GEOLOGIA (XVI, p. 619)
Tra i numerosi contributi, che negli ultimi anni hanno reso possibile una migliore impostazione dei problemi generali della geologia, alcuni sono derivati dall'approfondirsi e dall'estendersi delle ricerche e delle conoscenze strettamente connesse con l'osservazione geologica, altri sono derivati dal progresso avvenuto in campi di ricerca affini. Tra i primi sono da ricordare per la loro importanza i contributi riguardanti l'orogenesi.
Lo studio delle strutture corrugate in alcune regioni, approfondito nei suoi aspetti dinamici, ha portato a considerare sotto punti di vista nuovi l'influenza della gravità come causa di dislocazioni tettoniche nelle masse rocciose. Tutte le rocce, anche quelle che secondo l'osservazione comune sono le più rigide, posseggono un certo grado di plasticità; perché questa proprietà possa manifestarsi con deformazioni apprezzabili sono richiesti tempi più o meno lunghi, ma quasi sempre di ordine di grandezza geologico. Tuttavia deformazioni su vasta scala possono aver luogo, tenendo conto del fattore tempo, anche per pressioni relativamente poco intense, come quelle determinate dalla gravità. Sulla base di questo principio, è possibile interpretare come scivolamenti gravitativi, o addirittura come colamenti, grandi strutture (ricoprimenti e denudamenti tettonici) che in passato riuscivano sotto certi aspetti inesplicabili. Con ciò s'intravede la possibilità di considerare nel meccanismo dell'orogenesi due momenti diversi: un'orogenesi primaria, cioè una creazione di nuovi dislivelli sulla crosta terrestre ad opera di fattori termodinamici interni, e un'orogenesi susseguente regolata almeno in parte da altri fattori, tra i quali la gravità, attraverso la plasticità delle rocce, la tendenza al raggiungimento dell'equilibrio isostatico ed altri ancora. Per lo studio di una orogenesi primaria così intesa, molti elementi sono stati forniti dalla geofisica; preminenti in questo campo sono le nuove conoscenze sulla distribuzione degli elementi radioattivi. Considerando le diverse quantità di calore da essi prodotto e la diversa diatermicità dei varî involucri della Terra, si sono ulteriormente perfezionate teorie che portano ad ammettere l'esistenza di cicli di fusione e di consolidamento in masse rocciose profonde, i quali determinerebbero i periodi orogenetici e spiegherebbero i rapporti tra orogenesi, vulcanismo e plutonismo.
Notevolissimi sono pure i contributi della sismologia (v. in questa App.): essa ha rivelato superfici di discontinuità nel comportamento delle onde sismiche all'interno del globo, che sono interpretabili geologicamente e che costituiscono conoscenze fondamentali per ogni ipotesi sulle caratteristiche dei complessi rocciosi profondi, sulla costituzione delle regioni oceaniche, sulla profondità possibile dei processi tettonici.
Le recenti conquiste della petrologia e della geochimica hanno aperto nuovi orizzonti per lo studio del vulcanismo e del plutonismo, e forniscono nuovi elementi per più concrete ipotesi sull'evoluzione pregeologica della Terra; i graniti, costituenti fondamentali delle masse continentali, risultano estranei alla primitiva crosta magmatica del globo, ma derivano da magmi rigenerati (migmi) attraverso cicli sedimentarî e metamorfici.
I progrediti studî e le più precise conoscenze acquisite dalla paleontologia hanno fornito sempre più perfezionati mezzi alla ricerca stratigrafica, cioè alla conoscenza dell'età delle varie formazioni sedimentarie e all'interpretazione degli ambienti paleogeografici relativi. In un campo più generale si può affermare che i più recenti studî paleontologici, intesi a indagare l'evoluzione degli organismi e la storia della loro distribuzione geografica nel passato, rappresentano una documentazione sempre più completa a favore della teoria della migrazione dei continenti, che già anche nel campo della geofisica ha negli ultimi anni guadagnato terreno.
Anche il problema delle variazioni dei climi ha ricevuto negli ultimi anni impulsi notevoli. Esso presenta due aspetti: i grandi mutamenti connessi con gli spostamenti delle fasce climatiche della Terra (migrazione dei poli) e le più modeste oscillazioni climatiche del quaternario, il cui studio ha suscitato interesse particolarmente profondo, anche perché vi è connesso il problema della causa delle espansioni glaciali. Di grande importanza in questo campo è lo studio astronomico-geofisico delle variazioni climatiche degli ultimi 600.000 anni (M. Milankovitch), che permette di datare in millenni gli avvenimenti geologici dell'era quaternaria.
Bibl.: W. Köppen e A. Wegener, Die Klimate der geologischen Vorzeit, Berlino 1924; id., Ergänzungen, 1940; M. Milankovitch, Astronomische Mittel zur Erforschung der erdegeschichtlichen Klimate, Berlino 1938; M. Gignoux, Quelques réflexions sur des théories tectoniques récentes, Grenoble 1942.