geografia del consumo
geografìa del consumo locuz. sost. f. – La geografia del consumo, ancor più di quella del commercio (v. ), ha sperimentato la transizione da campo sottostimato a oggetto di crescente interesse della ricerca geografica. Entrambe le discipline condividono, nel loro sviluppo attuale, l’integrazione tra elementi di natura economica, culturale e sociale. Le difficoltà di raccolta ed elaborazione delle informazioni, generate dalla dispersione delle unità di consumo, sono oggi in parte arginate da una crescente attenzione verso le metodologie qualitative. All’affermazione della geografia del consumo ha contribuito anche la proliferazione di alcuni luoghi del consumo, come per es. gli shopping malls, che hanno catalizzato l’attenzione dei geografi. Il geografo brasiliano Milton Santos, sottolineando la centralità che il consumo riveste nelle pratiche personali degli individui, già negli anni Ottanta del 20° sec. propose un’analisi del mall come cattedrale contemporanea. Questi luoghi del consumo, insieme alle aree centrali delle città in via di , hanno rappresentato l’oggetto iniziale dell’analisi geografica. Successivamente l’attenzione si è spostata dai luoghi agli stili di vita, ai valori culturali, alle nuove pratiche ed esperienze legate al consumo. Questo spostamento è stato efficacemente sintetizzato dal geografo portoghese H. Cachinho, che ha individuato tre grandi filoni di ricerca: gli studi sul consumo associati alla forma, alle funzioni e al significato dell’ambiente costruito per il commercio al dettaglio; quelli volti ad approfondire la dialettica attraverso la quale gli oggetti di consumo producono nuove soggettività; e, infine, gli studi centrati sulle modalità attraverso le quali i nuovi spazi del consumo forgiano le identità dei consumatori. Sviluppi interessanti della disciplina sono maturati, nell’ultimo decennio, nell’alveo della geografia portoghese, spagnola e brasiliana, che hanno prodotto avanzamenti nella ricerca rispettivamente attraverso i lavori, tra gli altri, di T. Barata Salgueiro, C. Carreras e S.M. Pintaudi. La maturità degli studi è inoltre testimoniata, nella geografia di lingua anglosassone, dai primi manuali sulla geografia del consumo (J. Mansvelt) e sul suo rapporto con la città (M. Jayne). Negli ultimi anni la geografia del consumo si è soffermata inoltre sulle trasformazioni che il consumo del tempo e il tempo del consumo producono, in particolar modo a scala urbana. In tal senso appare importante il nuovo ruolo assunto dai tempi della vita quotidiana nello strutturare i luoghi del consumo. Altrettanto importante appare la tensione tra uniformità ed eterogeneità che si produce nei luoghi del consumo e che rispecchia la dialettica globale/locale. Tale dialettica si sviluppa, a scala urbana, non solo nei luoghi più analizzati (strade commerciali, shopping malls, factory outlet centers), ma anche nei meno studiati spazi dei mercati e dell’ambulantato.