biondo Flavio definendolo "fidelissimus librorum impressor" (cfr. De Gregori).
Il L. continuò la sua attività fino al 1481: l'ultima edizione che egli sottoscrisse, e che quindi gli può essere attribuita con certezza, è il Repertorium iuris utriusque di Giovanni Bertachini del 5 aprile (IGI, 1608).
Nulla autorizza a ritenere che il L. vada identificato con il "Georgius Teutonicus" che sottoscrisse il 24 luglio 1481 un'Oratio in Senatu Venetiarum pronunciata da Joan Margarit (IGI, 6174) e poi, con Sixtus Riessinger, la Christomantia del 3 dic. 1481 (IGI, 2766): "per Sixtum et Georgium Alemanos".
Non è nota la data della sua morte, da collocare comunque dopo il 1481.
Fonti e Bibl.: Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, IV, London 1916, pp. XII, 35-42; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Auslande, München 1924, pp. 64, 78-80; L. De Gregori, La stampa a Roma nel sec. XV, Roma 1933, p. 19; F. Geldner, Die deutschen Inkunabeldrucker. Ein Handbuch der deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts nach Druckorten, II, Stuttgart 1970, pp. 46 s.; C.W. Maas, German printers and German community in Renaissance Rome, in The Library, s. 5, XXXI (1976), p. 121; R. Alhaique Pettinelli, Elementi culturali e fattori socioeconomici della produzione libraria a Roma nel '400, in Letteratura e critica. Studi in onore di Natalino Sapegno, a cura di W. Binni et al., III, Roma 1976, pp. 115, 134 s.; Materiali e ipotesi per la stampa a Roma, in Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento. Aspetti e problemi. Atti del Seminario… 1979, a cura di C. Bianca et al., Città del Vaticano 1980, pp. 213-244; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d'Italia, ad indicem.