geografia emozionale
geografìa emozionale locuz. sost. f. – Approccio di studio geografico che analizza territori e paesaggi non sulla base degli elementi fisici o sociali oggettivi, ma fondandosi sulla percezione, soggettiva ed emotiva, che di essi hanno gli individui e le collettività che ne fruiscono stabilmente (residenti) o temporaneamente (viaggiatori). L’interesse si concentra sulle emozioni che possono essere definite geografiche, cioè che sorgono, più o meno direttamente, in dipendenza da motivazioni territoriali. Nel connotare territori e paesaggi di valenza spirituale agiscono essenzialmente due componenti: quella naturale, cioè gli elementi fisici, biologici, astronomici più caratteristici del luogo, e quella umana, con il suo corredo di tradizioni, cultura, religione, organizzazione sociale e, soprattutto, storia. Proprio come monumento dell’agire umano il luogo diviene un territorio emotivo, ancor più allorché sia stato oggetto di elaborazione artistica, letteraria, figurativa o musicale. La g. e. intende caratterizzarsi come disciplina scientifica a partire dal presupposto che il 'sentire' sprigionato dai luoghi rappresenti un aspetto caratterizzante del territorio da comprendere e studiare onde restituire un’immagine di esso il più possibile completa. E questo poiché le emozioni, oltrepassando i confini dell’individuo, vanno a sedimentarsi nella coscienza collettiva, divengono patrimonio culturale, visione del mondo, ideologia, civiltà, identità, e assumono un ruolo profondamente sociale (poiché agendo sugli individui agiscono anche sui luoghi). Da esse non si può prescindere per comprendere, prevedere e indirizzare le azioni dell’umanità, e attraverso esse sono regolati i sistemi di rappresentazione della comunità stessa come del territorio in cui abita. La g. e., che si suole far risalire all’Atlante delle emozioni di Giuliana Bruno (2002), prende le mosse dal mutamento di prospettiva indotto dalla geografia della percezione, sulla spinta dell’epistemologia filosofico-psicologica che ha spostato l’attenzione sulla soggettività dell’esperienza e della conoscenza quale componente di pari importanza rispetto alla tradizionale scienza positivista e razionalista; su questa linea essa intende ristabilire l’equilibrio tra indagine intellettuale e affettiva, nella convinzione che entrambe concorrano a creare una conoscenza scientifica capace di indagare l’esistenza umana e le sue manifestazioni nel territorio e sul territorio con sufficiente completezza e profondità.