geografia visuale
geografìa visuale locuz. sost. f. – Esiste attualmente un continuum di posizioni a proposito della g. v. le cui estremità potrebbero essere così sintetizzate: per alcuni si tratta di un’attenzione specifica (ma non esclusiva) all’utilizzo di tutti i supporti visivi, con l’obiettivo di cogliere nuove informazioni sulla realtà geografica e sul rapporto tra individui, gruppi, società e territorio (i supporti visivi in questione comprendono da una parte le immagini fisse, quali disegni, fotografie o qualsiasi elaborato grafico, e dall’altra le immagini in movimento, quali film cinematografici, serie televisive, spot pubblicitari, ecc.); per altri invece si tratta di un nuovo movimento geografico che integra completamente la dimensione visuale, in tutte le sue espressioni, nella costruzione del suo oggetto di ricerca. Da sempre gli studi geografici sono stati accompagnati da documenti visuali, talvolta come fonte da interpretare, talvolta come risultato scientifico (e prodotto sociale). In questa oscillazione permanente tra disegno o scrittura del mondo, la geografia ha sovente avuto rapporti privilegiati con tutto ciò che sollecitava la visione (o che vi era legato). Questo suo interesse fondamentale si è manifestato in una prospettiva evolutiva sia dal punto di vista della descrizione e dell’interpretazione, sia dal punto di vista strumentale e divulgativo. Le primissime immagini geografiche sono state le carte ma anche, ovviamente, le pitture (rappresentazioni di paesaggi rurali, urbani, industriali, litorali, reali, inventati, ecc.). In questo senso, il 18° sec. ha visto l’introduzione dell’immagine in rilievo sulle carte (utilizzo del tratteggio ombreggiato), così come il 19° sec. ha visto la comparsa prima dell’incisione e poi della fotografia, per poi proseguire con la cartografia tematica a colori, quella in tre dimensioni, fino ad arrivare negli ultimi decenni all’era dell’immagine animata, interattiva o puramente virtuale. Tuttavia la peculiarità degli ultimi anni, indipendentemente dal livello di adesione alla g. v., è che i geografi hanno sempre più dovuto far fronte alla moltiplicazione delle immagini e alla varietà dei loro supporti e provenienze (giornali, televisioni, Internet, ecc.). Questa profusione di stimoli visivi ha necessariamente offerto altre opportunità scientifiche per osservare, per interagire e soprattutto per comprendere la realtà. Secondo l’impostazione metodologica scelta da chi pratica la g. v., in taluni casi si ricorre all’immagine fissa o in movimento come via supplementare alla comprensione della costruzione territoriale e della relativa organizzazione sociale, in altri casi si studia quanto la sfera visuale stessa partecipi alla costruzione della realtà geografica o, in altre parole, si analizza la dimensione performativa delle immagini (per es., come un film o un manifesto pubblicitario inducono una frequentazione turistica e quindi una riorganizzazione di determinati luoghi).