geomorfologia
La scienza che studia l'evoluzione del rilievo terrestre
La geomorfologia si occupa dei processi che producono il modellamento della superficie terrestre. L'erosione scolpisce le forme dei singoli rilievi e insieme al trasporto e alla deposizione dei detriti caratterizza la morfologia di intere regioni. Anche l'uomo è parte attiva nella trasformazione del territorio, in alcuni casi con esiti rischiosi per la sua stessa incolumità
Montagne e colline, valli, coste alte e rocciose, litorali sabbiosi o ciottolosi: il volto della Terra assume aspetti molto variabili e mutevoli nel tempo. A differenza della geodesia, che si occupa della forma del Pianeta nel suo complesso, e della geologia, che si interessa prevalentemente dei fenomeni che presiedono alla formazione delle strutture su grande scala della crosta terrestre (continenti, crosta oceanica, catene montuose), la geomorfologia studia le forme del rilievo e la loro evoluzione: un continuo gioco di equilibrio tra forze endogene ‒ che si originano cioè all'interno della Terra ‒ e forze esogene ‒ che sono alimentate dall'energia che il Sole invia costantemente sulla superficie terrestre. Gli agenti esogeni ‒ vale a dire acque correnti superficiali, mare, vento, ghiacciai ‒ sono i veicoli del modellamento in superficie. Essi generano nuove forme di rilievo esercitando le azioni di erosione degli affioramenti rocciosi originari (cascate; carsismo) e di trasporto e deposizione dei frammenti disgregati (per esempio, le dune del deserto). Tuttavia, nei lunghi tempi geologici il risultato di questo incessante lavorio sarebbe lo spianamento di tutti i rilievi, se non intervenissero le forze endogene. Queste ultime, infatti, provocando il sollevamento delle montagne, le eruzioni vulcaniche, l'innalzamento o l'abbassamento di terre emerse e aree marine, concorrono all'opera degli agenti esogeni producendo nuove forme rocciose superficiali. Anche l'azione dell'uomo, che sempre di più sfrutta il territorio, può modificare in modo significativo la morfologia del rilievo: per esempio, durante l'esercizio di alcune attività minerarie sono smantellate intere colline (giacimenti minerari).
Tra gli obiettivi della geomorfologia vi è quello di ricostruire la storia delle singole parti del territorio. Si studiano i fenomeni superficiali di degradazione delle rocce ‒ sia fisica (come il termoclastismo, cioè la disgregazione provocata dalle variazioni di temperatura) sia chimica (come la dissoluzione delle rocce carbonatiche) ‒, i condizionamenti climatici sull'azione modellatrice, i meccanismi di erosione, trasporto e deposito (diversi e caratteristici per ogni agente esogeno).
Per esempio, si possono ripercorrere le fasi che conducono alla formazione dei delta fluviali: quando un corso d'acqua sfocia in mare (o in un lago), i detriti di piccolo taglio trasportati dal flusso delle acque del fiume si depositano, stratificandosi in modo irregolare. Dall'analisi delle dimensioni dei granuli appartenenti ai vari livelli dell'area del delta (così chiamato perché spesso ricorda nella forma appunto la lettera greca maiuscola delta, Δ), si risale alle variazioni di portata del fiume che lo alimenta.
Lo studio delle forme del rilievo esteso ad ampi territori consente inoltre d'individuare le diverse età del paesaggio. In un ciclo di erosione di grande estensione, come per esempio quello di un fiume, le forme che corrispondono allo stadio di giovinezza (gole, valli strette e profonde, creste aguzze) vengono progressivamente trasformate in quelle dello stadio di vecchiaia (valli larghissime con rari dossi dai dolci versanti). Può accadere che il ciclo venga interrotto da un ringiovanimento (un nuovo sollevamento regionale). Se questo avviene lentamente e per periodi molto lunghi, si possono realizzare morfologie spettacolari come quelle dei canyon americani.
La geomorfologia ha anche importanti applicazioni nel campo della prevenzione del rischio ambientale, come nei casi di instabilità dei versanti (rischio di frane), di desertificazione e di erosione accelerata.